Nella ricerca sulle tipologie edilizie il ruolo metaprogettuale del rilievo è la base di partenza che definisce il supporto conoscitivo, geometricamente corretto, per la costruzione del modello digitale. La tecnica del rilievo del progetto organizzata su eidotipi, che utilizza analisi ambientali, fonti bibliografiche e documentali, determina nei vari rapporti di scala, i dati metrici e dimensionali, le regole spaziali e i criteri interpretativi da utilizzare. L’azione di misura stabilisce l’impostazione che completa il reticolo spaziale, in modo da trovare una soluzione per le situazioni critiche ed individuare la struttura dell’immagine architettonica per descriverne ogni parte. E’ un percorso di lettura con una forte valenza creativa finalizzata all’interpretazione progettuale: il risultato è in funzione delle qualità descrittive delle fonti e dei documenti ed è comunque diverso dalla realtà realizzata costruttivamente. Per realizzare il rilievo del progetto si deve, in pratica, operare come se si dovesse compiere un normale rilievo. Si deve, quindi, seguire una serie di passaggi fondamentali utili e necessari per valutare la presenza di: 1) un rapporto di scala, adatto ad identificare dimensionalmente la realizzazione; 2) uno o più piani di riferimento, necessari per ricostruire le situazioni altimetriche identificative dei piani di sezione orizzontali e verticali e delle loro relazioni; 3) uno spessore strutturale dimensionabile, indotto anche dal tipo di tecnica di rappresentazione grafica utilizzata nella fonte documentale per disegnare la linea di sezione; 4) elementi formali (impianto, sviluppo) e fattori proporzionali (rapporto alzata/pedata, numero dei gradini), necessari per definire i sistemi di collegamento verticale; 5) una logica descrittiva nel dettaglio architettonico, rilevabile anche da immagini fotografiche dell’eseguito (es. i sistemi di chiusura esterna); 6) elementi descrittivi sufficienti per rappresentare l’area di pertinenza e le situazioni di relazione/aggregazione nel contesto ambientale e urbano; 7) fattori qualitativi idonei a descrivere le caratteristiche materiche e cromatiche delle superfici; 8) una morfologia del sistema di copertura coerente con l’impianto planimetrico. Se da un lato la restituzione dei dati acquisiti è indirizzata alla realizzazione di supporti conoscitivi omogenei e confrontabili (inserimento ambientale e planimetrico nel tessuto urbano in scala 1:200 e 1:500, proiezioni ortogonali per una riproduzione in scala 1:50; modelli tridimensionali con un dettaglio finalizzato ad una visualizzazione in scala 1:100 e 1:50) dall’altro un grande sforzo è impiegato nell’integrare criticamente i dati acquisiti. Definire un modello tridimensionale architettonico significa possedere un supporto che stimola l’interpretazione. In effetti le applicazioni più interessanti della ricerca per il controllo del progetto non sono quelle che puntano esclusivamente a definire un’immagine fotorealistica (anche in un rapporto con la contestualizzazione ambientale) o a dimostrare le potenzialità della funzionalità distributiva (persino nel grado di arredabilità degli ambienti interni a seconda del tipo di destinazione d’uso) ma le modalità di comunicazione rivolte ad interpretare il modello abitativo sul versante di analisi integrate. Il modello 3D può essere il supporto per descrivere dei processi aggregativi (soprattutto anche nell’uso dei filmati, visibili nei siti web) sia sul piano morfogenetico, che su quello urbano e tipologico) o per definire schematiche e selettive strutture tridimensionali: livelli funzionali, trama compositiva (in pianta e in elevato), impianto costruttivo. A volte l’effetto di decontestualizzazione generata da un’immagine può mettere in risalto il ruolo del frammento urbano, i gradi di ibridazione o di astrazione concettuale che sono da stimolo per la progettazione tecnologica e morfologica, ad esempio, dell’involucro o di un sistema di collegamento verticale. Un altro aspetto interessante riguarda la possibilità di far rigenerare il modello digitale in una condizione fisica plastica: il modello si tramuta in una maquette da posizionare sul tavolo da disegno o sul proprio foglio di progetto mentre i materiali mimano la smontabilità costruttiva e la funzione comunicativa della balsa o dei legni da modellismo. Anche la luce, come l’ombra, possono diventare oggetto di una potente volontaria e finalizzata alterazione visiva finalizzata a valorizzare i materiali per determinare aspetti cromatici ma anche caratteri superficiali e di profondità con diversi risultati grafico-rappresentativi distribuiti sul volume architettonico.
Catalogazione del materiale raccolto all’intero dei quattro CD-ROM. La rappresentazione del progetto in quaranta casi applicativi
BALZANI, Marcello;TONELLI, Gabriele
2006
Abstract
Nella ricerca sulle tipologie edilizie il ruolo metaprogettuale del rilievo è la base di partenza che definisce il supporto conoscitivo, geometricamente corretto, per la costruzione del modello digitale. La tecnica del rilievo del progetto organizzata su eidotipi, che utilizza analisi ambientali, fonti bibliografiche e documentali, determina nei vari rapporti di scala, i dati metrici e dimensionali, le regole spaziali e i criteri interpretativi da utilizzare. L’azione di misura stabilisce l’impostazione che completa il reticolo spaziale, in modo da trovare una soluzione per le situazioni critiche ed individuare la struttura dell’immagine architettonica per descriverne ogni parte. E’ un percorso di lettura con una forte valenza creativa finalizzata all’interpretazione progettuale: il risultato è in funzione delle qualità descrittive delle fonti e dei documenti ed è comunque diverso dalla realtà realizzata costruttivamente. Per realizzare il rilievo del progetto si deve, in pratica, operare come se si dovesse compiere un normale rilievo. Si deve, quindi, seguire una serie di passaggi fondamentali utili e necessari per valutare la presenza di: 1) un rapporto di scala, adatto ad identificare dimensionalmente la realizzazione; 2) uno o più piani di riferimento, necessari per ricostruire le situazioni altimetriche identificative dei piani di sezione orizzontali e verticali e delle loro relazioni; 3) uno spessore strutturale dimensionabile, indotto anche dal tipo di tecnica di rappresentazione grafica utilizzata nella fonte documentale per disegnare la linea di sezione; 4) elementi formali (impianto, sviluppo) e fattori proporzionali (rapporto alzata/pedata, numero dei gradini), necessari per definire i sistemi di collegamento verticale; 5) una logica descrittiva nel dettaglio architettonico, rilevabile anche da immagini fotografiche dell’eseguito (es. i sistemi di chiusura esterna); 6) elementi descrittivi sufficienti per rappresentare l’area di pertinenza e le situazioni di relazione/aggregazione nel contesto ambientale e urbano; 7) fattori qualitativi idonei a descrivere le caratteristiche materiche e cromatiche delle superfici; 8) una morfologia del sistema di copertura coerente con l’impianto planimetrico. Se da un lato la restituzione dei dati acquisiti è indirizzata alla realizzazione di supporti conoscitivi omogenei e confrontabili (inserimento ambientale e planimetrico nel tessuto urbano in scala 1:200 e 1:500, proiezioni ortogonali per una riproduzione in scala 1:50; modelli tridimensionali con un dettaglio finalizzato ad una visualizzazione in scala 1:100 e 1:50) dall’altro un grande sforzo è impiegato nell’integrare criticamente i dati acquisiti. Definire un modello tridimensionale architettonico significa possedere un supporto che stimola l’interpretazione. In effetti le applicazioni più interessanti della ricerca per il controllo del progetto non sono quelle che puntano esclusivamente a definire un’immagine fotorealistica (anche in un rapporto con la contestualizzazione ambientale) o a dimostrare le potenzialità della funzionalità distributiva (persino nel grado di arredabilità degli ambienti interni a seconda del tipo di destinazione d’uso) ma le modalità di comunicazione rivolte ad interpretare il modello abitativo sul versante di analisi integrate. Il modello 3D può essere il supporto per descrivere dei processi aggregativi (soprattutto anche nell’uso dei filmati, visibili nei siti web) sia sul piano morfogenetico, che su quello urbano e tipologico) o per definire schematiche e selettive strutture tridimensionali: livelli funzionali, trama compositiva (in pianta e in elevato), impianto costruttivo. A volte l’effetto di decontestualizzazione generata da un’immagine può mettere in risalto il ruolo del frammento urbano, i gradi di ibridazione o di astrazione concettuale che sono da stimolo per la progettazione tecnologica e morfologica, ad esempio, dell’involucro o di un sistema di collegamento verticale. Un altro aspetto interessante riguarda la possibilità di far rigenerare il modello digitale in una condizione fisica plastica: il modello si tramuta in una maquette da posizionare sul tavolo da disegno o sul proprio foglio di progetto mentre i materiali mimano la smontabilità costruttiva e la funzione comunicativa della balsa o dei legni da modellismo. Anche la luce, come l’ombra, possono diventare oggetto di una potente volontaria e finalizzata alterazione visiva finalizzata a valorizzare i materiali per determinare aspetti cromatici ma anche caratteri superficiali e di profondità con diversi risultati grafico-rappresentativi distribuiti sul volume architettonico.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.