la ricerca di alcuni aspetti del parlato che caratterizzano bilinguismo e diglossia in un’area lombarda orientale, l’italiano ed il bresciano. L’articolazione areale tra unità e diversità di questa regione è stata oggetto di ricerca approfondite, sia per quanto concerne il contributo della varietà lombarda alla lingua, sia per quanto riguarda la varietà dialettale bresciana, la cui caratterizzazione condivide tratti gallo italici e veneti. Nel primo caso sono ben note allo studioso una serie di contributi di lombardismi in lingua: tra gli altri, contratto collettivo, scuola industriale, case operaie, licenziamento in tronco, agenzia viaggi, capitano d’industria, spocchia, pacciamatura anche se non sono percepiti come regionalismi nella competenza del parlante ‘medio’. Grande spazio nel quotidiano linguistico e culturale ha invece il dialetto ha il dialetto bresciano, la cui caratterizzazione lo accomuna ai dialetti gardesani occidentali, che mostrano ovunque in generale gli esiti lombardi in tutti i casi segnalati di opposizione veneto-lombarda, come la desinenza di prima singolare – e, il condizionale in - ès, la mancanza di participio passato in - esto, la negazione posposta al verbo e la desinenza di prima plurale in – om. La nostra ricerca si basa su un corpus costituito da serie di conversazioni tra operatori ed utenti registrate in un ufficio pubblico di un piccolo paese della provincia di Brescia con poco più di 2000 abitanti, Calvagese della Riviera. Dalla raccolta dei dati, che è stata inizialmente funzionale ad un’indagine di psicologia sociale volta ad individuare alcune caratteristiche del rapporto utenti- operatori, emerge un quadro abbastanza omogeneo di una conoscenza ed un uso, da parte sia di operatori sia di utenti, dei due codici: l'italiano e il bresciano. Di questa complessa interrelazione tra italiano e dialetto, prenderemo in considerazione due aspetti diversi ed parzialmente intersecantisi: la commutazione di codice e la nozione di indicatore di forza. Nella prima parte della ricerca, l’analisi della commutazione di codice consente di evidenziare alcune caratteristiche funzionali che caratterizzano l'alternanza bilingue o diglossica in un piccolo paese di provincia. L’uso alterno di lingua e dialetto nel discorso non appare un fenomeno strettamente confinato alla sfera del dominio privato ed informale, e assente invece da quello pubblico e formale, ma è largamente presente e regolato in modo complesso anche negli scambi formali. Nella seconda parte del lavoro, facendo propria una tradizione di ricerca, che associa chiaramente proprietà grammaticali a tipi di atti linguistici, in tanto in quanto questi ultimi sono espressi grammaticalmente (prescindendo cioè da come tali rappresentazioni linguistiche siano integrate in altri livelli di rappresentazione) cerchiamo di verificare, per i due codici ‘in competizione’, italiano e bresciano, l'adeguatezza descrittiva delle categorie linguistiche adottate nella rappresentazione degli indicatori di forza, per lo meno relativamente ai performativi primari. La trattazione sistematica della variazione sia tra italiano e bresciano sia all’interno di ciascuno dei due codici appare una condizione necessaria per una descrizione adeguata degli indicatori di forza grammaticali o dei candidati a tale ruolo, al ruolo cioè di quello che attribuisce a un enunciato la sua forza letterale. Riprendendo alcune considerazioni sulla forma grammaticale e di quali siano le unità linguistiche rilevanti, caratteristiche ed aspetti funzionali e formali sono discussi nello svolgersi effettivo delle conversazioni.
Tra italiano e lombardo orientale: aspetti di bilinguismo e diglossia
FAVA, Elisabetta
2005
Abstract
la ricerca di alcuni aspetti del parlato che caratterizzano bilinguismo e diglossia in un’area lombarda orientale, l’italiano ed il bresciano. L’articolazione areale tra unità e diversità di questa regione è stata oggetto di ricerca approfondite, sia per quanto concerne il contributo della varietà lombarda alla lingua, sia per quanto riguarda la varietà dialettale bresciana, la cui caratterizzazione condivide tratti gallo italici e veneti. Nel primo caso sono ben note allo studioso una serie di contributi di lombardismi in lingua: tra gli altri, contratto collettivo, scuola industriale, case operaie, licenziamento in tronco, agenzia viaggi, capitano d’industria, spocchia, pacciamatura anche se non sono percepiti come regionalismi nella competenza del parlante ‘medio’. Grande spazio nel quotidiano linguistico e culturale ha invece il dialetto ha il dialetto bresciano, la cui caratterizzazione lo accomuna ai dialetti gardesani occidentali, che mostrano ovunque in generale gli esiti lombardi in tutti i casi segnalati di opposizione veneto-lombarda, come la desinenza di prima singolare – e, il condizionale in - ès, la mancanza di participio passato in - esto, la negazione posposta al verbo e la desinenza di prima plurale in – om. La nostra ricerca si basa su un corpus costituito da serie di conversazioni tra operatori ed utenti registrate in un ufficio pubblico di un piccolo paese della provincia di Brescia con poco più di 2000 abitanti, Calvagese della Riviera. Dalla raccolta dei dati, che è stata inizialmente funzionale ad un’indagine di psicologia sociale volta ad individuare alcune caratteristiche del rapporto utenti- operatori, emerge un quadro abbastanza omogeneo di una conoscenza ed un uso, da parte sia di operatori sia di utenti, dei due codici: l'italiano e il bresciano. Di questa complessa interrelazione tra italiano e dialetto, prenderemo in considerazione due aspetti diversi ed parzialmente intersecantisi: la commutazione di codice e la nozione di indicatore di forza. Nella prima parte della ricerca, l’analisi della commutazione di codice consente di evidenziare alcune caratteristiche funzionali che caratterizzano l'alternanza bilingue o diglossica in un piccolo paese di provincia. L’uso alterno di lingua e dialetto nel discorso non appare un fenomeno strettamente confinato alla sfera del dominio privato ed informale, e assente invece da quello pubblico e formale, ma è largamente presente e regolato in modo complesso anche negli scambi formali. Nella seconda parte del lavoro, facendo propria una tradizione di ricerca, che associa chiaramente proprietà grammaticali a tipi di atti linguistici, in tanto in quanto questi ultimi sono espressi grammaticalmente (prescindendo cioè da come tali rappresentazioni linguistiche siano integrate in altri livelli di rappresentazione) cerchiamo di verificare, per i due codici ‘in competizione’, italiano e bresciano, l'adeguatezza descrittiva delle categorie linguistiche adottate nella rappresentazione degli indicatori di forza, per lo meno relativamente ai performativi primari. La trattazione sistematica della variazione sia tra italiano e bresciano sia all’interno di ciascuno dei due codici appare una condizione necessaria per una descrizione adeguata degli indicatori di forza grammaticali o dei candidati a tale ruolo, al ruolo cioè di quello che attribuisce a un enunciato la sua forza letterale. Riprendendo alcune considerazioni sulla forma grammaticale e di quali siano le unità linguistiche rilevanti, caratteristiche ed aspetti funzionali e formali sono discussi nello svolgersi effettivo delle conversazioni.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.