Le nuove regole non riducono i contratti atipici, ma li rendono più costosi. In una situazione di crisi come l'attuale, è molto probabile che il maggior costo sia pagato solo dai lavoratori stessi. O, peggio, che il loro lavoro sia tagliato Numerosi ed appassionati commenti sono stati scritti nelle ultime settimane sulla riforma del mercato del lavoro. Il tema riveste senza dubbio forte rilevanza economica e sociale e rappresenta una sorta di “cartina di tornasole” delle capacità tecniche ed anche dell’indirizzo politico dell’attuale governo Monti. Un osservatore potrebbe ben rilevare come in estrema sintesi vi sia una idea alla base della riforma, ovvero che alla estensione delle tutele e dei diritti per alcuni debba corrispondere una riduzione delle tutele e dei diritti per altri, presentato come un necessario scambio generazionale; far pagare ai padri per favorire i figli. Non adottiamo però questa linea per la nostra critica, che potrebbe, e secondo alcuni indubbiamente è, una linea più politica che tecnica, benché le due sfere siano difficilmente separabili in economia, ed in particolare in tema di lavoro. Semmai, intendiamo muovere alcune critiche interne alle proposte di riforma. Ci concentriamo qui su un aspetto, quello della riduzione dell’abuso di rapporti di lavoro flessibili ed incentivazione del rapporto subordinato, mentre non affrontiamo altre questioni quali quelle della revisione degli ammortizzatori sociali e della riduzione dei costi di licenziamento individuale.

La non-riforma pagata dai precari

PINI, Paolo
2012

Abstract

Le nuove regole non riducono i contratti atipici, ma li rendono più costosi. In una situazione di crisi come l'attuale, è molto probabile che il maggior costo sia pagato solo dai lavoratori stessi. O, peggio, che il loro lavoro sia tagliato Numerosi ed appassionati commenti sono stati scritti nelle ultime settimane sulla riforma del mercato del lavoro. Il tema riveste senza dubbio forte rilevanza economica e sociale e rappresenta una sorta di “cartina di tornasole” delle capacità tecniche ed anche dell’indirizzo politico dell’attuale governo Monti. Un osservatore potrebbe ben rilevare come in estrema sintesi vi sia una idea alla base della riforma, ovvero che alla estensione delle tutele e dei diritti per alcuni debba corrispondere una riduzione delle tutele e dei diritti per altri, presentato come un necessario scambio generazionale; far pagare ai padri per favorire i figli. Non adottiamo però questa linea per la nostra critica, che potrebbe, e secondo alcuni indubbiamente è, una linea più politica che tecnica, benché le due sfere siano difficilmente separabili in economia, ed in particolare in tema di lavoro. Semmai, intendiamo muovere alcune critiche interne alle proposte di riforma. Ci concentriamo qui su un aspetto, quello della riduzione dell’abuso di rapporti di lavoro flessibili ed incentivazione del rapporto subordinato, mentre non affrontiamo altre questioni quali quelle della revisione degli ammortizzatori sociali e della riduzione dei costi di licenziamento individuale.
2012
Pini, Paolo
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