Il Rinascimento Urbano è un termine utilizzato fin dalla prima Triennale di Bologna del 1992 per sottolineare una cultura progettuale basata sui principi tradizionali degli spazi urbani e delle tecniche costruttive della città europea. Questi anni di esperienze, di osservazione, di studi, e le immagini ci consentono di affermare che siamo davvero entrati in una nuova epoca di Rinascimento Urbano. Certamente questa "visione" appare chiara agli addetti ai lavori, più incerta ai comuni cittadini, o ai lettori delle monotone riviste di architettura. Oggi la città è rovinata e contemporaneamente si afferma un differente concetto del pianificare e del costruire. Un Rinascimento "Urbano" che si presenta in opposizione allo sviluppo Sub-Urbano delle "moderne" periferie lasciatoci in eredità dal secolo scorso. Le immagini della Rinascita passano dalla straordinaria esperienza della ricostruzione della Bruxelles capitale dell'Unione Europea, alle recenti esperienze di ri-urbanizzazione delle periferie di Parigi, di Londra e di Berlino, toccando ogni latitudine del vecchio continente: da San Pietroburgo al Portogallo, alla Turchia, da Stoccolma e Oslo all'Egeo. In continuità con la tradizione della città occidentale, con l'utilizzo di materiali locali, valorizzando gli aspetti peculiari di ciascun sito, tendendo la mano agli stili del luogo. La Rinascita Urbana non vuole essere una scuola, un movimento o una tendenza, ma l'occasione di recuperare l'eredità della cultura del genio europeo. L'obiettivo non è quello di imporre una nuova ideologia, ma convincere e dimostrare attraverso progetti di evidente qualità, che esiste una alternativa alla cultura funzionalista, come giusto che sia in una civiltà democratica e tollerante. Oggi il problema di buona parte delle nostre periferie e di molti edifici modernisti non è solo nel fatto che esistono, ma piuttosto che diversi architetti e ideologi vogliono farci credere che la loro costruzione era ed è inevitabile, necessaria anche nel futuro. In democrazia anche l'architettura e l'urbanistica sono un insieme di scelte, senza nessun obbligo. Chiunque rifiuti l'esistenza di scelte in questa materia è di fatto anti-democratico, totalitario e, di conseguenza, "non-moderno" (…per quanto futuristico e tecnologico possa sembrare il suo edificio, il suo grattacielo, il suo ipermercato).

Urban Renaissance-Renaissance Urbaine-Rinascimento Urbano

TAGLIAVENTI, Gabriele
1996

Abstract

Il Rinascimento Urbano è un termine utilizzato fin dalla prima Triennale di Bologna del 1992 per sottolineare una cultura progettuale basata sui principi tradizionali degli spazi urbani e delle tecniche costruttive della città europea. Questi anni di esperienze, di osservazione, di studi, e le immagini ci consentono di affermare che siamo davvero entrati in una nuova epoca di Rinascimento Urbano. Certamente questa "visione" appare chiara agli addetti ai lavori, più incerta ai comuni cittadini, o ai lettori delle monotone riviste di architettura. Oggi la città è rovinata e contemporaneamente si afferma un differente concetto del pianificare e del costruire. Un Rinascimento "Urbano" che si presenta in opposizione allo sviluppo Sub-Urbano delle "moderne" periferie lasciatoci in eredità dal secolo scorso. Le immagini della Rinascita passano dalla straordinaria esperienza della ricostruzione della Bruxelles capitale dell'Unione Europea, alle recenti esperienze di ri-urbanizzazione delle periferie di Parigi, di Londra e di Berlino, toccando ogni latitudine del vecchio continente: da San Pietroburgo al Portogallo, alla Turchia, da Stoccolma e Oslo all'Egeo. In continuità con la tradizione della città occidentale, con l'utilizzo di materiali locali, valorizzando gli aspetti peculiari di ciascun sito, tendendo la mano agli stili del luogo. La Rinascita Urbana non vuole essere una scuola, un movimento o una tendenza, ma l'occasione di recuperare l'eredità della cultura del genio europeo. L'obiettivo non è quello di imporre una nuova ideologia, ma convincere e dimostrare attraverso progetti di evidente qualità, che esiste una alternativa alla cultura funzionalista, come giusto che sia in una civiltà democratica e tollerante. Oggi il problema di buona parte delle nostre periferie e di molti edifici modernisti non è solo nel fatto che esistono, ma piuttosto che diversi architetti e ideologi vogliono farci credere che la loro costruzione era ed è inevitabile, necessaria anche nel futuro. In democrazia anche l'architettura e l'urbanistica sono un insieme di scelte, senza nessun obbligo. Chiunque rifiuti l'esistenza di scelte in questa materia è di fatto anti-democratico, totalitario e, di conseguenza, "non-moderno" (…per quanto futuristico e tecnologico possa sembrare il suo edificio, il suo grattacielo, il suo ipermercato).
1996
8880810545
9788880810544
città; architettura; tradizione; cultura; rinascimento urbano; sostenibilità
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1190244
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