INTRODUZIONE È ampiamente dimostrato, sia da studi scientifici sia dalla nostra esperienza quotidiana, che il volto è la sede primaria per l ’espressione delle emozioni; ciò è vero a maggior ragione nelle primissime fasi dello sviluppo, quando esso diventa un canale comunicativo fondamentale per instaurare una relazione positiva tra il bambino e chi si prende cura di lui. L ’attenzione che abbiamo rivolto all ’espressione facciale di distress nasce proprio dalla necessità di considerare molto precocemente i segnali che il volto del bambino, soprattutto se nato pretermine, è in grado di manifestare, per far sì che l ’accudimento sia il più adeguato possibile alle sue esigenze. Il distress, descritto per la prima volta e in modo molto accurato da Darwin nel 1872, costituisce la classica espressione facciale che accompagna il pianto nelle più precoci fasi dello sviluppo e viene definito come uno stato affettivo indifferenziato, a tono edonico negativo, che implica allo stesso tempo una sofferenza mentale e fisica (Dondi, 1999; Dondi & Valente, 2013). Sappiamo, da lavori precedenti, che il neonato sano e a termine manifesta il distress in modo completo e maturo, cioè attraverso un ’intensa contrazione muscolare di tipo bilaterale (Izard et al., 1983; 1987), e che nel pretermine viene esibito spontaneamente almeno a partire dalle 30 settimane di età post-concezionale (Dondi et al., 2008). L ’obiettivo della ricerca è stato quello di indagare e confrontare la presenza spontanea di tale espressione in neonati pretermine e a termine, sia perchè in letteratura gli studi sulla manifestazione del distress spontaneo sono meno frequenti rispetto a quelli legati alle esperienze di dolore, sia in quanto vi è la necessità di iniziare a descrivere in modo sistematico le traiettorie evolutive tipiche e atipiche che specificano questa espressione fondamentale. È stato infatti dimostrato che i pretermine, oltre ad essere maggiormente irritabili e a manifestare più frequentemente emozioni negative (Dondi & Valente, 2013), presentano dei ritardi e delle differenze rispetto ai nati a termine nel corso del primo anno di vita (Van Beek et al., 1994; Segal & Oster, 1995).

L’espressione spontanea di distress nel nato pretermine

VACCA, Tiziana;VALENTE, Angela;DONDI, Marco
2013

Abstract

INTRODUZIONE È ampiamente dimostrato, sia da studi scientifici sia dalla nostra esperienza quotidiana, che il volto è la sede primaria per l ’espressione delle emozioni; ciò è vero a maggior ragione nelle primissime fasi dello sviluppo, quando esso diventa un canale comunicativo fondamentale per instaurare una relazione positiva tra il bambino e chi si prende cura di lui. L ’attenzione che abbiamo rivolto all ’espressione facciale di distress nasce proprio dalla necessità di considerare molto precocemente i segnali che il volto del bambino, soprattutto se nato pretermine, è in grado di manifestare, per far sì che l ’accudimento sia il più adeguato possibile alle sue esigenze. Il distress, descritto per la prima volta e in modo molto accurato da Darwin nel 1872, costituisce la classica espressione facciale che accompagna il pianto nelle più precoci fasi dello sviluppo e viene definito come uno stato affettivo indifferenziato, a tono edonico negativo, che implica allo stesso tempo una sofferenza mentale e fisica (Dondi, 1999; Dondi & Valente, 2013). Sappiamo, da lavori precedenti, che il neonato sano e a termine manifesta il distress in modo completo e maturo, cioè attraverso un ’intensa contrazione muscolare di tipo bilaterale (Izard et al., 1983; 1987), e che nel pretermine viene esibito spontaneamente almeno a partire dalle 30 settimane di età post-concezionale (Dondi et al., 2008). L ’obiettivo della ricerca è stato quello di indagare e confrontare la presenza spontanea di tale espressione in neonati pretermine e a termine, sia perchè in letteratura gli studi sulla manifestazione del distress spontaneo sono meno frequenti rispetto a quelli legati alle esperienze di dolore, sia in quanto vi è la necessità di iniziare a descrivere in modo sistematico le traiettorie evolutive tipiche e atipiche che specificano questa espressione fondamentale. È stato infatti dimostrato che i pretermine, oltre ad essere maggiormente irritabili e a manifestare più frequentemente emozioni negative (Dondi & Valente, 2013), presentano dei ritardi e delle differenze rispetto ai nati a termine nel corso del primo anno di vita (Van Beek et al., 1994; Segal & Oster, 1995).
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