Nel corso della giornata congiunta AIMAT-AIZ mi è stato chiesto di ripercorrere l’attività scientifica del prof. Alberto Alberti, con il quale ho cominciato a collaborare a partire dal 1995. Nello scorrere la sua ampia produzione scientifica, ricca di oltre cento titoli, non è difficile cogliere il suo entusiasmo nel lavoro e una spiccata curiosità intellettuale che lo ha spinto ad utilizzare la ricerca sperimentale di base come strumento indispensabile per la comprensione di una molteplice varietà di problematiche, in particolare inerenti alla scienza e alla tecnologia delle zeoliti. Dopo la laurea in Fisica nel 1962, e una breve esperienza lavorativa in Ferrania, Alberto ha iniziato a lavorare, a partire dal 1966, presso l’Istituto di Mineralogia dell’Università degli Studi di Modena. In quella sede trovò un ambiente particolarmente stimolante e creativo, e iniziò i suoi studi sulle zeoliti in collaborazione con il prof. Glauco Gottardi, che ha sempre considerato il suo mentore, oltre che un grande amico. Alberto entra infatti a far parte del suo gruppo di lavoro, di cui ricorda ancora oggi la serenità e la concordia, e inizia i suoi studi sulla cristallochimica e la struttura di zeoliti naturali utilizzando tecniche diffrattometriche su cristallo singolo. Diventa assistente ordinario di Mineralogia presso l’Università di Modena nel 1968, professore ordinario nel 1986 a Sassari, chiamato infine, a partire dal 1989, alla cattedra di Mineralogia presso l’Università degli Studi di Ferrara. La ricerca del prof. Alberti è, in questo ultimo periodo, strettamente intrecciata con quella del gruppo di collaboratori che sta formando attorno a sé: l’arrivo a Ferrara coincide con una apertura verso le zeoliti anche di sintesi, nonché verso la diffrazione da polveri e sorgenti di radiazione non convenzionali, quali la luce di sincrotrone o la radiazione nucleare. All’interno della sua ampia produzione scientifica particolare rilevanza hanno gli studi volti alla caratterizzazione e determinazione della struttura cristallina di nuove zeoliti naturali (amicite, gottardiite, terranovaite, mutinaite, tschernichite) o sintetiche (Nu-6, omega), e agli studi sulle modificazioni strutturali indotte dalla disidratazione in zeoliti mediante tecniche “ex situ” o “in situ”. Articoli di review sono stati scritti per riassumere o per evidenziare alcuni comportamenti peculiari di tali processi quali le modificazioni topologiche descrivibili attraverso il processo di migrazione dei cationi tetraedrici ( “face-sharing tetrahedra process”). Infine, nel chiudere questo breve, e sicuramente parziale, excursus sulla attività scientifica del prof. Alberti, vorrei ricordare gli studi riguardanti l’utilizzo di zeoliti per l’adsorbimento e la degradazione di inquinanti emergenti (NOx, farmaci, idrocarburi), che hanno avviato presso l’Università di Ferrara un nuovo ed interessante filone di ricerca.

Tributo ad Alberto ALberti

MARTUCCI, Annalisa
2010

Abstract

Nel corso della giornata congiunta AIMAT-AIZ mi è stato chiesto di ripercorrere l’attività scientifica del prof. Alberto Alberti, con il quale ho cominciato a collaborare a partire dal 1995. Nello scorrere la sua ampia produzione scientifica, ricca di oltre cento titoli, non è difficile cogliere il suo entusiasmo nel lavoro e una spiccata curiosità intellettuale che lo ha spinto ad utilizzare la ricerca sperimentale di base come strumento indispensabile per la comprensione di una molteplice varietà di problematiche, in particolare inerenti alla scienza e alla tecnologia delle zeoliti. Dopo la laurea in Fisica nel 1962, e una breve esperienza lavorativa in Ferrania, Alberto ha iniziato a lavorare, a partire dal 1966, presso l’Istituto di Mineralogia dell’Università degli Studi di Modena. In quella sede trovò un ambiente particolarmente stimolante e creativo, e iniziò i suoi studi sulle zeoliti in collaborazione con il prof. Glauco Gottardi, che ha sempre considerato il suo mentore, oltre che un grande amico. Alberto entra infatti a far parte del suo gruppo di lavoro, di cui ricorda ancora oggi la serenità e la concordia, e inizia i suoi studi sulla cristallochimica e la struttura di zeoliti naturali utilizzando tecniche diffrattometriche su cristallo singolo. Diventa assistente ordinario di Mineralogia presso l’Università di Modena nel 1968, professore ordinario nel 1986 a Sassari, chiamato infine, a partire dal 1989, alla cattedra di Mineralogia presso l’Università degli Studi di Ferrara. La ricerca del prof. Alberti è, in questo ultimo periodo, strettamente intrecciata con quella del gruppo di collaboratori che sta formando attorno a sé: l’arrivo a Ferrara coincide con una apertura verso le zeoliti anche di sintesi, nonché verso la diffrazione da polveri e sorgenti di radiazione non convenzionali, quali la luce di sincrotrone o la radiazione nucleare. All’interno della sua ampia produzione scientifica particolare rilevanza hanno gli studi volti alla caratterizzazione e determinazione della struttura cristallina di nuove zeoliti naturali (amicite, gottardiite, terranovaite, mutinaite, tschernichite) o sintetiche (Nu-6, omega), e agli studi sulle modificazioni strutturali indotte dalla disidratazione in zeoliti mediante tecniche “ex situ” o “in situ”. Articoli di review sono stati scritti per riassumere o per evidenziare alcuni comportamenti peculiari di tali processi quali le modificazioni topologiche descrivibili attraverso il processo di migrazione dei cationi tetraedrici ( “face-sharing tetrahedra process”). Infine, nel chiudere questo breve, e sicuramente parziale, excursus sulla attività scientifica del prof. Alberti, vorrei ricordare gli studi riguardanti l’utilizzo di zeoliti per l’adsorbimento e la degradazione di inquinanti emergenti (NOx, farmaci, idrocarburi), che hanno avviato presso l’Università di Ferrara un nuovo ed interessante filone di ricerca.
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