Negli ultimi anni la relazione tra sinoviti croniche e agenti infettivi “difficili”, tra cui Chlamydophila pneumoniae, ha suscitato l’interesse di numerosi studiosi. L’ipotesi patogenetica del “peptide artritogenico”, che prevede l’induzione di cellule T citotossiche in seguito ad una cross-reazione tra autoantigeni e antigeni batterici, appare particolarmente appropriata nel caso delle Artriti Reattive (ReA), ove tra i criteri maggiori di diagnosi rientra l’anamnesi positiva per una infezione enterica o uretrale precedente l’esordio delle manifestazioni articolari. Tra i numerosi microorganismi chiamati in causa nelle ReA Chlamydophila appare essere il più comune; inoltre, nei monociti/macrofagi sinoviali di pazienti affetti da ReA Chlamydophila-associate sono state riscontrate forme di C. trachomatis in stato di persistenza. Peraltro, recenti indagini molecolari sembrano confermare un ruolo di C. pneumoniae, non solo in alcuni casi di ReA, ma anche in altre forme di artropatie croniche; tuttavia il significato di tali riscontro presenta ancora numerosi aspetti controversi. Non esistono pareri uniformi sui tests laboratoristici da utilizzare per l’identificazione di Chlamydophila anche se la PCR viene ritenuta una delle metodiche più efficaci per l’individuazione del microrganismo nel liquido sinoviale. Recentemente, lo sviluppo di un nuovo modello colturale ci ha consentito di dimostrare l’abilità di C. pneumoniae di sopravvivere all’interno di cellule mononucleate in una forma vitale e infettante. Gli obiettivi di questo lavoro sono stati: a) valutare la presenza e la vitalità di C. pneumoniae nel sangue e nel fluido sinoviale di pazienti affetti da sinovite cronica; b) studiare l’implicazione di tale microorganismo nella patogenesi di artropatie croniche non ReA.

Chlamydie ed Artropatie. Un possibile ruolo?

GIULIODORI, Margherita;SERACENI, Silva;CONTINI, Carlo
2006

Abstract

Negli ultimi anni la relazione tra sinoviti croniche e agenti infettivi “difficili”, tra cui Chlamydophila pneumoniae, ha suscitato l’interesse di numerosi studiosi. L’ipotesi patogenetica del “peptide artritogenico”, che prevede l’induzione di cellule T citotossiche in seguito ad una cross-reazione tra autoantigeni e antigeni batterici, appare particolarmente appropriata nel caso delle Artriti Reattive (ReA), ove tra i criteri maggiori di diagnosi rientra l’anamnesi positiva per una infezione enterica o uretrale precedente l’esordio delle manifestazioni articolari. Tra i numerosi microorganismi chiamati in causa nelle ReA Chlamydophila appare essere il più comune; inoltre, nei monociti/macrofagi sinoviali di pazienti affetti da ReA Chlamydophila-associate sono state riscontrate forme di C. trachomatis in stato di persistenza. Peraltro, recenti indagini molecolari sembrano confermare un ruolo di C. pneumoniae, non solo in alcuni casi di ReA, ma anche in altre forme di artropatie croniche; tuttavia il significato di tali riscontro presenta ancora numerosi aspetti controversi. Non esistono pareri uniformi sui tests laboratoristici da utilizzare per l’identificazione di Chlamydophila anche se la PCR viene ritenuta una delle metodiche più efficaci per l’individuazione del microrganismo nel liquido sinoviale. Recentemente, lo sviluppo di un nuovo modello colturale ci ha consentito di dimostrare l’abilità di C. pneumoniae di sopravvivere all’interno di cellule mononucleate in una forma vitale e infettante. Gli obiettivi di questo lavoro sono stati: a) valutare la presenza e la vitalità di C. pneumoniae nel sangue e nel fluido sinoviale di pazienti affetti da sinovite cronica; b) studiare l’implicazione di tale microorganismo nella patogenesi di artropatie croniche non ReA.
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