LA FINE DELL’ ERA DEGLI IPERMERCATI DAGLI “SCATOLONI” AI QUARTIERI URBANI INTEGRATI Presentazione delle pubblicazioni e delle ricerche svolte dal Laboratorio CIVICARCH dell’Università di Ferrara nell’ambito del Programma Cofin-MIUR 2002-2004 Casi di studio di interventi di trasformazione urbana di aree occupate da ipermercati periferici. Nel momento in cui Wal Mart, la più grande catena commerciale del mondo con un fatturato annuo superiore al PIL della Svizzera, sta pianificando l’invasione del continente europeo e, in particolare dell’Italia, negli Stati Uniti l’era dei grandi centri commerciali periferici sta finendo. Mentre le città italiane rischiano di essere impoverite dall’apertura di una serie di “scatoloni” commerciali circondati da immensi parcheggi, questo modello vecchio di più di 50 anni ha terminato il suo ciclo economico e urbanistico. CNN/Money ha scritto che: “Il centro commerciale periferico sta facendo la fine del Drive-in e dello Stereo-otto. Cosa lo sostituirà?” La fine dell’era degli ipermercati periferici, degli shopping malls, dei supercenters, è dovuta alla presa di coscienza dell’enorme danno ambientale, sociale ed economico causato da tale strutture: -Gli enormi flussi di traffico generati; -L’alto tasso d’inquinamento; -Lo spreco di territorio e di risorse necessarie per mantenere in vita enormi aree cementate; Il parallelo impoverimento delle strutture commerciali diffuse nelle città con il conseguente aumento del tasso di delinquenza legato alla desertificazione delle strade Oggi è finalmente possibile affrancarsi dalla schiavitù di un modello basato esclusivamente sul petrolio e sull’automobile. Con il prezzo del greggio che ha raggiunto i 55$ al barile e si avvia verso i 60$, questa alternativa diventa una priorità politica. Nonostante la propaganda che cerca di diffondere il modello dell’ipermercato come unica possibilità nell’epoca dell’economia globale, è facile riscontrare come, proprio nel mondo globale, gli abitanti di città come Parigi, New York, San Francisco, Londra, Roma, Madrid vivono all’interno di quartieri urbani integrati, fanno la spesa quotidianamente in piccoli negozi al dettaglio, in mercati tradizionali o in mini-market che arricchiscono la vita e la sicurezza delle strade e delle piazze. Inoltre l’esperienza americana e il fallimento dei “PETROL-SLUMS” - i sobborghi periferici che dipendono per la loro sopravvivenza dal petrolio - ci dimostrano come siamo entrati in una nuova fase di sviluppo in cui molti grandi centri commerciali periferici vengono demoliti e trasformati in nuovi quartieri urbani integrati: Mizner Park in Florida, Mashpee Commons nel Maryland, The Crossing, Eastgatenel Tennessee, Redmonton in California.

LA FINE DELL'ERA DEGLI IPERMERCATI (WORKSHOP) Bologna, Centro Espositivo ex-Chiesa di San Mattia, Via S. Isaia 14/a 9/12/2004

BUCCI, Alessandro;DIOLAITI, Donatella;TAGLIAVENTI, Gabriele
2004

Abstract

LA FINE DELL’ ERA DEGLI IPERMERCATI DAGLI “SCATOLONI” AI QUARTIERI URBANI INTEGRATI Presentazione delle pubblicazioni e delle ricerche svolte dal Laboratorio CIVICARCH dell’Università di Ferrara nell’ambito del Programma Cofin-MIUR 2002-2004 Casi di studio di interventi di trasformazione urbana di aree occupate da ipermercati periferici. Nel momento in cui Wal Mart, la più grande catena commerciale del mondo con un fatturato annuo superiore al PIL della Svizzera, sta pianificando l’invasione del continente europeo e, in particolare dell’Italia, negli Stati Uniti l’era dei grandi centri commerciali periferici sta finendo. Mentre le città italiane rischiano di essere impoverite dall’apertura di una serie di “scatoloni” commerciali circondati da immensi parcheggi, questo modello vecchio di più di 50 anni ha terminato il suo ciclo economico e urbanistico. CNN/Money ha scritto che: “Il centro commerciale periferico sta facendo la fine del Drive-in e dello Stereo-otto. Cosa lo sostituirà?” La fine dell’era degli ipermercati periferici, degli shopping malls, dei supercenters, è dovuta alla presa di coscienza dell’enorme danno ambientale, sociale ed economico causato da tale strutture: -Gli enormi flussi di traffico generati; -L’alto tasso d’inquinamento; -Lo spreco di territorio e di risorse necessarie per mantenere in vita enormi aree cementate; Il parallelo impoverimento delle strutture commerciali diffuse nelle città con il conseguente aumento del tasso di delinquenza legato alla desertificazione delle strade Oggi è finalmente possibile affrancarsi dalla schiavitù di un modello basato esclusivamente sul petrolio e sull’automobile. Con il prezzo del greggio che ha raggiunto i 55$ al barile e si avvia verso i 60$, questa alternativa diventa una priorità politica. Nonostante la propaganda che cerca di diffondere il modello dell’ipermercato come unica possibilità nell’epoca dell’economia globale, è facile riscontrare come, proprio nel mondo globale, gli abitanti di città come Parigi, New York, San Francisco, Londra, Roma, Madrid vivono all’interno di quartieri urbani integrati, fanno la spesa quotidianamente in piccoli negozi al dettaglio, in mercati tradizionali o in mini-market che arricchiscono la vita e la sicurezza delle strade e delle piazze. Inoltre l’esperienza americana e il fallimento dei “PETROL-SLUMS” - i sobborghi periferici che dipendono per la loro sopravvivenza dal petrolio - ci dimostrano come siamo entrati in una nuova fase di sviluppo in cui molti grandi centri commerciali periferici vengono demoliti e trasformati in nuovi quartieri urbani integrati: Mizner Park in Florida, Mashpee Commons nel Maryland, The Crossing, Eastgatenel Tennessee, Redmonton in California.
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