La freccia temporale è l'azione all'interno della quale noi essere umani crediamo, pensiamo, probabilmente siamo, destinati a vivere per la quale il tempo scorre in una unica direzione. Ovviamente negli stati infinitamente grandi e immensamente piccoli della natura non è sempre così (l'universo dimostra che il tempo non è una variabile unidirezionale e condizioni entropiche favoriscono dinamismi diversamente indirizzati, ma questa è un'altra storia), tuttavia nella nostra "situazione locale" è praticamente inimmaginabile pensare diversamente. In altre parole il regolo misuratore che segna PASSATO - PRESENTE - FUTURO è condizionato da un vettore (freccia) che va dal PRIMA verso il POI. Così è stato e così sarà sempre. Quando si realizza un progetto ex-novo, una nuova costruzione in un terreno vergine, è facile comprendere come i campi attivi di questo regolo temporale (che si può immaginare come un asse di ascissa) siano praticamente sempre due: il PRESENTE (in cui si cerca di capire i vincoli del contesto) e il FUTURO (in cui si cerca di immaginare una trasformazione e tutti sanno bene che per i progettisti il progetto, definito nella coerenza rappresentativa dei suoi elaborati alle diverse scale di completezza e di dettaglio, deve essere la verifica dell'idea progettuale). Anche se non viene mai realizzata, quest'ultima stabilisce un contatto con il FUTURO che segna un processo di rappresentazione costruttiva, funzionale, storicamente ineludibile. A motivazione di questa affermazione basti ripercorre la storia dell’architettura e ci si renderà immediatamente conto di come fondamentali dibattiti che hanno determinato passaggi e sviluppi di tendenze o di visioni stilistiche si sono consolidati non tanto su prodotti realizzati quanto più su progetti e immagini di essi, potenti quanto (se non di più per la valenza astratta e simbolica che portavano con sé) l’opera realizzata edificando pietra su pietra. Quando invece si ha a che fare con i manufatti esistenti (particolarmente quelli storici e particolarmente di essi per le parti che sono maggiormente sottoposte al "sacrificio") accade che i tre campi del regolo temporale sono tutti accesi e che soprattutto la freccia temporale si inverte, ovvero che il progettista deve spesso porsi delle domande su come, quando, perchè certe soluzioni sono state adottate prima (PASSATO) e come, quanto, ecc. potranno le nostre interpretazioni progettuali per conservare o identificare dei ruoli significativi delle superfici essere presenti in FUTURO. Riassumendo, il concetto di regolo temporale, che nella normalità della vita è: PASSATO --> PRESENTE ---> FUTURO. Quando si progetta ex novo è: PASSATO --- PRESENTE ---> FUTURO (forse qualche progettista attento al genius loci farà anche una capatina nel passato con la macchina del tempo per capire le trasformazioni del contesto, ma sono sempre più rari questi temerari!) quando si opera con la materia storica ed i suoi valori (argomento quest’ultimo non semplice ma che penso debba essere comunque proposto nel dibattito critico del progetto contemporaneo) può essere: PASSATO <--- PRESENTE --- FUTURO (è il caso di quando ci si pone delle domande su come sono avvenute certe cose e del significato, ad esempio, che alcuni "lacerti" di paramento possono ancora raccontare rispetto alla loro estensione, completezza, qualità cromatica e materica). A volte è talmente forte il tentativo di comprendere le cose che nella scoperta di documenti o tracce proprie e leggibili il manufatto possa anche permettere di ricollocarsi in una logica direzionalmente corretta ma traslata: PASSATO  PRESENTE --- FUTURO (è il caso raro di una identificazione storica; spesso le Soprintendenze pretendono di avere il metro di giudizio per dichiarare una verità assoluta, mentre forse sarebbe maggiormente credibile un grado di dubbio in cui la verifica viene assunta come processo nel tempo, dimostrabile gradatamente). Ma è anche vero che un atteggiamento finalizzato all’approccio manutentivo, che è sicuramente quello vincente per ottenere dei risultati al di là dei modelli vincolistici e normativi, pone in essere un’esigenza dinamica in cui gli sguardi sono duplici: PASSATO  PRESENTE ---> FUTURO. È forse per questo motivo che operare sulle superfici di sacrificio di valore storico (diffuso e non monumentale) come gli intonaci e le coloriture degli edifici sembra apparentemente semplice ed invece è particolarmente complesso! Bisogna attrezzarsi di un’efficiente macchina del tempo che deve scorrere avanti ed indietro più volte ponendo domande, confrontando dati, proponendo analisi e applicando cure dopo calibrate analisi. Non è affatto semplice invecchiare bene e lo sa la nostra pelle (che è uno straordinario organo di vita, di sviluppo sostenibile, di comunicazione e adattabilità) come la pelle dell’edificio! Realtà simili soggette ambedue alla medesima freccia temporale che conduce inesorabilmente all’invecchiamento e alla morte (l’entropia di cui si parlava all’inizio). Ma che si cerca di contrastare ponendo in campo intelligenza e capacità critica.

Intonaci e coloriture storiche. Le superfici di sacrificio e la freccia temporale

BALZANI, Marcello
2008

Abstract

La freccia temporale è l'azione all'interno della quale noi essere umani crediamo, pensiamo, probabilmente siamo, destinati a vivere per la quale il tempo scorre in una unica direzione. Ovviamente negli stati infinitamente grandi e immensamente piccoli della natura non è sempre così (l'universo dimostra che il tempo non è una variabile unidirezionale e condizioni entropiche favoriscono dinamismi diversamente indirizzati, ma questa è un'altra storia), tuttavia nella nostra "situazione locale" è praticamente inimmaginabile pensare diversamente. In altre parole il regolo misuratore che segna PASSATO - PRESENTE - FUTURO è condizionato da un vettore (freccia) che va dal PRIMA verso il POI. Così è stato e così sarà sempre. Quando si realizza un progetto ex-novo, una nuova costruzione in un terreno vergine, è facile comprendere come i campi attivi di questo regolo temporale (che si può immaginare come un asse di ascissa) siano praticamente sempre due: il PRESENTE (in cui si cerca di capire i vincoli del contesto) e il FUTURO (in cui si cerca di immaginare una trasformazione e tutti sanno bene che per i progettisti il progetto, definito nella coerenza rappresentativa dei suoi elaborati alle diverse scale di completezza e di dettaglio, deve essere la verifica dell'idea progettuale). Anche se non viene mai realizzata, quest'ultima stabilisce un contatto con il FUTURO che segna un processo di rappresentazione costruttiva, funzionale, storicamente ineludibile. A motivazione di questa affermazione basti ripercorre la storia dell’architettura e ci si renderà immediatamente conto di come fondamentali dibattiti che hanno determinato passaggi e sviluppi di tendenze o di visioni stilistiche si sono consolidati non tanto su prodotti realizzati quanto più su progetti e immagini di essi, potenti quanto (se non di più per la valenza astratta e simbolica che portavano con sé) l’opera realizzata edificando pietra su pietra. Quando invece si ha a che fare con i manufatti esistenti (particolarmente quelli storici e particolarmente di essi per le parti che sono maggiormente sottoposte al "sacrificio") accade che i tre campi del regolo temporale sono tutti accesi e che soprattutto la freccia temporale si inverte, ovvero che il progettista deve spesso porsi delle domande su come, quando, perchè certe soluzioni sono state adottate prima (PASSATO) e come, quanto, ecc. potranno le nostre interpretazioni progettuali per conservare o identificare dei ruoli significativi delle superfici essere presenti in FUTURO. Riassumendo, il concetto di regolo temporale, che nella normalità della vita è: PASSATO --> PRESENTE ---> FUTURO. Quando si progetta ex novo è: PASSATO --- PRESENTE ---> FUTURO (forse qualche progettista attento al genius loci farà anche una capatina nel passato con la macchina del tempo per capire le trasformazioni del contesto, ma sono sempre più rari questi temerari!) quando si opera con la materia storica ed i suoi valori (argomento quest’ultimo non semplice ma che penso debba essere comunque proposto nel dibattito critico del progetto contemporaneo) può essere: PASSATO <--- PRESENTE --- FUTURO (è il caso di quando ci si pone delle domande su come sono avvenute certe cose e del significato, ad esempio, che alcuni "lacerti" di paramento possono ancora raccontare rispetto alla loro estensione, completezza, qualità cromatica e materica). A volte è talmente forte il tentativo di comprendere le cose che nella scoperta di documenti o tracce proprie e leggibili il manufatto possa anche permettere di ricollocarsi in una logica direzionalmente corretta ma traslata: PASSATO  PRESENTE --- FUTURO (è il caso raro di una identificazione storica; spesso le Soprintendenze pretendono di avere il metro di giudizio per dichiarare una verità assoluta, mentre forse sarebbe maggiormente credibile un grado di dubbio in cui la verifica viene assunta come processo nel tempo, dimostrabile gradatamente). Ma è anche vero che un atteggiamento finalizzato all’approccio manutentivo, che è sicuramente quello vincente per ottenere dei risultati al di là dei modelli vincolistici e normativi, pone in essere un’esigenza dinamica in cui gli sguardi sono duplici: PASSATO  PRESENTE ---> FUTURO. È forse per questo motivo che operare sulle superfici di sacrificio di valore storico (diffuso e non monumentale) come gli intonaci e le coloriture degli edifici sembra apparentemente semplice ed invece è particolarmente complesso! Bisogna attrezzarsi di un’efficiente macchina del tempo che deve scorrere avanti ed indietro più volte ponendo domande, confrontando dati, proponendo analisi e applicando cure dopo calibrate analisi. Non è affatto semplice invecchiare bene e lo sa la nostra pelle (che è uno straordinario organo di vita, di sviluppo sostenibile, di comunicazione e adattabilità) come la pelle dell’edificio! Realtà simili soggette ambedue alla medesima freccia temporale che conduce inesorabilmente all’invecchiamento e alla morte (l’entropia di cui si parlava all’inizio). Ma che si cerca di contrastare ponendo in campo intelligenza e capacità critica.
2008
Balzani, Marcello
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