La trasformazione dell’area del ex-cementificio Rezola a Cestona, nei Paesi Baschi, si pone all’interno di questo paradosso. Da una parte un luogo che ha ancora una forte connotazione naturalistica, poco antropizzato, con una rilevante presenza del paesaggio naturale, dall’altra la “fabbrica” moderna, con i suoi silos, le proprie ciminiere, i grandi contenitori con i macchinari delle lavorazioni che esprimono la natura “ibrida” di questo paesaggio. Tale natura ci porta a rivedere i tradizionali confini natura/artificio, identità/omologazione, città/campagna attraverso reciproche trasversalità e contaminazioni tra le diverse polarità. I due progetti formulati per la trasformazione dell’area cercano, seppur senza pretese di completezza e con le limitazioni e le lacune che la poca conoscenza del luogo e dei costumi dei Paesi Baschi vi era da parte dei progettisti, di ridefinire il senso dell’area e accedere a un confronto con le categorie della permeabilità, della discontinuità, della frammentazione, dell’instabilità e della contaminazione assunte come valori al presente e non come semplice distanza dal passato. L’area di progetto è situata in un contesto che conserva tuttora importanti caratteri storici e paesaggistici all’interno di un territorio poco antropizzato. Questo spazio è temporaneamente un ricordo del nostro passato e allo stesso tempo un luogo dove si accumulano le nostre speranze. Si tratta, quindi, di recuperare e inserire in una nuova struttura gli scarti prodotti dall’epoca precedente che ci invitano, al tempo stesso, a ragionare sulla specificità del luogo inteso come recupero di parte della struttura esistente. Il metodo utilizzato per il recupero di parte della struttura esistente è stato quello di considerare l’attuale struttura come “rovina” e interpretare tale rovina secondo la triade Vitruviana, leggendola cioè secondo la propria utilitas, firmitas e venustas. L’eccellente ubicazione in rapporto alla mobilità meccanizzata, ferroviaria e pedonale, la vicinanza del mare e una risorsa come l’acqua termale, ci permetto di concludere che è possibile in quest’area collocare un nuovo centro termale, non molto grande, con relativo hotel e servizi annessi per sfruttare la vocazione turistica della costa cantabrica; Trasformare il vuoto fra gli edifici in un grande parco per il tempo libero come contenitore di attrezzature sportive che, per preesistenze archeologiche, non potranno essere costruite nell’attuale area prevista dal PRG del paese di Cestona. Oltre alla residenza, al parco e alle terme, commercio e aree per il parcheggio

Informe del proyecto

GAIANI, Alessandro
2001

Abstract

La trasformazione dell’area del ex-cementificio Rezola a Cestona, nei Paesi Baschi, si pone all’interno di questo paradosso. Da una parte un luogo che ha ancora una forte connotazione naturalistica, poco antropizzato, con una rilevante presenza del paesaggio naturale, dall’altra la “fabbrica” moderna, con i suoi silos, le proprie ciminiere, i grandi contenitori con i macchinari delle lavorazioni che esprimono la natura “ibrida” di questo paesaggio. Tale natura ci porta a rivedere i tradizionali confini natura/artificio, identità/omologazione, città/campagna attraverso reciproche trasversalità e contaminazioni tra le diverse polarità. I due progetti formulati per la trasformazione dell’area cercano, seppur senza pretese di completezza e con le limitazioni e le lacune che la poca conoscenza del luogo e dei costumi dei Paesi Baschi vi era da parte dei progettisti, di ridefinire il senso dell’area e accedere a un confronto con le categorie della permeabilità, della discontinuità, della frammentazione, dell’instabilità e della contaminazione assunte come valori al presente e non come semplice distanza dal passato. L’area di progetto è situata in un contesto che conserva tuttora importanti caratteri storici e paesaggistici all’interno di un territorio poco antropizzato. Questo spazio è temporaneamente un ricordo del nostro passato e allo stesso tempo un luogo dove si accumulano le nostre speranze. Si tratta, quindi, di recuperare e inserire in una nuova struttura gli scarti prodotti dall’epoca precedente che ci invitano, al tempo stesso, a ragionare sulla specificità del luogo inteso come recupero di parte della struttura esistente. Il metodo utilizzato per il recupero di parte della struttura esistente è stato quello di considerare l’attuale struttura come “rovina” e interpretare tale rovina secondo la triade Vitruviana, leggendola cioè secondo la propria utilitas, firmitas e venustas. L’eccellente ubicazione in rapporto alla mobilità meccanizzata, ferroviaria e pedonale, la vicinanza del mare e una risorsa come l’acqua termale, ci permetto di concludere che è possibile in quest’area collocare un nuovo centro termale, non molto grande, con relativo hotel e servizi annessi per sfruttare la vocazione turistica della costa cantabrica; Trasformare il vuoto fra gli edifici in un grande parco per il tempo libero come contenitore di attrezzature sportive che, per preesistenze archeologiche, non potranno essere costruite nell’attuale area prevista dal PRG del paese di Cestona. Oltre alla residenza, al parco e alle terme, commercio e aree per il parcheggio
2001
INDUSTRIAL ARCHITECTURE
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/497346
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact