Modelli di sviluppo alternativi della città industriale hanno attribuito all'architettura sotterranea, in questa fine di millennio, un importante ruolo per il superamento di alcune delle problematiche delle realtà urbane emergenti. Dalle illuminate proposte di utilizzo del sottosuolo urbano degli anni '30 di Edouard Utudjian, attraverso le proposte utopistiche di Plug-in-city di Peter Cook o di Paolo Soleri, si è giunti ad una maggiore consapevolezza delle potenzialità del sotterraneo. È in questa ottica che la riuscita di un intervento a prevalente sviluppo sotterraneo risulta intimamente connessa anche alla qualità dell'illuminazione, resa possibile da scelte operate dal progettista sia in termini distributivi che tecnologici. Nel caso dell'illuminazione di spazi sotterranei l'esperienza, prima che ogni altra sperimentazione, ha indirizzato verso la scelta di soluzioni capaci di garantire un migliore apporto di luce naturale. L'impiego di tecniche di captazione diurna, unitamente a quelle per il trasferimento della luce naturale, si presentano come le soluzioni più efficaci e da privilegiare risultando in possesso della maggiore aderenza ai parametri fisiologici propri della luce naturale. L'autore analizza con esempi dettagliati alla scala tecnologica le due tipologie di sistemi che, in funzione del grado di immediatezza della trasmissione offerto per il trasferimento della luce naturale nel sottosuolo, si definiscono attivi o passivi.

Illuminare l'architettura ipogea

ZAFFAGNINI, Theo
1999

Abstract

Modelli di sviluppo alternativi della città industriale hanno attribuito all'architettura sotterranea, in questa fine di millennio, un importante ruolo per il superamento di alcune delle problematiche delle realtà urbane emergenti. Dalle illuminate proposte di utilizzo del sottosuolo urbano degli anni '30 di Edouard Utudjian, attraverso le proposte utopistiche di Plug-in-city di Peter Cook o di Paolo Soleri, si è giunti ad una maggiore consapevolezza delle potenzialità del sotterraneo. È in questa ottica che la riuscita di un intervento a prevalente sviluppo sotterraneo risulta intimamente connessa anche alla qualità dell'illuminazione, resa possibile da scelte operate dal progettista sia in termini distributivi che tecnologici. Nel caso dell'illuminazione di spazi sotterranei l'esperienza, prima che ogni altra sperimentazione, ha indirizzato verso la scelta di soluzioni capaci di garantire un migliore apporto di luce naturale. L'impiego di tecniche di captazione diurna, unitamente a quelle per il trasferimento della luce naturale, si presentano come le soluzioni più efficaci e da privilegiare risultando in possesso della maggiore aderenza ai parametri fisiologici propri della luce naturale. L'autore analizza con esempi dettagliati alla scala tecnologica le due tipologie di sistemi che, in funzione del grado di immediatezza della trasmissione offerto per il trasferimento della luce naturale nel sottosuolo, si definiscono attivi o passivi.
1999
Zaffagnini, Theo
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