Ricavato dal libro/diario “L’Angelo delle fragole” di Stefania Mazzoli, sotto il titolo volutamente felliniano di tarcordat si dilata un evento di narrazione teatrale in cui rivivono, tramite frammenti di memoria, i lavori nella campagna, la vita, le abitudini e i personaggi “tipici” di un borgo dal secondo dopoguerra in avanti. Nel ripetuto ruotare di una matassa che di volta in volta sbroglia o aggroviglia i fili del tempo, la storia si snoda da Borgo Scoline, nell’immediata periferia ferrarese, ma potrebbe essere collocata in qualsiasi altra parte di un’Italia subalterna e semplice eppure non marginale lasciando dietro di sé immagini e testimonianze non nostalgiche ma in grado di fornire elementi di riflessione ancora attuali, soprattutto sul valore della solidarietà, dell’amicizia e di bisogni materiali e sociali comuni e condivisi. Come sotto il tendone di un circo o in uno spettacolo di varietà si avvicendano “numeri” e personaggi di molteplice umanità realmente esistiti o di pura immaginazione, come l’irrompere di un imprevisto Astolfo ariostesco, in un’alternanza di comicità, ironia e poesia, mettendo in fila le tappe di un viaggio verso una meta di auspicabile speranza: il paese “dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno” senza sottintesi o manipolazioni. Sopra tutti la presenza di un Angelo “laico”, impalpabile ma concreto. L’Angelo del borgo, sorridente, ironico e sornione, artefice di miracoli bizzarri, che canta e balla e guida le esistenze di un piccolo mondo dove anche gli estremi possono felicemente convivere.

tarcordat

SERAGNOLI, Daniele
2015

Abstract

Ricavato dal libro/diario “L’Angelo delle fragole” di Stefania Mazzoli, sotto il titolo volutamente felliniano di tarcordat si dilata un evento di narrazione teatrale in cui rivivono, tramite frammenti di memoria, i lavori nella campagna, la vita, le abitudini e i personaggi “tipici” di un borgo dal secondo dopoguerra in avanti. Nel ripetuto ruotare di una matassa che di volta in volta sbroglia o aggroviglia i fili del tempo, la storia si snoda da Borgo Scoline, nell’immediata periferia ferrarese, ma potrebbe essere collocata in qualsiasi altra parte di un’Italia subalterna e semplice eppure non marginale lasciando dietro di sé immagini e testimonianze non nostalgiche ma in grado di fornire elementi di riflessione ancora attuali, soprattutto sul valore della solidarietà, dell’amicizia e di bisogni materiali e sociali comuni e condivisi. Come sotto il tendone di un circo o in uno spettacolo di varietà si avvicendano “numeri” e personaggi di molteplice umanità realmente esistiti o di pura immaginazione, come l’irrompere di un imprevisto Astolfo ariostesco, in un’alternanza di comicità, ironia e poesia, mettendo in fila le tappe di un viaggio verso una meta di auspicabile speranza: il paese “dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno” senza sottintesi o manipolazioni. Sopra tutti la presenza di un Angelo “laico”, impalpabile ma concreto. L’Angelo del borgo, sorridente, ironico e sornione, artefice di miracoli bizzarri, che canta e balla e guida le esistenze di un piccolo mondo dove anche gli estremi possono felicemente convivere.
2015
Memoria storica, Vita popolare, Lavori agricoli, Solidarietà
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