Oggetto delle prime segnalazioni nella seconda metà del XIX secolo, il Paleolitico della regione marchigiana è divenuto ambito di ricerca a partire dagli anni ’60. Da quel momento e seppure con fasi alterne, nuove prospezioni e indagini stratigrafiche hanno portato al censimento di oltre una trentina di siti che coprono un vasto intervallo temporale comprendente la fase antica del Paleolitico inferiore con industrie su ciottolo, la fase recente con industrie acheuleane talora associate a una componente Levallois, il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore, mentre il Mesolitico resta rappresentato da un singolo sito. I siti si distribuiscono su terrazzi fluviali, su ripiani sommitali a quote diverse nella Dorsale Marchigiana, in grotte e ripari sottoroccia, e definiscono in maniera più o meno evidente un sistema di occupazione del territorio che risente profondamente della distribuzione delle risorse litiche. Alla palese difficoltà di inquadramento cronologico per le industrie acheuleane con componente Levallois, fa riscontro un sistema relativamente più dettagliato per il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore. Il Paleolitico medio è rappresentato dal sito di Boccabianca, attribuito all’ultimo Interglaciale, e dai siti all’aperto nelle valli dell’Esino e del Potenza riferibili alle prime fasi del Würm. A questa fase segue una lunga lacuna interrotta all’inizio del Paleolitico superiore dai siti aurignaziani recentemente individuati allo spartiacque appenninico e nell’alto Esino. Seguono tracce sporadiche di frequentazioni di età gravettiana, mentre evidenze più marcate di occupazione di territori ricchi di selce al margine della Dorsale Marchigiana si registrano durante l’Ultimo Massimo Glaciale per il Gravettiano\Epigravettiano. Il tardiglaciale vede l’intensificarsi della presenza antropica lungo la dorsale, dapprima all’imbocco delle valli e successivamente nei ripari sottoroccia e nelle grotte della Gola della Rossa e del Sentino.

Il Paleolitico delle Marche.

BROGLIO, Alberto;PERESANI, Marco;
2005

Abstract

Oggetto delle prime segnalazioni nella seconda metà del XIX secolo, il Paleolitico della regione marchigiana è divenuto ambito di ricerca a partire dagli anni ’60. Da quel momento e seppure con fasi alterne, nuove prospezioni e indagini stratigrafiche hanno portato al censimento di oltre una trentina di siti che coprono un vasto intervallo temporale comprendente la fase antica del Paleolitico inferiore con industrie su ciottolo, la fase recente con industrie acheuleane talora associate a una componente Levallois, il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore, mentre il Mesolitico resta rappresentato da un singolo sito. I siti si distribuiscono su terrazzi fluviali, su ripiani sommitali a quote diverse nella Dorsale Marchigiana, in grotte e ripari sottoroccia, e definiscono in maniera più o meno evidente un sistema di occupazione del territorio che risente profondamente della distribuzione delle risorse litiche. Alla palese difficoltà di inquadramento cronologico per le industrie acheuleane con componente Levallois, fa riscontro un sistema relativamente più dettagliato per il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore. Il Paleolitico medio è rappresentato dal sito di Boccabianca, attribuito all’ultimo Interglaciale, e dai siti all’aperto nelle valli dell’Esino e del Potenza riferibili alle prime fasi del Würm. A questa fase segue una lunga lacuna interrotta all’inizio del Paleolitico superiore dai siti aurignaziani recentemente individuati allo spartiacque appenninico e nell’alto Esino. Seguono tracce sporadiche di frequentazioni di età gravettiana, mentre evidenze più marcate di occupazione di territori ricchi di selce al margine della Dorsale Marchigiana si registrano durante l’Ultimo Massimo Glaciale per il Gravettiano\Epigravettiano. Il tardiglaciale vede l’intensificarsi della presenza antropica lungo la dorsale, dapprima all’imbocco delle valli e successivamente nei ripari sottoroccia e nelle grotte della Gola della Rossa e del Sentino.
2005
Paleolitico; Marche; Ricerca; Quaternario
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