Le linfoadeniti periferiche sono patologie di frequente riscontro ed hanno carattere benigno in oltre l’85% dei casi. La diagnosi eziologica è spesso difficile, anche con l’ausilio di indagini di laboratorio sofisticate. Sono stati valutati 41 pazienti (17 maschi e 24 femmine), afferiti al nostro Istituto nel periodo 2004-2007 per linfoadenopatia. L’età media era di 32,9 anni (range 18-81). Le sedi maggiormente coinvolte erano: laterocervicale bilaterale (n 32; 78%), inguinale bilaterale (n 12; 29,2%), ascellare bilaterale (n 10; 24,4%). In 25 casi (61%) l’interessamento era esclusivamente laterocervicale (mono- o bilaterale), mentre in 8 casi (19,5%), generalizzato. In 32 (78%) pazienti vi era febbre ed i principali sintomi di accompagnamento includevano: faringodinia, astenia, epatosplenomegalia, esantema, eritema nodoso. Una diagnosi eziologica è stata posta in 25 casi (61%) di cui toxoplasmosi (n. 3; 7,4%), mononucleosi da EBV/CMV (n. 10; 24,4%), TBC (n. 4; 9,8%), HIV acuta (n. 5; 12,2%), linfoma di Hodgkin (n. 1; 2,4%), sifilide (n. 1; 2,4%), affaticamento cronico idiopatico (ICF) (n. 1; 2,4%). La diagnosi non è stata effettuata in 16 casi (39%). I soli tests sierologici sono stati dirimenti in tutti i casi di infezione da EBV e CMV e nell’infezione toxoplasmica. I tre casi di linfoadenite da T. gondii mostravano valori di avidità IgG deponenti per un’infezione recente e sono stati confermati dalle indagini molecolari (PCR, Light-Cycler PCR). In tutti i casi di sospetta tubercolosi, è stato eseguito agoaspirato e/o linfadenectomia con esame batterioscopico diretto, esame colturale e ricerca del genoma di BK. Nell’ICF, le sole metodiche diagnostiche sono state quelle colturali e molecolari, con dimostrazione di Mycoplasma hominis DNA nel plasma. Nella casistica esaminata durante i tre anni di osservazione le patologie riscontrate hanno mostrato un trend epidemiologico non dissimile dalle casistiche della letteratura. Va tuttavia sottolineato il riscontro, in percentuale modesta, di linfoadenopatie associabili ad ICF la cui etiologia non era doumentabile mediante altri tests. Per quest’ultimo, l’isolamento di M. hominis mediante PCR ha consentito l’introduzione di una terapia antibiotica mirata con eradicazione microbiologica e miglioramento della sintomatologia.

INDAGINE RETROSPETTIVA DELLE LINFOADENOPATIE INFETTIVE. RUOLO DEI TESTS MOLECOLARI.

CRAPANZANO MINICHELLO, Vanessa Mary;BADIA, Lorenzo;GRILLI, Anastasio;SEGALA, Daniela;SERACENI, Silva;SCIVALES, Sonya;CULTRERA, Rosario;CONTINI, Carlo
2007

Abstract

Le linfoadeniti periferiche sono patologie di frequente riscontro ed hanno carattere benigno in oltre l’85% dei casi. La diagnosi eziologica è spesso difficile, anche con l’ausilio di indagini di laboratorio sofisticate. Sono stati valutati 41 pazienti (17 maschi e 24 femmine), afferiti al nostro Istituto nel periodo 2004-2007 per linfoadenopatia. L’età media era di 32,9 anni (range 18-81). Le sedi maggiormente coinvolte erano: laterocervicale bilaterale (n 32; 78%), inguinale bilaterale (n 12; 29,2%), ascellare bilaterale (n 10; 24,4%). In 25 casi (61%) l’interessamento era esclusivamente laterocervicale (mono- o bilaterale), mentre in 8 casi (19,5%), generalizzato. In 32 (78%) pazienti vi era febbre ed i principali sintomi di accompagnamento includevano: faringodinia, astenia, epatosplenomegalia, esantema, eritema nodoso. Una diagnosi eziologica è stata posta in 25 casi (61%) di cui toxoplasmosi (n. 3; 7,4%), mononucleosi da EBV/CMV (n. 10; 24,4%), TBC (n. 4; 9,8%), HIV acuta (n. 5; 12,2%), linfoma di Hodgkin (n. 1; 2,4%), sifilide (n. 1; 2,4%), affaticamento cronico idiopatico (ICF) (n. 1; 2,4%). La diagnosi non è stata effettuata in 16 casi (39%). I soli tests sierologici sono stati dirimenti in tutti i casi di infezione da EBV e CMV e nell’infezione toxoplasmica. I tre casi di linfoadenite da T. gondii mostravano valori di avidità IgG deponenti per un’infezione recente e sono stati confermati dalle indagini molecolari (PCR, Light-Cycler PCR). In tutti i casi di sospetta tubercolosi, è stato eseguito agoaspirato e/o linfadenectomia con esame batterioscopico diretto, esame colturale e ricerca del genoma di BK. Nell’ICF, le sole metodiche diagnostiche sono state quelle colturali e molecolari, con dimostrazione di Mycoplasma hominis DNA nel plasma. Nella casistica esaminata durante i tre anni di osservazione le patologie riscontrate hanno mostrato un trend epidemiologico non dissimile dalle casistiche della letteratura. Va tuttavia sottolineato il riscontro, in percentuale modesta, di linfoadenopatie associabili ad ICF la cui etiologia non era doumentabile mediante altri tests. Per quest’ultimo, l’isolamento di M. hominis mediante PCR ha consentito l’introduzione di una terapia antibiotica mirata con eradicazione microbiologica e miglioramento della sintomatologia.
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