Nel settore della moda il ciclo di vita dei prodotti è scandito dalla logica mediatica delle collezioni stagionali (autunno-inverno e primavera-estate) collegate agli eventi fieristici e alle sfilate. Gli operatori del settore sono alla continua ricerca di nuovi prodotti, nuove forme di presentazione e commercializzazione, e devono pertanto far fronte a quantità di beni in rimanenza, spesso elevate e per di più soggette a fenomeni di rapida obsolescenza. A fine esercizio si pone dunque il tema della svalutazione. Mentre ai fini civilistici non si pongono soverchi problemi per tener conto del minor valore di alcune categorie di prodotti, non si può dire altrettanto ai fini fiscali dove il procedimento di individuazione del valore normale crea alcune difficoltà. Una prima difficoltà riguarda il riferimento temporale all’ “ultimo mese dell’esercizio” previsto per la valutazione fiscale. Le vendite a stock avvengono infatti generalmente nei mesi immediatamente precedenti (ottobre-novembre) o successivi (gennaio-febbraio). Qualche riflessione nel quadro delle rimanenze merita anche il tema delle differenze inventariali. Il mondo della moda riguarda infatti prodotti per i quali le differenze inventariali sono frequenti, come abbigliamento ma anche profumi, occhiali e altri accessori. La stessa tematica nelle imprese della grande distribuzione è stata risolta da una circolare ministeriale del 2006 nel senso della non operatività della presunzione legale di cessione, ferma restando l’ovvia possibilità di utilizzare differenze inventariali anomale per costruire presunzioni semplici. Le imprese del settore della moda sono invece tenute alla contabilità di magazzino e occorrono quindi approfondimenti ulteriori. Un altro tema collegato e concettualmente interessante è quello dei beni utilizzati per sfilate, per pubblicità televisive, e via enumerando, oggetto di furto o di semplice sparizione.

Rimanenze e valore normale

CROVATO, Francesco
2016

Abstract

Nel settore della moda il ciclo di vita dei prodotti è scandito dalla logica mediatica delle collezioni stagionali (autunno-inverno e primavera-estate) collegate agli eventi fieristici e alle sfilate. Gli operatori del settore sono alla continua ricerca di nuovi prodotti, nuove forme di presentazione e commercializzazione, e devono pertanto far fronte a quantità di beni in rimanenza, spesso elevate e per di più soggette a fenomeni di rapida obsolescenza. A fine esercizio si pone dunque il tema della svalutazione. Mentre ai fini civilistici non si pongono soverchi problemi per tener conto del minor valore di alcune categorie di prodotti, non si può dire altrettanto ai fini fiscali dove il procedimento di individuazione del valore normale crea alcune difficoltà. Una prima difficoltà riguarda il riferimento temporale all’ “ultimo mese dell’esercizio” previsto per la valutazione fiscale. Le vendite a stock avvengono infatti generalmente nei mesi immediatamente precedenti (ottobre-novembre) o successivi (gennaio-febbraio). Qualche riflessione nel quadro delle rimanenze merita anche il tema delle differenze inventariali. Il mondo della moda riguarda infatti prodotti per i quali le differenze inventariali sono frequenti, come abbigliamento ma anche profumi, occhiali e altri accessori. La stessa tematica nelle imprese della grande distribuzione è stata risolta da una circolare ministeriale del 2006 nel senso della non operatività della presunzione legale di cessione, ferma restando l’ovvia possibilità di utilizzare differenze inventariali anomale per costruire presunzioni semplici. Le imprese del settore della moda sono invece tenute alla contabilità di magazzino e occorrono quindi approfondimenti ulteriori. Un altro tema collegato e concettualmente interessante è quello dei beni utilizzati per sfilate, per pubblicità televisive, e via enumerando, oggetto di furto o di semplice sparizione.
2016
9788891614124
rimanenze, valore normale, perdite di beni, svalutazione magazzino, categorie omogenee
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