La psicofarmacologia rappresenta un’area estremamente significativa della psiconcologia, benché solo di recente ne sia stata valutata in misura più precisa l’importanza e ne siano state ridefinite le modalità d’integrazione con gli altri interventi terapeutici. Risulta, infatti, che, nonostante gli psicofarmaci siano impiegati regolarmente in oncologia, la scelta delle singole classi sia stata a lungo basata su principi non sempre dettati dalla razionalità clinica, come indicato dall’impropria ed eccessiva prescrizione di ipnoinducenti, l’uso frequente di neurolettici a scopo sedativo o adiuvante nel trattamento della nausea e del vomito da chemioterapia, o lo scarso uso di antidepressivi, nonostante la prevalenza di depressione nei pazienti con cancro. In anni recenti, l’attenzione all’impiego degli psicofarmaci in oncologia è notevolmente cresciuta. Varie ragioni sono alla base di tali cambiamenti. Innanzi tutto, la maggior precisione nella diagnosi dei disturbi psichiatrici nei pazienti affetti da cancro (ad es. depressione maggiore, disturbo d’ansia, disturbo post-traumatico da stress, delirium) e la dimostrazione dell’elevata prevalenza di tali disturbi hanno messo in evidenza la necessità di trattamenti adeguati e più specifici . In questo senso, recenti studi indicano come l’uso di antidepressivi sia più pertinente rispetto al passato, benché ulteriori sforzi debbano essere condotti al fine di migliorare gli standard degli interventi psicofarmacolgici in oncologia. In secondo luogo, è dimostrato come interventi combinati (psicofarmacoterapia e interventi psicologici) siano utili per il trattamento dei disturbi psichici, secondari al cancro, che interferiscono con le capacità d’adattamento alla malattia, con il grado di funzionamento individuale e con la qualità della vita. Infine, i pur non numerosi studi sperimentali condotti con maggiore rigore metodologico hanno portato a dimostrare l’efficacia e la sicurezza d’impiego di alcune molecole e a definire un loro possibile utilizzo come farmaci adiuvanti nel trattamento di sintomi oncologici non primariamente psichiatrici. In particolare, diversi farmaci antidepressivi si sono dimostrati utili strumenti nel trattamento del dolore o delle vampate di calore da menopausa iatrogena, mentre altri, quali le benzodiazepine, hanno fondamentalmente sostituito i neurolettici nel trattamento della nausea e vomito da chemioterapia, in associazione ai più recenti farmaci antiemetici messi a punto in ambito oncologico. Risultano quindi, chiari i motivi per cui la psicofarmacoterapia possiede un proprio valore intrinseco, rientrando nell’insieme degli “interventi integrati” che nei pazienti affetti da patologie somatiche in comorbilità psichiatrica permettono di trattare i disturbi psicopatologici e di migliorare la qualità della vita nelle varie fasi del percorso di malattia. In questo capitolo viene preso in esame il trattamento psicofarmacologico in oncologia, passando in rassegna le singole classi farmacologiche e dando per ciascuna di queste categorie le indicazioni principali sulle proprietà d’azione, sulle modalità d’impiego clinico e sugli effetti collaterali.

La psicofarmacoterapia.

GRASSI, Luigi;FACCHI, Anna;
2002

Abstract

La psicofarmacologia rappresenta un’area estremamente significativa della psiconcologia, benché solo di recente ne sia stata valutata in misura più precisa l’importanza e ne siano state ridefinite le modalità d’integrazione con gli altri interventi terapeutici. Risulta, infatti, che, nonostante gli psicofarmaci siano impiegati regolarmente in oncologia, la scelta delle singole classi sia stata a lungo basata su principi non sempre dettati dalla razionalità clinica, come indicato dall’impropria ed eccessiva prescrizione di ipnoinducenti, l’uso frequente di neurolettici a scopo sedativo o adiuvante nel trattamento della nausea e del vomito da chemioterapia, o lo scarso uso di antidepressivi, nonostante la prevalenza di depressione nei pazienti con cancro. In anni recenti, l’attenzione all’impiego degli psicofarmaci in oncologia è notevolmente cresciuta. Varie ragioni sono alla base di tali cambiamenti. Innanzi tutto, la maggior precisione nella diagnosi dei disturbi psichiatrici nei pazienti affetti da cancro (ad es. depressione maggiore, disturbo d’ansia, disturbo post-traumatico da stress, delirium) e la dimostrazione dell’elevata prevalenza di tali disturbi hanno messo in evidenza la necessità di trattamenti adeguati e più specifici . In questo senso, recenti studi indicano come l’uso di antidepressivi sia più pertinente rispetto al passato, benché ulteriori sforzi debbano essere condotti al fine di migliorare gli standard degli interventi psicofarmacolgici in oncologia. In secondo luogo, è dimostrato come interventi combinati (psicofarmacoterapia e interventi psicologici) siano utili per il trattamento dei disturbi psichici, secondari al cancro, che interferiscono con le capacità d’adattamento alla malattia, con il grado di funzionamento individuale e con la qualità della vita. Infine, i pur non numerosi studi sperimentali condotti con maggiore rigore metodologico hanno portato a dimostrare l’efficacia e la sicurezza d’impiego di alcune molecole e a definire un loro possibile utilizzo come farmaci adiuvanti nel trattamento di sintomi oncologici non primariamente psichiatrici. In particolare, diversi farmaci antidepressivi si sono dimostrati utili strumenti nel trattamento del dolore o delle vampate di calore da menopausa iatrogena, mentre altri, quali le benzodiazepine, hanno fondamentalmente sostituito i neurolettici nel trattamento della nausea e vomito da chemioterapia, in associazione ai più recenti farmaci antiemetici messi a punto in ambito oncologico. Risultano quindi, chiari i motivi per cui la psicofarmacoterapia possiede un proprio valore intrinseco, rientrando nell’insieme degli “interventi integrati” che nei pazienti affetti da patologie somatiche in comorbilità psichiatrica permettono di trattare i disturbi psicopatologici e di migliorare la qualità della vita nelle varie fasi del percorso di malattia. In questo capitolo viene preso in esame il trattamento psicofarmacologico in oncologia, passando in rassegna le singole classi farmacologiche e dando per ciascuna di queste categorie le indicazioni principali sulle proprietà d’azione, sulle modalità d’impiego clinico e sugli effetti collaterali.
2002
9788821425394
Psicofarmacologia; antidepressivi; benzodiazepine; antipsicotici; oncologia
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