Nel 2007, sulla base dell’esperienza maturata sulla città di Pescia – di cui era stato studiato l’impianto urbano ed analizzate alcune delle principali fabbriche – si è costituito in ambito accademico un gruppo di ricerca, pluridisciplinare fin dall’origine, con lo scopo di documentare le fasi di formazione e trasformazione dei dieci insediamenti altomedievali presenti alle spalle del comune-capoluogo ed appartenenti al peculiare ‘organismo territoriale’ della Valleriana, ai più nota come ‘Svizzera Pesciatina’. L’ambizioso progetto ha trovato appoggio, oltre che nelle istituzioni locali (in primo luogo nel Comune di Pescia) anche nelle numerose associazioni presenti sul territorio e nelle fondazioni bancarie della provincia di Pistoia, senza il cui apporto di carattere finanziario la ricerca stessa non avrebbe potuto essere realizzata nei tempi e nei modi con cui è stata condotta fino ad oggi. Lo specifico ambito scientifico di quello che può essere definito come il ‘nucleo’ del gruppo di lavoro, legato alle discipline del rilievo e della rappresentazione dell’architettura e dell’ambiente, ha fatto sì che la base imprescindibile della ricerca fosse il rilevamento accurato degli insediamenti realizzato attraverso le tecniche digitali oggi a disposizione, che consentono una rapidità di presa del dato impensabile solo fino a due decenni fa. La comprensione dei fenomeni evolutivi di ciascuna delle tre ‘castella’ ad oggi esaminate ha comportato l’analisi dei fatti scalarmente più grandi (le dinamiche territoriali legate ai fenomeni di antropizzazione di una determinata area dalla specifica storia geologica e con una propria identità orografica ed idrografica) e di quelli più piccoli (inerenti i tessuti edilizi e le architetture che ne fanno parte) in un continuo rimando tra l’uno e l’altro che non presenta soluzioni di continuità né per ciò che riguarda lo spazio, né per ciò che concerne il tempo. Ed in tal senso è proprio nelle vicende storiche, quelle legate alla storia universale e quelle inerenti gli avvenimenti locali, che sono state ricercate le ragioni delle trasformazioni stesse dei centri demici. Il rilievo degli elementi fisici dei centri fortificati ha consentito di documentare i segni che la storia ha impresso nelle loro murature; segni che sono stati decodificati facendo ricorso all’archeologia dell’architettura, sulla base delle conoscenze che si hanno sulle tecniche murarie utilizzate in un dato momento storico, sull’organizzazione del cantiere che ha eretto tali murature, sulla maestranze che vi prendevano parte e sulla facilità di reperimento della materia prima, consentendo così di delineare una storia delle ‘evidenze materiali’ dell’edificato. Al suo fianco la storia dell’architettura e quella dell’arte hanno dato il loro fondamentale contributo nel riconoscimento di stilemi formali che consentono di ascrivere un’opera ad un determinato personaggio o scuola, definendo degli ulteriori marcatori temporali.

La Valleriana: dall’architettura al territorio, la formazione di un paesaggio

LAVORATTI, GAIA;
2013

Abstract

Nel 2007, sulla base dell’esperienza maturata sulla città di Pescia – di cui era stato studiato l’impianto urbano ed analizzate alcune delle principali fabbriche – si è costituito in ambito accademico un gruppo di ricerca, pluridisciplinare fin dall’origine, con lo scopo di documentare le fasi di formazione e trasformazione dei dieci insediamenti altomedievali presenti alle spalle del comune-capoluogo ed appartenenti al peculiare ‘organismo territoriale’ della Valleriana, ai più nota come ‘Svizzera Pesciatina’. L’ambizioso progetto ha trovato appoggio, oltre che nelle istituzioni locali (in primo luogo nel Comune di Pescia) anche nelle numerose associazioni presenti sul territorio e nelle fondazioni bancarie della provincia di Pistoia, senza il cui apporto di carattere finanziario la ricerca stessa non avrebbe potuto essere realizzata nei tempi e nei modi con cui è stata condotta fino ad oggi. Lo specifico ambito scientifico di quello che può essere definito come il ‘nucleo’ del gruppo di lavoro, legato alle discipline del rilievo e della rappresentazione dell’architettura e dell’ambiente, ha fatto sì che la base imprescindibile della ricerca fosse il rilevamento accurato degli insediamenti realizzato attraverso le tecniche digitali oggi a disposizione, che consentono una rapidità di presa del dato impensabile solo fino a due decenni fa. La comprensione dei fenomeni evolutivi di ciascuna delle tre ‘castella’ ad oggi esaminate ha comportato l’analisi dei fatti scalarmente più grandi (le dinamiche territoriali legate ai fenomeni di antropizzazione di una determinata area dalla specifica storia geologica e con una propria identità orografica ed idrografica) e di quelli più piccoli (inerenti i tessuti edilizi e le architetture che ne fanno parte) in un continuo rimando tra l’uno e l’altro che non presenta soluzioni di continuità né per ciò che riguarda lo spazio, né per ciò che concerne il tempo. Ed in tal senso è proprio nelle vicende storiche, quelle legate alla storia universale e quelle inerenti gli avvenimenti locali, che sono state ricercate le ragioni delle trasformazioni stesse dei centri demici. Il rilievo degli elementi fisici dei centri fortificati ha consentito di documentare i segni che la storia ha impresso nelle loro murature; segni che sono stati decodificati facendo ricorso all’archeologia dell’architettura, sulla base delle conoscenze che si hanno sulle tecniche murarie utilizzate in un dato momento storico, sull’organizzazione del cantiere che ha eretto tali murature, sulla maestranze che vi prendevano parte e sulla facilità di reperimento della materia prima, consentendo così di delineare una storia delle ‘evidenze materiali’ dell’edificato. Al suo fianco la storia dell’architettura e quella dell’arte hanno dato il loro fondamentale contributo nel riconoscimento di stilemi formali che consentono di ascrivere un’opera ad un determinato personaggio o scuola, definendo degli ulteriori marcatori temporali.
2013
9788862971584
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1895210
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