L’introduzione di schemi retributivi flessibili che legano una quota del salario aziendale alle performance dell’impresa è uno degli elementi qualificanti contenuti nel Protocollo sottoscritto nel luglio 1993. Due visioni si sono confrontate nell’applicazione decentrata di quell’accordo. Da un lato, il sistema retributivo flessibile viene concepito come premio di partecipazione, non confinato agli aspetti puramente economici, di collegamento tra quota variabile del salario e performance produttive e aziendali, ma esteso sia alla condivisione di obiettivi sia alla determinazione di procedure che governano i processi produttivi e di crescita del capitale cognitivo, fondandosi su una idea di impresa come terreno di convergenza di interessi comunque distinti. Dall’altro, si contrappone la concezione di premio di risultato, che pone sostanzialmente l’accento sull’aspetto economico-redistributivo della relazione retribuzione-performance, mantenendo la contrapposizione nei ruoli delle parti sociali, seppur stemperata dall’emergere di specifiche convenienze. Questo volume intende fornire un contributo all’analisi delle modalità che hanno caratterizzato meccanismi retributivi variabili introdotti dal 1993. L’ambito di indagine è costituito dai sistemi locali dell’Emilia Romagna, tradizionalmente considerati ad alto “tasso di partecipazione” e capaci di sviluppare relazioni sociali ed economiche di tipo partecipativo. In tale contesto, il lavoro si propone di esaminare se le modalità premianti adottate si inseriscano in un percorso di flessibilità difensiva delle imprese, volto ad accrescere la competitività mediante il contenimento dei costi di produzione ed anche a ridurre del conflitto distributivo all’interno delle imprese, oppure in un percorso di flessibilità innovativa, nel cui ambito sono previsti elementi di coinvolgimento diretto dei lavoratori che leghino componenti retributive con altre di tipo organizzativo e di valorizzazione del capitale cognitivo. L'analisi indica che l’introduzione diffusa di schemi retributivi flessibili ha privilegiato meccanismi di impianto tradizionale, prevalentemente di incentivazione e suddivisione del rischio, che tutelano comunque sia i datori di lavoro, sia i lavoratori. Al contempo, emerge un modesto contenuto di partecipazione previsto dagli schemi contrattati. In sintesi, dall’analisi emerge che, nonostante l’accordo del 23 luglio, le relazioni industriali a livello aziendale sono state ancora di tipo tradizionale per le caratteristiche dello scambio contrattuale: questo ha tuttora connotati essenzialmente redistributivi ed è basato sull’antagonismo e sui rapporti di forza delle parti, piuttosto che su elementi di partecipazione, con condivisione di obiettivi ed identificazione di procedure concordate.
Premio di partecipazione o premio di risultato? La contrattazione aziendale in Emilia-Romagna dopo il 1993
PINI, Paolo
2000
Abstract
L’introduzione di schemi retributivi flessibili che legano una quota del salario aziendale alle performance dell’impresa è uno degli elementi qualificanti contenuti nel Protocollo sottoscritto nel luglio 1993. Due visioni si sono confrontate nell’applicazione decentrata di quell’accordo. Da un lato, il sistema retributivo flessibile viene concepito come premio di partecipazione, non confinato agli aspetti puramente economici, di collegamento tra quota variabile del salario e performance produttive e aziendali, ma esteso sia alla condivisione di obiettivi sia alla determinazione di procedure che governano i processi produttivi e di crescita del capitale cognitivo, fondandosi su una idea di impresa come terreno di convergenza di interessi comunque distinti. Dall’altro, si contrappone la concezione di premio di risultato, che pone sostanzialmente l’accento sull’aspetto economico-redistributivo della relazione retribuzione-performance, mantenendo la contrapposizione nei ruoli delle parti sociali, seppur stemperata dall’emergere di specifiche convenienze. Questo volume intende fornire un contributo all’analisi delle modalità che hanno caratterizzato meccanismi retributivi variabili introdotti dal 1993. L’ambito di indagine è costituito dai sistemi locali dell’Emilia Romagna, tradizionalmente considerati ad alto “tasso di partecipazione” e capaci di sviluppare relazioni sociali ed economiche di tipo partecipativo. In tale contesto, il lavoro si propone di esaminare se le modalità premianti adottate si inseriscano in un percorso di flessibilità difensiva delle imprese, volto ad accrescere la competitività mediante il contenimento dei costi di produzione ed anche a ridurre del conflitto distributivo all’interno delle imprese, oppure in un percorso di flessibilità innovativa, nel cui ambito sono previsti elementi di coinvolgimento diretto dei lavoratori che leghino componenti retributive con altre di tipo organizzativo e di valorizzazione del capitale cognitivo. L'analisi indica che l’introduzione diffusa di schemi retributivi flessibili ha privilegiato meccanismi di impianto tradizionale, prevalentemente di incentivazione e suddivisione del rischio, che tutelano comunque sia i datori di lavoro, sia i lavoratori. Al contempo, emerge un modesto contenuto di partecipazione previsto dagli schemi contrattati. In sintesi, dall’analisi emerge che, nonostante l’accordo del 23 luglio, le relazioni industriali a livello aziendale sono state ancora di tipo tradizionale per le caratteristiche dello scambio contrattuale: questo ha tuttora connotati essenzialmente redistributivi ed è basato sull’antagonismo e sui rapporti di forza delle parti, piuttosto che su elementi di partecipazione, con condivisione di obiettivi ed identificazione di procedure concordate.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.