Le Grotte di Pradis si trovano nelle Prealpi friulane, a 650 m di quota nell’altopiano di Pradis, sulla sinistra idrografica del torrente Cosa. Tre datazioni radiometriche (Azzi, Gulisano 1979) fissano l’età dell’unità superiore all’oscillazione di Alleröd (strato 2 (F-84): 11.770±260 B.P.; strato 1b (F-85): 11.250±310 B.P.; strato 1 (F-86): 10.970±290 B.P.) con industrie riferibili all’Epigravettiano recente (Corai 1980). Da questi tagli provengono quattro manufatti in osso: si tratta di due punterioli, rispettivamente una diafisi di ulna di lupo e un telemetacarpo di alce, e due clavicole di marmotta con tacche incise interpretabili come ornamenti (Gurioli et al. 2011). Un tempo interpretato come “colonia naturale di marmotte”, l’insieme faunistico è ora sotto attenta revisione tafonomica e le evidenze, seppur preliminari, indicano l’uomo quale principale predatore e agente di accumulo dei resti nel sito. I casi qui riportati sembrano indicare una sistematicità dei gesti nel trattamento delle carcasse da parte dei cacciatori-raccoglitori che frequentarono ripetutamente l’altipiano nel corso del Tardoglaciale. Sono infatti ampiamente documentate tutte la fasi della catena di macellazione con prevalenza di tracce da ricondurre a spellamento e per taluni elementi cottura e distacco delle masse muscolari. Questi dati in associazione a quelli provenienti dalla limitrofa Grotta del Clusantin (Romandini et al. 2011), rafforzano il ruolo di privilegiata nicchia di caccia specializzata alla marmotta svolto dal plateau di Pradis.

Sfruttamento di Marmota marmota : analisi tafonomica preliminare dell’insieme faunistico dei livelli epigravettiani delle Grotte « Verdi » di Pradis.

ROMANDINI, Matteo;PERESANI, Marco
2012

Abstract

Le Grotte di Pradis si trovano nelle Prealpi friulane, a 650 m di quota nell’altopiano di Pradis, sulla sinistra idrografica del torrente Cosa. Tre datazioni radiometriche (Azzi, Gulisano 1979) fissano l’età dell’unità superiore all’oscillazione di Alleröd (strato 2 (F-84): 11.770±260 B.P.; strato 1b (F-85): 11.250±310 B.P.; strato 1 (F-86): 10.970±290 B.P.) con industrie riferibili all’Epigravettiano recente (Corai 1980). Da questi tagli provengono quattro manufatti in osso: si tratta di due punterioli, rispettivamente una diafisi di ulna di lupo e un telemetacarpo di alce, e due clavicole di marmotta con tacche incise interpretabili come ornamenti (Gurioli et al. 2011). Un tempo interpretato come “colonia naturale di marmotte”, l’insieme faunistico è ora sotto attenta revisione tafonomica e le evidenze, seppur preliminari, indicano l’uomo quale principale predatore e agente di accumulo dei resti nel sito. I casi qui riportati sembrano indicare una sistematicità dei gesti nel trattamento delle carcasse da parte dei cacciatori-raccoglitori che frequentarono ripetutamente l’altipiano nel corso del Tardoglaciale. Sono infatti ampiamente documentate tutte la fasi della catena di macellazione con prevalenza di tracce da ricondurre a spellamento e per taluni elementi cottura e distacco delle masse muscolari. Questi dati in associazione a quelli provenienti dalla limitrofa Grotta del Clusantin (Romandini et al. 2011), rafforzano il ruolo di privilegiata nicchia di caccia specializzata alla marmotta svolto dal plateau di Pradis.
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