Di fronte ai patrimoni e ai paesaggi industriali, che spesso presentano condizioni di degrado ambientale, di sottoutilizzo parziale, di deficit strutturale, energetico, ambientale, a cui si legano fenomeni di mutazione d’uso che a volte comportano la progressiva terziarizzazione di tessuti produttivi di primo impianto, tramite sostituzione edilizia puntuale o cancellazione di interi tessuti produttivi, diventa fondamentale operare un confronto critico e consapevole tra i diversi valori che in queste aree è possibile leggere. E’ necessario verificare la tenuta di modelli spaziali e strategie insediative capaci di indicare per questi patrimoni possibili prospettive di sviluppo sostenibile: ad esempio tramite il modello del “parco” e della funzione simbolica prevalente, caratterizzato dall’intreccio di corridoi ecologici, spesso fortemente radicato nelle reti infrastrutturali, anche di quelle legate al processo di prima territorializzazione industriale. Un parco che è sempre più lontano dalla radice etimologica di “recinto” e che si manifesta più spesso attraverso reti di reti (reti ecologiche, storiche e culturali, infrastrutturali e di comunicazione, di fruizione turistica). Attraverso questo modello di parco si possono infine superare le contraddizioni insite nella memoria dello sfruttamento delle risorse energetiche di alcuni territori e lavorare sulle possibili relazioni virtuose tra paesaggi culturali e resilienza. Le memorie dei disastri provocati dallo sfruttamento di risorse territoriali, come ad esempio le estrazioni di gas metano e i fenomeni di subsidenza, i bacini idroelettrici e le inondazioni, gli impianti fotovoltaici e l’inquinamento dei paesaggi rurali, costituiscono solo alcuni esempi di questo possibile racconto.

Processi identitari nei paesaggi industriali. Modelli spaziali, strategie insediative, sviluppo locale

MASSARENTE, Alessandro
2014

Abstract

Di fronte ai patrimoni e ai paesaggi industriali, che spesso presentano condizioni di degrado ambientale, di sottoutilizzo parziale, di deficit strutturale, energetico, ambientale, a cui si legano fenomeni di mutazione d’uso che a volte comportano la progressiva terziarizzazione di tessuti produttivi di primo impianto, tramite sostituzione edilizia puntuale o cancellazione di interi tessuti produttivi, diventa fondamentale operare un confronto critico e consapevole tra i diversi valori che in queste aree è possibile leggere. E’ necessario verificare la tenuta di modelli spaziali e strategie insediative capaci di indicare per questi patrimoni possibili prospettive di sviluppo sostenibile: ad esempio tramite il modello del “parco” e della funzione simbolica prevalente, caratterizzato dall’intreccio di corridoi ecologici, spesso fortemente radicato nelle reti infrastrutturali, anche di quelle legate al processo di prima territorializzazione industriale. Un parco che è sempre più lontano dalla radice etimologica di “recinto” e che si manifesta più spesso attraverso reti di reti (reti ecologiche, storiche e culturali, infrastrutturali e di comunicazione, di fruizione turistica). Attraverso questo modello di parco si possono infine superare le contraddizioni insite nella memoria dello sfruttamento delle risorse energetiche di alcuni territori e lavorare sulle possibili relazioni virtuose tra paesaggi culturali e resilienza. Le memorie dei disastri provocati dallo sfruttamento di risorse territoriali, come ad esempio le estrazioni di gas metano e i fenomeni di subsidenza, i bacini idroelettrici e le inondazioni, gli impianti fotovoltaici e l’inquinamento dei paesaggi rurali, costituiscono solo alcuni esempi di questo possibile racconto.
2014
9788863733167
patrimonio culturale, identità geografica, ecomuseo, sviluppo locale, parco, reti di reti, paesaggi culturali, resilienza
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