L’epoca contemporanea è caratterizzata dalla fine del rapporto univoco fra territorio e identità che aveva caratterizzato la modernità . Tale rapporto è oggi reso instabile su più di un fronte: dalle molteplici comunità di idee e dai loro spazi senza territorio, dalla diffusa globalizzazione che ridisegna le sovranità economiche, dalla richiesta di nuove cittadinanze fino alla tragica riconfigurazione di confini fatta dalle ‘nuove’ guerre. Di tali conflitti ritroviamo gli echi in un’arte contemporanea che ha in molte artiste ‘deplacées’ le testimoni sensibili di questi passaggi. Col termine ‘artistes deplacées’ mi riferisco ad artiste che producono nuovi sguardi a partire dalle loro identità culturalmente meticce, che ritornano in luoghi da cui erano partite, che interrogano patrie e culture di origine trasformate dalle guerre o da cambi di regimi, la cui arte insomma ‘si sporca con la società e si fa documento’. Ultime di una catena genealogica di viaggiatrici socialmente trasgressive di ruoli e aspettative di genere, le artiste ‘in viaggio’ di oggi stanno cambiando di segno ad una tradizione che per lungo tempo ha visto viaggi, narrazioni di viaggio e produzione teorica intrecciate a ‘tutta una storia di significati e pratiche europei, letterari, maschili, borghesi, eroici e ricreativi’. Culture in viaggio e culture della diaspora sono oggi testimonate da un’arte che registra la fine di un’ideologia dello spostamento per cui “certe ..persone sono cosmopolite (i viaggiatori), mentre tutti gli altri sono ‘locali’ (nativi)” (Clifford, 1999, 51). Sono le culture - cosmopolite e insieme native - bagagli leggeri o pesanti) - con cui molte artiste lasciano il proprio paese, si radicano altrove, tornano nei loro luoghi d’origine, oppure senza tornarvi continuano a dialogare con chi vi è rimasto,

Cosmopolitismi discrepanti e artiste in viaggio

TRASFORINI, Maria Antonietta
2006

Abstract

L’epoca contemporanea è caratterizzata dalla fine del rapporto univoco fra territorio e identità che aveva caratterizzato la modernità . Tale rapporto è oggi reso instabile su più di un fronte: dalle molteplici comunità di idee e dai loro spazi senza territorio, dalla diffusa globalizzazione che ridisegna le sovranità economiche, dalla richiesta di nuove cittadinanze fino alla tragica riconfigurazione di confini fatta dalle ‘nuove’ guerre. Di tali conflitti ritroviamo gli echi in un’arte contemporanea che ha in molte artiste ‘deplacées’ le testimoni sensibili di questi passaggi. Col termine ‘artistes deplacées’ mi riferisco ad artiste che producono nuovi sguardi a partire dalle loro identità culturalmente meticce, che ritornano in luoghi da cui erano partite, che interrogano patrie e culture di origine trasformate dalle guerre o da cambi di regimi, la cui arte insomma ‘si sporca con la società e si fa documento’. Ultime di una catena genealogica di viaggiatrici socialmente trasgressive di ruoli e aspettative di genere, le artiste ‘in viaggio’ di oggi stanno cambiando di segno ad una tradizione che per lungo tempo ha visto viaggi, narrazioni di viaggio e produzione teorica intrecciate a ‘tutta una storia di significati e pratiche europei, letterari, maschili, borghesi, eroici e ricreativi’. Culture in viaggio e culture della diaspora sono oggi testimonate da un’arte che registra la fine di un’ideologia dello spostamento per cui “certe ..persone sono cosmopolite (i viaggiatori), mentre tutti gli altri sono ‘locali’ (nativi)” (Clifford, 1999, 51). Sono le culture - cosmopolite e insieme native - bagagli leggeri o pesanti) - con cui molte artiste lasciano il proprio paese, si radicano altrove, tornano nei loro luoghi d’origine, oppure senza tornarvi continuano a dialogare con chi vi è rimasto,
2006
Artiste; cosmopolitismo; diaspora; arte ibrida
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