Tre 'malattie' di cui sono protagoniste storiche le donne , isteria, agorafobia, anoressia, nel passaggio dalla modernità alla post-modernità, paiono fortemente segnate dalla dimensione spazio\movimento. L'intervento ne propone una lettura metaforica analizzando il nesso fra costruzione-definizione sociale dei luoghi e la costruzione-definizione sociale dei corpi di genere. I corpi, nel loro essere corpi di genere- maschile o femminile, hanno somatizzato i rapporti di dominio sessuale e un livello di questa somatizzazione si esprime nel comportamento spaziale: corpi forti/attraversanti, del pubblico, quelli maschili; corpi deboli/attraversati, del privato, quelli femminili. Due passaggi discorsivi si intrecciano: il primo riguarda la nascita della città moderna (ottocentesca e novecentesca), e in essa la definizione di territori di competenza di genere; il secondo chiama in causa il discorso della medicina nella definizione del corpo delle donne come debole, dai confini incerti, come corpo a rischio. E proprio i sintomi 'definiti' di volta in volta isteria, agorafobia e anoressia sembrano sintetizzare il conflitto moderno che accompagna la definizione di corpo di genere femminile. Nell'isteria ottocentesca il corpo comporta movimento. Il sintomo Š riconducibile ad un DISLOCAMENTO , come uscita dal ruolo, dal posto giusto. E' dunque un corpo in conflitto: è il movimento fuori dalle regole, verso luoghi proibiti per le donne (l'estero, le strade, la notte, la città, la lettura, la musica, la scrittura, la scienza, il pubblico ecc..). Spesso si associa all'agorafobia , altro sistema di sintomi in cui pare di poter scorgere un riflesso o una fondazione delle distinzioni spaziali borghesi di pubblico e privato. Nell'anoressia infine, la grande 'epidemia' di oggi, non sembra esserci più alcun movimento- se non interno-: il corpo si dissolve, va perdendo consistenza e dunque confini, va verso la cancellazione di sé. E' un corpo completamente attraversabile che sembra realizzare la profezia medica del corpo vuoto e inconsistente.

Isteria,Agorafobia,Anoressia. Dal corpo conflittuale al corpo vuoto.

TRASFORINI, Maria Antonietta
1999

Abstract

Tre 'malattie' di cui sono protagoniste storiche le donne , isteria, agorafobia, anoressia, nel passaggio dalla modernità alla post-modernità, paiono fortemente segnate dalla dimensione spazio\movimento. L'intervento ne propone una lettura metaforica analizzando il nesso fra costruzione-definizione sociale dei luoghi e la costruzione-definizione sociale dei corpi di genere. I corpi, nel loro essere corpi di genere- maschile o femminile, hanno somatizzato i rapporti di dominio sessuale e un livello di questa somatizzazione si esprime nel comportamento spaziale: corpi forti/attraversanti, del pubblico, quelli maschili; corpi deboli/attraversati, del privato, quelli femminili. Due passaggi discorsivi si intrecciano: il primo riguarda la nascita della città moderna (ottocentesca e novecentesca), e in essa la definizione di territori di competenza di genere; il secondo chiama in causa il discorso della medicina nella definizione del corpo delle donne come debole, dai confini incerti, come corpo a rischio. E proprio i sintomi 'definiti' di volta in volta isteria, agorafobia e anoressia sembrano sintetizzare il conflitto moderno che accompagna la definizione di corpo di genere femminile. Nell'isteria ottocentesca il corpo comporta movimento. Il sintomo Š riconducibile ad un DISLOCAMENTO , come uscita dal ruolo, dal posto giusto. E' dunque un corpo in conflitto: è il movimento fuori dalle regole, verso luoghi proibiti per le donne (l'estero, le strade, la notte, la città, la lettura, la musica, la scrittura, la scienza, il pubblico ecc..). Spesso si associa all'agorafobia , altro sistema di sintomi in cui pare di poter scorgere un riflesso o una fondazione delle distinzioni spaziali borghesi di pubblico e privato. Nell'anoressia infine, la grande 'epidemia' di oggi, non sembra esserci più alcun movimento- se non interno-: il corpo si dissolve, va perdendo consistenza e dunque confini, va verso la cancellazione di sé. E' un corpo completamente attraversabile che sembra realizzare la profezia medica del corpo vuoto e inconsistente.
1999
Trasforini, Maria Antonietta
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