Plutarco, Tito Livio e Polibio raccontano che Archimede, nel 212 a.C., durante l’assedio di Siracusa incendiò le quinqueremi di legno della flotta romana di Marcello servendosi di “specchi ustori” che concentravano i raggi solari. Sebbene le proprietà della radiazione solare concentrata siano conosciute dall’uomo fin da tempi antichi, le tecnologie basate sulla concentrazione sono oggi ritenute le meno interessanti tra le tecnologie solari. Gli stessi studi scientifici più recenti, esaminano in dettaglio gli aspetti tecnologici connessi ai nuovi dispositivi anidolici ma raramente si soffermano ad analizzare le potenzialità degli stessi concentratori in termini di riduzione dei consumi di energia primaria fossile e di emissioni inquinanti. Questi parametri di valutazione sono stati così adottati in questo articolo, per valutare le potenzialità di interventi di energy retrofit, attuati con installazione di un campo di concentratori parabolici lineari, in riferimento ad un caso studio rappresentato da un’utenza oggi connessa alle tradizionali reti energetiche. I risultati hanno confermato i notevoli benefici che deriverebbero dalla scelta di una configurazione impiantistica ibrida in cui le preesistenti connessioni fossero preservate, consentendo nel contempo di individuare una prima linea guida per un dimensionamento ottimale dell’impianto solare. Questo ultimo aspetto è di particolare importanza soprattutto in considerazione degli elevatissimi costi della tecnologia.
Tecnologie solari a concentrazione: potenzialita’ energetiche, ambientali ed economiche di impianti a concentratori parabolici lineari
BIZZARRI, Giacomo;
2006
Abstract
Plutarco, Tito Livio e Polibio raccontano che Archimede, nel 212 a.C., durante l’assedio di Siracusa incendiò le quinqueremi di legno della flotta romana di Marcello servendosi di “specchi ustori” che concentravano i raggi solari. Sebbene le proprietà della radiazione solare concentrata siano conosciute dall’uomo fin da tempi antichi, le tecnologie basate sulla concentrazione sono oggi ritenute le meno interessanti tra le tecnologie solari. Gli stessi studi scientifici più recenti, esaminano in dettaglio gli aspetti tecnologici connessi ai nuovi dispositivi anidolici ma raramente si soffermano ad analizzare le potenzialità degli stessi concentratori in termini di riduzione dei consumi di energia primaria fossile e di emissioni inquinanti. Questi parametri di valutazione sono stati così adottati in questo articolo, per valutare le potenzialità di interventi di energy retrofit, attuati con installazione di un campo di concentratori parabolici lineari, in riferimento ad un caso studio rappresentato da un’utenza oggi connessa alle tradizionali reti energetiche. I risultati hanno confermato i notevoli benefici che deriverebbero dalla scelta di una configurazione impiantistica ibrida in cui le preesistenti connessioni fossero preservate, consentendo nel contempo di individuare una prima linea guida per un dimensionamento ottimale dell’impianto solare. Questo ultimo aspetto è di particolare importanza soprattutto in considerazione degli elevatissimi costi della tecnologia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.