Gli scavi sistematici alla Grotta di Fumane hanno messo in luce una successione stratigrafica spessa complessivamente 10 m, che poggia sulla roccia pedogenizzata alla base della cavità. La successione comprende sabbie basali (S) sormontate da brecce (BR) costituite prevalentemente da lenti di pietrisco a spigoli vivi alternate a limi di apporto eolico; seguono lenti ricche di apporti antropici (A) intercalate da livelli di placchette gelive e infine materiali prevalentemente franosi (D) che hanno suturato l’apertura della cavità. Le sabbie basali, risultanti dal disfacimento del substrato carbonatico, furono messe in posto dal trasporto idrico nel sistema carsico del sito; esse sembrano riferibili alla fase iniziale del Glaciale würmiano (stadi isotopici 5d - 5a). Un progressivo intensificarsi dei processi gelivi portò alla formazione delle brecce; le condizioni più rigide corrispondono alle unità BR11 e BR4+5. Questa unità pare riferibile al I Pleniglaciale würmiano (stadio 4). Un rallentamento dei processi crioclastici e frequentazioni antropiche più importanti e numerose caratterizzano l’unità A, nella quale l’azione del gelo è comunque importante. Essa può essere riferita, come pure le unità inferiori D (fino a D3a, che configura un suolo isoumico di carattere interstadiale) all’Interpleniglaciale (stadio 3). In seguito nell’unità D gli indici di una ripresa dei fenomeni gelivi si intensificano, suggerendo l’attribuzione al II Pleniglaciale (stadio 2). Le unità S, BR e A13 - A4 contengono una sequenza di livelli di frequentazione musteriani, ai quali si riferiscono alcune date TL e, per i livelli più recenti A9 - A4, otto date radiocarbonio comprese tra 39.950±550 e 33.300±400 anni dal presente. Le unità A3 - A1 e D7 - D3 hanno messo in luce importanti strutture d’abitato aurignaziane, alle quali si riferiscono ventisette date 14C. Di esse, le date ottenute recentemente da carboni nel Laboratorio di Oxford, sono comprese tra 34.120±460 e 32.020±340. Il livello di frequentazione più recente, D1d, è riferito al Gravettiano. I resti di mammiferi e uccelli, provenienti in gran parte dall’attività antropica, sono abbondanti. Tra gli ungulati sono ben rappresentati cervo, stambecco, capriolo, camoscio, bisonte e megacero; tra i carnivori orso bruno, orso speleo, lupo, iena e volpe; tra i mustelidi ghiottone, puzzola, ermellino e donnola; tra i felini gatto selvatico, lince, leone e leopardo; tra i roditori lepre alpina, marmotta e castoro. I resti di uccelli sono riferiti a 47 specie diverse, legate soprattutto ad ambienti di prateria alpina, rocciosi e silvani. Le associazioni faunistiche suggeriscono variazioni climatiche in accordo con quelle registrate dall’analisi di sedimenti e suoli. Per quanto riguarda la parte superiore della serie, le unità A11 - A3 riflettono ambienti temperati umidi, le unità soprastanti A2 - A1 ambienti di prateria alpina e di ambiente forestale più freddo. L’abbandono del territorio di caccia da parte dei Musteriani e la comparsa degli Aurignaziani sono dunque riferibili alla fine della fase a clima temperato - umido, forse correlabile con la zona pollinica di Hengelo. La caccia, da parte dei Musteriani come da parte degli Aurignaziani, era rivolta soprattutto agli individui adulti. I dati sull’eruzione e l’usura dei denti di stambecchi e cervi suggeriscono che gli Aurignaziani frequentassero la grotta soprattutto tra la fine della primavera e la fine dell’autunno, e solo occasionalmente in inverno e all’inizio della primavera. Le unità S9 - A4 hanno dato industrie litiche musteriane, particolarmente abbondanti in BR11, A11 e A5+6 e strutture di combustione in BR6,, attorniate da manufatti litici e resti di macellazione di erbivori. Da S9 fino a BR7 i prodotti della scheggiatura sono stati ottenuti col metodo Levallois. Va segnalata la presenza di due bifacciali in BR9, mentre BR6 - BR4 hanno dato raschiatoi confrontabili con quelli che caratterizzano il Musteriano Quina. Tra BR3 e A10 compaiono ancora manufatti ottenuti esclusivamente col metodo Levallois, ma in A9 - A8 i prodotti sono ottenuti col metodo discoide. In A4 va segnalato un coltello a dorso curvo.

Il sito: nuovi contributi sulla stratigrafia, la cronologia, le faune a macromammiferi e le industrie del paleolitico antico.

PERESANI, Marco;
2005

Abstract

Gli scavi sistematici alla Grotta di Fumane hanno messo in luce una successione stratigrafica spessa complessivamente 10 m, che poggia sulla roccia pedogenizzata alla base della cavità. La successione comprende sabbie basali (S) sormontate da brecce (BR) costituite prevalentemente da lenti di pietrisco a spigoli vivi alternate a limi di apporto eolico; seguono lenti ricche di apporti antropici (A) intercalate da livelli di placchette gelive e infine materiali prevalentemente franosi (D) che hanno suturato l’apertura della cavità. Le sabbie basali, risultanti dal disfacimento del substrato carbonatico, furono messe in posto dal trasporto idrico nel sistema carsico del sito; esse sembrano riferibili alla fase iniziale del Glaciale würmiano (stadi isotopici 5d - 5a). Un progressivo intensificarsi dei processi gelivi portò alla formazione delle brecce; le condizioni più rigide corrispondono alle unità BR11 e BR4+5. Questa unità pare riferibile al I Pleniglaciale würmiano (stadio 4). Un rallentamento dei processi crioclastici e frequentazioni antropiche più importanti e numerose caratterizzano l’unità A, nella quale l’azione del gelo è comunque importante. Essa può essere riferita, come pure le unità inferiori D (fino a D3a, che configura un suolo isoumico di carattere interstadiale) all’Interpleniglaciale (stadio 3). In seguito nell’unità D gli indici di una ripresa dei fenomeni gelivi si intensificano, suggerendo l’attribuzione al II Pleniglaciale (stadio 2). Le unità S, BR e A13 - A4 contengono una sequenza di livelli di frequentazione musteriani, ai quali si riferiscono alcune date TL e, per i livelli più recenti A9 - A4, otto date radiocarbonio comprese tra 39.950±550 e 33.300±400 anni dal presente. Le unità A3 - A1 e D7 - D3 hanno messo in luce importanti strutture d’abitato aurignaziane, alle quali si riferiscono ventisette date 14C. Di esse, le date ottenute recentemente da carboni nel Laboratorio di Oxford, sono comprese tra 34.120±460 e 32.020±340. Il livello di frequentazione più recente, D1d, è riferito al Gravettiano. I resti di mammiferi e uccelli, provenienti in gran parte dall’attività antropica, sono abbondanti. Tra gli ungulati sono ben rappresentati cervo, stambecco, capriolo, camoscio, bisonte e megacero; tra i carnivori orso bruno, orso speleo, lupo, iena e volpe; tra i mustelidi ghiottone, puzzola, ermellino e donnola; tra i felini gatto selvatico, lince, leone e leopardo; tra i roditori lepre alpina, marmotta e castoro. I resti di uccelli sono riferiti a 47 specie diverse, legate soprattutto ad ambienti di prateria alpina, rocciosi e silvani. Le associazioni faunistiche suggeriscono variazioni climatiche in accordo con quelle registrate dall’analisi di sedimenti e suoli. Per quanto riguarda la parte superiore della serie, le unità A11 - A3 riflettono ambienti temperati umidi, le unità soprastanti A2 - A1 ambienti di prateria alpina e di ambiente forestale più freddo. L’abbandono del territorio di caccia da parte dei Musteriani e la comparsa degli Aurignaziani sono dunque riferibili alla fine della fase a clima temperato - umido, forse correlabile con la zona pollinica di Hengelo. La caccia, da parte dei Musteriani come da parte degli Aurignaziani, era rivolta soprattutto agli individui adulti. I dati sull’eruzione e l’usura dei denti di stambecchi e cervi suggeriscono che gli Aurignaziani frequentassero la grotta soprattutto tra la fine della primavera e la fine dell’autunno, e solo occasionalmente in inverno e all’inizio della primavera. Le unità S9 - A4 hanno dato industrie litiche musteriane, particolarmente abbondanti in BR11, A11 e A5+6 e strutture di combustione in BR6,, attorniate da manufatti litici e resti di macellazione di erbivori. Da S9 fino a BR7 i prodotti della scheggiatura sono stati ottenuti col metodo Levallois. Va segnalata la presenza di due bifacciali in BR9, mentre BR6 - BR4 hanno dato raschiatoi confrontabili con quelli che caratterizzano il Musteriano Quina. Tra BR3 e A10 compaiono ancora manufatti ottenuti esclusivamente col metodo Levallois, ma in A9 - A8 i prodotti sono ottenuti col metodo discoide. In A4 va segnalato un coltello a dorso curvo.
2005
Stratigrafia; datazioni; paleoecologia
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