Lo scritto inquadra la nascita del restauro nell’ambito della cultura ottocentesca, con particolare attenzione al restauro stilistico, analogico, filologico, storico, scegliendo di esemplificare i diversi atteggiamenti teorici attraverso la scelta di figure di riferimento e casi emblematici: Viollet le Duc, l’attenzione per la storia nel dibattito italiano, Camillo Boito e la prima Carta del Restauro, Luca Beltrami, crollo e ricostruzione del campanile di San Marco. L’excursus si chiude ripercorrendo le scelte operate da Alfonso Rubbiani in alcuni restauri a Bologna, soffermandosi in particolare sugli interventi alla chiesa di San Francesco. L’impegno di Rubbiani per il rinnovamento nel campo delle arti applicate, promosso dalla società Emilia Ars (1898-1903) di cui era consulente artistico, sollecità l’attenta osservazione dell’arte medievale, particolarmente nelle sue ascendenze rivolte a forme vegetali ed antropomorfe, che così si naturalmente si coniugano con le nascenti forme liberty, che nei restauri al San Francesco sono da intendersi, dunque, sia come recupero di forme espressive preesistenti che come sperimentazione artistica vera e propria. Nelle cappelle absidali della chiesa ci rimane documentato il procedimento seguito dal Rubbiani, che, partendo dalle minime tracce rinvenute, dalla conoscenza dei documenti d’archivio e dagli esempi di chiese coeve, procede alla loro ridecorazione, ma anche all’esecuzione delle vetrate, degli altari e degli arredi sacri, in una dimensione estetica complessiva dell’ambiente, in cui il gusto liberty è predominante e unificante.Poiché rivedere il passato della disciplina deve servirci a rifondare il presente del nostro agire, lo scritto si conclude con una riflessione su quale sia lo spazio d’intervento per l’architetto oggi.

Idee e casi di restauro: alcune tendenze a confronto fra '800 e '900

FABBRI, Rita
1999

Abstract

Lo scritto inquadra la nascita del restauro nell’ambito della cultura ottocentesca, con particolare attenzione al restauro stilistico, analogico, filologico, storico, scegliendo di esemplificare i diversi atteggiamenti teorici attraverso la scelta di figure di riferimento e casi emblematici: Viollet le Duc, l’attenzione per la storia nel dibattito italiano, Camillo Boito e la prima Carta del Restauro, Luca Beltrami, crollo e ricostruzione del campanile di San Marco. L’excursus si chiude ripercorrendo le scelte operate da Alfonso Rubbiani in alcuni restauri a Bologna, soffermandosi in particolare sugli interventi alla chiesa di San Francesco. L’impegno di Rubbiani per il rinnovamento nel campo delle arti applicate, promosso dalla società Emilia Ars (1898-1903) di cui era consulente artistico, sollecità l’attenta osservazione dell’arte medievale, particolarmente nelle sue ascendenze rivolte a forme vegetali ed antropomorfe, che così si naturalmente si coniugano con le nascenti forme liberty, che nei restauri al San Francesco sono da intendersi, dunque, sia come recupero di forme espressive preesistenti che come sperimentazione artistica vera e propria. Nelle cappelle absidali della chiesa ci rimane documentato il procedimento seguito dal Rubbiani, che, partendo dalle minime tracce rinvenute, dalla conoscenza dei documenti d’archivio e dagli esempi di chiese coeve, procede alla loro ridecorazione, ma anche all’esecuzione delle vetrate, degli altari e degli arredi sacri, in una dimensione estetica complessiva dell’ambiente, in cui il gusto liberty è predominante e unificante.Poiché rivedere il passato della disciplina deve servirci a rifondare il presente del nostro agire, lo scritto si conclude con una riflessione su quale sia lo spazio d’intervento per l’architetto oggi.
1999
storia del restauro; restauro stilistico; Bologna; Alfonso Rubbiani; chiesa di San Francesco
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