Se l’essere umano, nella sua qualità di pianta infestante del pianeta è riuscito da decine di migliaia di anni ad adattarsi e a fare della propria idea di habitat (ideologica quanto scientifica) uno strumento per prosperare e per difendersi dall’estinzione, è anche probabilmente vero che il costo delittuoso dello sviluppo si misura oggi nella ampia presenza di relitti che, come in un’incomprensibile discarica illegale a cielo aperto, propone minacciosamente l’immagine del fallimento. A volte le rovine sono i brandelli di una civiltà che non ha compreso che si avvicinava al tracollo, altre volte (immerse nel quotidiano ambiente urbano) sono i simulacri di un’incosciente quanto ottusa idea di funzionalismo tecnologico. Probabilmente nella frenetica esplosione produttiva e consumistica, che sembra contaminare ogni regione, è interessante notare come i fattori conoscitivi, di reale coscienza del conoscere in una prospettiva storica capace di porsi criticamente d fronte alla valutazione degli errori del proprio passato per offrire quell’immagine di saggezza tanto cara fino a qualche secolo fa, risultino molto scarsi. In effetti, cercando un’analogia alimentare, che forse appare molto più efficace di altre per la costante aderenza alla sfera dei desideri (soddisfatti o insoddisfatti ma altrettanto latenti e ansiogeni), il tema della scelta degli ingredienti (vedi Rykwert), anche nel controllo della filiera produttiva, dell’elaborazione del cibo per un possibile impiattamento, e soprattutto della comprensione e della valutazione di quanto il modello alimentare risponda all’esigenze del nostro corpo in un’ottica di sviluppo (se si è piccoli e giovani), di mantenimento (se si è maturi) o di argine al degrado (se si è anziani) può essere appropriata. Cattive abitudini (alimentari quanto costruttive) possono stratificare nel tempo danni irreparabili: sclerosi, artrosi, grassi eccedenti, scorie, operanti nella dissipazione energetica concessa per processi digestivi faticosi e inutili che invecchiano i tessuti del corpo come delle città e che rendono costoso il recupero di un corretto equilibro. Oggi la tendenza che cerca di abituare il consumatore ad utilizzare e a richiedere veritiere e verificate etichettature (sui cibi come sui componenti e i prodotti edilizi) per incentivare una coscienza comportamentale è un altro giunto analogico, che pone tuttavia alcune questioni importanti sia sulla logica del processo che sullo spettro del consolidamento di una specializzazione finalizzata ad ammiccare a nicchie di consumo per superdotati (di risorse economiche come di alfabetizzazione superiore). Alcuni aspetti invece sui cui sarebbe importante porre l’attenzione per delineare nuovi approcci e strumentazioni riguardano gli effetti della permanenza della transitorietà, di quella determinazione oggettiva che non trova riflesso nella “consequenzialità soggettiva delle azioni”. Una condizione da profugo (rispetto all’idea di luogo, di sicurezza, di autosufficienza, di fusione, di mescolanza, di precarietà, di paura dell’inadeguatezza) in cui è più semplice far breccia con immagini tradizionali per appetiti indotti. Ma forse è ancora presto per rendersi conto di quanto e di come il patrimonio transculturale che naviga tra i mezzi di comunicazione (come sui barconi della speranza) potrà un domani essere una risposta alla vulnerabilità e alla fragilità del nostro sistema (alimentare, costruttivo e sociale). Diversamente da quanto sembra accadere in parti del terzo mondo in via di caotico e inimmaginabile sviluppo il tentativo di misurare il reale con strumenti a scala accessibile e sostenibile appare seguire altri percorsi e la richiesta di comprensione che si pone alla nostre frontiere è in realtà uno stimolo importante per cercare di dare finalmente risposte sulle motivazione della crescita (quanto, come, perché crescere ancora). Quindi dato che la storia ricorda che rispetto a “certe condizioni generiche, le società umane si muoveranno comunque verso dimensioni più grandi, complessità ed esigenze ambientali” potrebbe essere interessante tornare a ragionare criticamente sul tipo di progresso che si tende di mettere in atto e sul quale si pone fiducia ed interesse. L’atteggiamento critico, che fa “riflettere e alzare pubblicamente la voce” (Rykwert) può essere innescato anche da un approccio al rilievo (inteso come atto di conoscenza e di progetto) e di analisi di quanto è avvenuto e sta avvenendo per avere una più raffinata, comprensibile e adatta strumentazione necessaria a compiere la scelta degli ingredienti. Rilevare e analizzare l’ambiente costruito. Sfogliando i lavori svolto in questi anni all’interno della didattica all’interno della Facoltà di Architettura di Ferrara e con il coinvolgimento (partecipanti, pubblicazioni, convegni di premiazione, mostre, conferenze) delle edizioni del Premio “Architettura Sostenibile” è possibile rendersi conto come risultino progressivamente presenti alcune strategie di percorso che, nella metodologia progettuale e nella logica di realizzazione, tendono a costituire l’ossatura di una coscienza sostenibile che, per consolidarsi, richiede una qualità e una sperimentalità applicativa. Gli ingredienti che servono per la produzione dei cibi ritrovano essenza e potenzialità alimentare in alcuni tratti ritornanti del progetto edilizio ed architettonico (trasversalmente all’ambito tematico e tipologico e quest’ultimo potrebbe essere un argomento su cui riflettere in futuro), che costituiscono interfacce interdisciplinari (tecnologie, urbanistiche, impiantistiche) ormai imprescindibilmente collegate per ottenere un livello prestazionale della realizzazione. Si potrebbe delineare la seguente sintesi, che tendono tutti inizialmente allo sviluppo di sistemi attivi complementari a quelli passivi per la produzione e il controllo dei consumi energetici: Forma e luce • forma regolare e compatta; • progetto dell’involucro; • progetto delle aperture (esposizione, rapporto interno-esterno); • progetto dello spazio esterno ed interesterno (serre, porticati, spazi verdi); • orientamento: rapporto con le relazioni energetico/espositive (irraggiamento solare), rapporto con il paesaggio (valenze percettive), rapporto con la distribuzione interna; • Illuminazione naturale: sistemi di apertura, di oscuramento e controllo interno ed esterno; Aria • ventilazione trasversale e raffrescamento naturale degli ambienti (anche con l’attivazione tramite sensori); • creazione di condotti sotterranei con funzioni di riciclaggio e raffrescamento; • creazione di camini solari anche per la ventilazione e di estrattori e aspiratori eolici; Materiali Fondamentalmente si tende ad invidiare sistemi e tecniche costruttive tradizionali (con l’impiego di materiali a basso coefficiente di conducibilità termica) integrate con dispositivi tecnologici innovativi: • recupero dei materiali esistenti: riconvertibilità; • recupero delle tradizioni costruttive con materiali di buona durabilità naturale; • preferenza per materiali a “bassoemissività”; • preferenza per materiali e costruzioni a secco; • preferenza per materiali costruttivi riciclabili dall’origine fin al loro futuro smaltimento; • preferenza per materiali per la realizzazione di “pareti captasole” per immagazzinare il calore nelle murature ad alta inerzia termica; • individuazione di materiali per la realizzazione di sistemi frangisole (mobili o statici). Impianti • riscaldamento alimentato a biomessa, pannelli radianti; • caldaie e generatori a condensazioni (che operano a temperature relativamente basse e consentono il recupero del calore latente di evaporazione dei fumi) ad alto rendimento e basse emissioni inquinanti,spesso collegate a pannelli solari; • tetti energetici indipendenti della costruzione per una maggiore efficienza (libertà di orientamento rispetto al fabbricato, implementazione, autoventilazione dell’impianto) ma con un maggiore impatto visivo; • raccolta delle acque meteoriche per il ricarico delle cassette dei wc, per l’irrigazione e l’innaffiatura delle aree verdi e per il lavaggio delle pavimentazioni esterne, delle automobili, ecc.; • smaltimento dei reflui con impianto di fitodepurazione. Potenziali etici e didattici dei progetti e delle realizzazioni • maggiore identificazione • supporto alla formazione • maggiore riconoscibilità • valorizzazione della cultura e della tradizione dei territori • valorizzazione della cultura ambientale e dell’ecosostenibilità.

Alimentarsi di conoscenza sostenibile. Rilevare e analizzare l’ambiente costruito per un’integrità architettonica ed urbana

BALZANI, Marcello
2008

Abstract

Se l’essere umano, nella sua qualità di pianta infestante del pianeta è riuscito da decine di migliaia di anni ad adattarsi e a fare della propria idea di habitat (ideologica quanto scientifica) uno strumento per prosperare e per difendersi dall’estinzione, è anche probabilmente vero che il costo delittuoso dello sviluppo si misura oggi nella ampia presenza di relitti che, come in un’incomprensibile discarica illegale a cielo aperto, propone minacciosamente l’immagine del fallimento. A volte le rovine sono i brandelli di una civiltà che non ha compreso che si avvicinava al tracollo, altre volte (immerse nel quotidiano ambiente urbano) sono i simulacri di un’incosciente quanto ottusa idea di funzionalismo tecnologico. Probabilmente nella frenetica esplosione produttiva e consumistica, che sembra contaminare ogni regione, è interessante notare come i fattori conoscitivi, di reale coscienza del conoscere in una prospettiva storica capace di porsi criticamente d fronte alla valutazione degli errori del proprio passato per offrire quell’immagine di saggezza tanto cara fino a qualche secolo fa, risultino molto scarsi. In effetti, cercando un’analogia alimentare, che forse appare molto più efficace di altre per la costante aderenza alla sfera dei desideri (soddisfatti o insoddisfatti ma altrettanto latenti e ansiogeni), il tema della scelta degli ingredienti (vedi Rykwert), anche nel controllo della filiera produttiva, dell’elaborazione del cibo per un possibile impiattamento, e soprattutto della comprensione e della valutazione di quanto il modello alimentare risponda all’esigenze del nostro corpo in un’ottica di sviluppo (se si è piccoli e giovani), di mantenimento (se si è maturi) o di argine al degrado (se si è anziani) può essere appropriata. Cattive abitudini (alimentari quanto costruttive) possono stratificare nel tempo danni irreparabili: sclerosi, artrosi, grassi eccedenti, scorie, operanti nella dissipazione energetica concessa per processi digestivi faticosi e inutili che invecchiano i tessuti del corpo come delle città e che rendono costoso il recupero di un corretto equilibro. Oggi la tendenza che cerca di abituare il consumatore ad utilizzare e a richiedere veritiere e verificate etichettature (sui cibi come sui componenti e i prodotti edilizi) per incentivare una coscienza comportamentale è un altro giunto analogico, che pone tuttavia alcune questioni importanti sia sulla logica del processo che sullo spettro del consolidamento di una specializzazione finalizzata ad ammiccare a nicchie di consumo per superdotati (di risorse economiche come di alfabetizzazione superiore). Alcuni aspetti invece sui cui sarebbe importante porre l’attenzione per delineare nuovi approcci e strumentazioni riguardano gli effetti della permanenza della transitorietà, di quella determinazione oggettiva che non trova riflesso nella “consequenzialità soggettiva delle azioni”. Una condizione da profugo (rispetto all’idea di luogo, di sicurezza, di autosufficienza, di fusione, di mescolanza, di precarietà, di paura dell’inadeguatezza) in cui è più semplice far breccia con immagini tradizionali per appetiti indotti. Ma forse è ancora presto per rendersi conto di quanto e di come il patrimonio transculturale che naviga tra i mezzi di comunicazione (come sui barconi della speranza) potrà un domani essere una risposta alla vulnerabilità e alla fragilità del nostro sistema (alimentare, costruttivo e sociale). Diversamente da quanto sembra accadere in parti del terzo mondo in via di caotico e inimmaginabile sviluppo il tentativo di misurare il reale con strumenti a scala accessibile e sostenibile appare seguire altri percorsi e la richiesta di comprensione che si pone alla nostre frontiere è in realtà uno stimolo importante per cercare di dare finalmente risposte sulle motivazione della crescita (quanto, come, perché crescere ancora). Quindi dato che la storia ricorda che rispetto a “certe condizioni generiche, le società umane si muoveranno comunque verso dimensioni più grandi, complessità ed esigenze ambientali” potrebbe essere interessante tornare a ragionare criticamente sul tipo di progresso che si tende di mettere in atto e sul quale si pone fiducia ed interesse. L’atteggiamento critico, che fa “riflettere e alzare pubblicamente la voce” (Rykwert) può essere innescato anche da un approccio al rilievo (inteso come atto di conoscenza e di progetto) e di analisi di quanto è avvenuto e sta avvenendo per avere una più raffinata, comprensibile e adatta strumentazione necessaria a compiere la scelta degli ingredienti. Rilevare e analizzare l’ambiente costruito. Sfogliando i lavori svolto in questi anni all’interno della didattica all’interno della Facoltà di Architettura di Ferrara e con il coinvolgimento (partecipanti, pubblicazioni, convegni di premiazione, mostre, conferenze) delle edizioni del Premio “Architettura Sostenibile” è possibile rendersi conto come risultino progressivamente presenti alcune strategie di percorso che, nella metodologia progettuale e nella logica di realizzazione, tendono a costituire l’ossatura di una coscienza sostenibile che, per consolidarsi, richiede una qualità e una sperimentalità applicativa. Gli ingredienti che servono per la produzione dei cibi ritrovano essenza e potenzialità alimentare in alcuni tratti ritornanti del progetto edilizio ed architettonico (trasversalmente all’ambito tematico e tipologico e quest’ultimo potrebbe essere un argomento su cui riflettere in futuro), che costituiscono interfacce interdisciplinari (tecnologie, urbanistiche, impiantistiche) ormai imprescindibilmente collegate per ottenere un livello prestazionale della realizzazione. Si potrebbe delineare la seguente sintesi, che tendono tutti inizialmente allo sviluppo di sistemi attivi complementari a quelli passivi per la produzione e il controllo dei consumi energetici: Forma e luce • forma regolare e compatta; • progetto dell’involucro; • progetto delle aperture (esposizione, rapporto interno-esterno); • progetto dello spazio esterno ed interesterno (serre, porticati, spazi verdi); • orientamento: rapporto con le relazioni energetico/espositive (irraggiamento solare), rapporto con il paesaggio (valenze percettive), rapporto con la distribuzione interna; • Illuminazione naturale: sistemi di apertura, di oscuramento e controllo interno ed esterno; Aria • ventilazione trasversale e raffrescamento naturale degli ambienti (anche con l’attivazione tramite sensori); • creazione di condotti sotterranei con funzioni di riciclaggio e raffrescamento; • creazione di camini solari anche per la ventilazione e di estrattori e aspiratori eolici; Materiali Fondamentalmente si tende ad invidiare sistemi e tecniche costruttive tradizionali (con l’impiego di materiali a basso coefficiente di conducibilità termica) integrate con dispositivi tecnologici innovativi: • recupero dei materiali esistenti: riconvertibilità; • recupero delle tradizioni costruttive con materiali di buona durabilità naturale; • preferenza per materiali a “bassoemissività”; • preferenza per materiali e costruzioni a secco; • preferenza per materiali costruttivi riciclabili dall’origine fin al loro futuro smaltimento; • preferenza per materiali per la realizzazione di “pareti captasole” per immagazzinare il calore nelle murature ad alta inerzia termica; • individuazione di materiali per la realizzazione di sistemi frangisole (mobili o statici). Impianti • riscaldamento alimentato a biomessa, pannelli radianti; • caldaie e generatori a condensazioni (che operano a temperature relativamente basse e consentono il recupero del calore latente di evaporazione dei fumi) ad alto rendimento e basse emissioni inquinanti,spesso collegate a pannelli solari; • tetti energetici indipendenti della costruzione per una maggiore efficienza (libertà di orientamento rispetto al fabbricato, implementazione, autoventilazione dell’impianto) ma con un maggiore impatto visivo; • raccolta delle acque meteoriche per il ricarico delle cassette dei wc, per l’irrigazione e l’innaffiatura delle aree verdi e per il lavaggio delle pavimentazioni esterne, delle automobili, ecc.; • smaltimento dei reflui con impianto di fitodepurazione. Potenziali etici e didattici dei progetti e delle realizzazioni • maggiore identificazione • supporto alla formazione • maggiore riconoscibilità • valorizzazione della cultura e della tradizione dei territori • valorizzazione della cultura ambientale e dell’ecosostenibilità.
2008
8838748098
Progettazione architettonica; architettura sostenibile; modellazione 3D; rappresentazione digitale dell'architettura
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