Il nome di Giambattista Guglielmini è legato alla prima verifica sperimentale, condotta con metodi moderni, della rotazione della Terra. L'eperimento progettato e realizzato da Guglielmini si basava sulla misurazione della deviazione verso est subita da un grave in caduta libera, rispetto alla verticale del punto di lancio. Anche se nella seconda metà del Settecento il sistema copernicano si era ormai imposto per la sua evidente superiorità scientifica, si ricercava ancora una prova sperimentale inconfutabile del moto diurno della Terra. Il lavoro è diviso in dieci paragrafi. Alla formazione scientifica di Guglielmini, al suo primitivo progetto di un esperimento a Roma in S. Pietro (1789) è dedicato il primo paragrafo. Ai precedenti risultati sul tema della deviazione (Galileo, Mersenne, Borelli, Angeli, Newton, Hooke, d'Alembert) sono dedicati i successivi tre. L'esperimento che fu effettivamente realizzato nella Torre degli Asinelli di Bologna (1790-92) è descritto nel quinto paragrafo. Un vivace dibattito aveva sollevato la proposta dell'esperimento di Guglielmini in ambiente scientifico italiano. Della polemica con Teodoro Bonati sulla deviazione meridionale e sugli altri esperimenti condotti da Calandrelli a Roma nell'osservatorio del Collegio Romano (1790-91) tratta il paragrafo successivo. Il settimo illustra il calcolo teorico della deviazione elaborato da Guglielmini nel suo lavoro più celebre: "De Diurno Terrae Motu" (1792). L'ottavo è dedicato alla polemica con Saladini e agli altri interventi sulla deviazione dei gravi (Canterzani, Saladini, Michelotti, Francesconi, Tadini) che oltre alla riproposizione dell'esperimento in altri luoghi, misero in luce punti crtitici della teoria: l'inosservabilità della deviazione meridionale, l'effetto della resistenza dell'aria sul moto, una diversa valutazione della deviazione orientale. Alla diffusione dell'esperimento di Guglielmini in Francia e in Germania, agli interventi di Laplace, Olbers e Gauss e agli esperimenti ripresi da Benzenberg ad Amburgo nel 1802 è dedicato il nono paragrafo. Infine agli esperimenti sulla deviazione che continuarono anche dopo che l'esperimento di Foucault (1851) suclassò ogni altro come prova della rotazione terrestre è dedicato l'ultimo paragrafo. L'interesse superstite che ancora agli inizi del Novecento attirava i ricercatori (Hall, Hagen) era dovuto al manifestarsi di una piccola ma apparentemente significativa deviazione meridionale che la teoria classica prevedeva nulla.
La prova fisica della rotazione terrestre e l'esperimento di Gugliemini
BORGATO, Maria Teresa
1996
Abstract
Il nome di Giambattista Guglielmini è legato alla prima verifica sperimentale, condotta con metodi moderni, della rotazione della Terra. L'eperimento progettato e realizzato da Guglielmini si basava sulla misurazione della deviazione verso est subita da un grave in caduta libera, rispetto alla verticale del punto di lancio. Anche se nella seconda metà del Settecento il sistema copernicano si era ormai imposto per la sua evidente superiorità scientifica, si ricercava ancora una prova sperimentale inconfutabile del moto diurno della Terra. Il lavoro è diviso in dieci paragrafi. Alla formazione scientifica di Guglielmini, al suo primitivo progetto di un esperimento a Roma in S. Pietro (1789) è dedicato il primo paragrafo. Ai precedenti risultati sul tema della deviazione (Galileo, Mersenne, Borelli, Angeli, Newton, Hooke, d'Alembert) sono dedicati i successivi tre. L'esperimento che fu effettivamente realizzato nella Torre degli Asinelli di Bologna (1790-92) è descritto nel quinto paragrafo. Un vivace dibattito aveva sollevato la proposta dell'esperimento di Guglielmini in ambiente scientifico italiano. Della polemica con Teodoro Bonati sulla deviazione meridionale e sugli altri esperimenti condotti da Calandrelli a Roma nell'osservatorio del Collegio Romano (1790-91) tratta il paragrafo successivo. Il settimo illustra il calcolo teorico della deviazione elaborato da Guglielmini nel suo lavoro più celebre: "De Diurno Terrae Motu" (1792). L'ottavo è dedicato alla polemica con Saladini e agli altri interventi sulla deviazione dei gravi (Canterzani, Saladini, Michelotti, Francesconi, Tadini) che oltre alla riproposizione dell'esperimento in altri luoghi, misero in luce punti crtitici della teoria: l'inosservabilità della deviazione meridionale, l'effetto della resistenza dell'aria sul moto, una diversa valutazione della deviazione orientale. Alla diffusione dell'esperimento di Guglielmini in Francia e in Germania, agli interventi di Laplace, Olbers e Gauss e agli esperimenti ripresi da Benzenberg ad Amburgo nel 1802 è dedicato il nono paragrafo. Infine agli esperimenti sulla deviazione che continuarono anche dopo che l'esperimento di Foucault (1851) suclassò ogni altro come prova della rotazione terrestre è dedicato l'ultimo paragrafo. L'interesse superstite che ancora agli inizi del Novecento attirava i ricercatori (Hall, Hagen) era dovuto al manifestarsi di una piccola ma apparentemente significativa deviazione meridionale che la teoria classica prevedeva nulla.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.