Questo capitolo è dedicato alla presentazione di un preciso modello di comunità che fonda il suo operato sulla capacità di costituirsi come Ambiente terapeutico globale (ATG), ossia un ambiente in cui la quotidianità/vita quotidiana viene intesa come luogo strutturato nella sua globalità per la realizzazione dell'intervento riparativo e terapeutico (Bettelheim, 1950;Emiliani, Bastianoni, 1992, 1993). Nello specifico viene evidenziato come sia necessario valutare l’adeguatezza di ogni intervento educativo, solo tenendo conto che ogni intervento/azione può funzionare solo entro un processo di strutturazione di dinamiche relazionali in cui l’accoglienza dell’altro (il minore a rischio) deve passare attraverso il contenimento delle emozioni, la restituzione dei processi emotivo-affettivi in atto, l’ascolto empatico, la corretta analisi della domanda (esplicita ma soprattutto latente/implicita), la costruzione di esperienze protettive che annullino i fattori di rischio personali, l’individuazione di percorsi di intervento pensati sia sull’individualità del soggetto che riceve la cura, sia sulla contingenza della reciprocità relazionale e non sull’applicazione di procedure educative standardizzate.
La comunità per minori: il modello atg (ambiente terapeutico globale)
BASTIANONI, Paola;
2009
Abstract
Questo capitolo è dedicato alla presentazione di un preciso modello di comunità che fonda il suo operato sulla capacità di costituirsi come Ambiente terapeutico globale (ATG), ossia un ambiente in cui la quotidianità/vita quotidiana viene intesa come luogo strutturato nella sua globalità per la realizzazione dell'intervento riparativo e terapeutico (Bettelheim, 1950;Emiliani, Bastianoni, 1992, 1993). Nello specifico viene evidenziato come sia necessario valutare l’adeguatezza di ogni intervento educativo, solo tenendo conto che ogni intervento/azione può funzionare solo entro un processo di strutturazione di dinamiche relazionali in cui l’accoglienza dell’altro (il minore a rischio) deve passare attraverso il contenimento delle emozioni, la restituzione dei processi emotivo-affettivi in atto, l’ascolto empatico, la corretta analisi della domanda (esplicita ma soprattutto latente/implicita), la costruzione di esperienze protettive che annullino i fattori di rischio personali, l’individuazione di percorsi di intervento pensati sia sull’individualità del soggetto che riceve la cura, sia sulla contingenza della reciprocità relazionale e non sull’applicazione di procedure educative standardizzate.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.