Lo studio muove dalla considerazione secondo cui, dietro lo schermo della contumacia, il processo penale italiano è riuscito a dissimulare, in corrispondenza dei passaggi cruciali degli ultimi due secoli, la questione di fondo riguardante il significato da riconoscersi alla presenza dell’imputato in giudizio La questione sembra sfuggire ad una limpida classificazione secondo le tradizionali categorie sistematiche del processo accusatorio e dell’opposto paradigma inquisitorio. Se, infatti, il parallelo con il trattamento del contumace servì alla polemica illuminista per esaltare la partecipazione dell’interessato al dibattimento quale aspetto preminente del sistema accusatorio, esso però ha avuto il torto di nascondere il singolare tratto d’unione che, proprio riguardo al tema della presenza fisica dell’imputato, lega tra loro i due tipi di organizzazione processuale. E’ un nodo che lo studio cerca di affrontare, nella consapevolezza della insufficienza di quell’opposizione tra modelli sistematici a cogliere la complessità delle attuali strutture processuali. Si è infatti abituati a sottolineare i pregi del metodo dialettico di formazione della prova, mentre assai più rara è l’analisi sull’insieme di relazioni che la presenza dell’imputato intrattiene con una serie d’altri valori e principi. In quella situazione soggettiva albeggia il diritto alla difesa personale, ma il suo essere cerniera tra interno ed esterno del processo segnala pure il rapporto con la dimensione di vita sociale dell’imputato in quanto uomo e cittadino. Ne derivano commistioni con la sfera dell’autonomia e della libertà personale, sicché sorgono interrogativi sui limiti da opporre alla tentazione di tramutare un fondamentale diritto dell’individuo nell’antitetico stato di soggezione a suo carico per gli scopi istituzionali della giurisdizione. La comparizione personale dell’imputato al processo è dunque presentata come uno dei problemi di più difficile sistemazione entro le coordinate dello Stato di diritto. La monografia ne indaga il significato, con particolare riguardo sia al riconoscimento del diritto alla presenza dell’imputato in giudizio, sia però anche all’eventualità che l’imputato non voglia affatto assistere di persona all’udienza, cercando di chiarire a quali condizioni sia legittimo introdurre obblighi coercibili di presenza al processo. Le coordinate essenziali del fenomeno sono tracciate attraverso una partizione tematica: da un lato, il diritto individuale alla presenza; dall’altro, l’imputato quale destinatario passivo d’una serie di vincoli imposti al fine di provocarne la presenza nel processo. L’opera segue la traiettoria dal punto d’emersione storica considerato più significativo per la nostra esperienza giuridica e politica, assistendo alle vicissitudini di quella coppia di termini – diritto e dovere – attraverso la lunga speculazione dogmatica in materia. L’approdo al quadro di principi della Costituzione repubblicana impone, quindi, di ridefinire il ruolo dell’imputato presente nel nostro sistema processuale, verificando quali valori siano perseguibili attraverso di esso; nonché di confrontarlo con la fisionomia delineata in sede sopranazionale, dove le diverse tradizioni processuali tornano a contatto. Esempi selezionati dal diritto positivo servono infine a comprende quale ruolo tenga l’imputato presente nell’attuale assetto processuale.

L'imputato presente al processo. Una ricostruzione sistematica

NEGRI, Daniele
2012

Abstract

Lo studio muove dalla considerazione secondo cui, dietro lo schermo della contumacia, il processo penale italiano è riuscito a dissimulare, in corrispondenza dei passaggi cruciali degli ultimi due secoli, la questione di fondo riguardante il significato da riconoscersi alla presenza dell’imputato in giudizio La questione sembra sfuggire ad una limpida classificazione secondo le tradizionali categorie sistematiche del processo accusatorio e dell’opposto paradigma inquisitorio. Se, infatti, il parallelo con il trattamento del contumace servì alla polemica illuminista per esaltare la partecipazione dell’interessato al dibattimento quale aspetto preminente del sistema accusatorio, esso però ha avuto il torto di nascondere il singolare tratto d’unione che, proprio riguardo al tema della presenza fisica dell’imputato, lega tra loro i due tipi di organizzazione processuale. E’ un nodo che lo studio cerca di affrontare, nella consapevolezza della insufficienza di quell’opposizione tra modelli sistematici a cogliere la complessità delle attuali strutture processuali. Si è infatti abituati a sottolineare i pregi del metodo dialettico di formazione della prova, mentre assai più rara è l’analisi sull’insieme di relazioni che la presenza dell’imputato intrattiene con una serie d’altri valori e principi. In quella situazione soggettiva albeggia il diritto alla difesa personale, ma il suo essere cerniera tra interno ed esterno del processo segnala pure il rapporto con la dimensione di vita sociale dell’imputato in quanto uomo e cittadino. Ne derivano commistioni con la sfera dell’autonomia e della libertà personale, sicché sorgono interrogativi sui limiti da opporre alla tentazione di tramutare un fondamentale diritto dell’individuo nell’antitetico stato di soggezione a suo carico per gli scopi istituzionali della giurisdizione. La comparizione personale dell’imputato al processo è dunque presentata come uno dei problemi di più difficile sistemazione entro le coordinate dello Stato di diritto. La monografia ne indaga il significato, con particolare riguardo sia al riconoscimento del diritto alla presenza dell’imputato in giudizio, sia però anche all’eventualità che l’imputato non voglia affatto assistere di persona all’udienza, cercando di chiarire a quali condizioni sia legittimo introdurre obblighi coercibili di presenza al processo. Le coordinate essenziali del fenomeno sono tracciate attraverso una partizione tematica: da un lato, il diritto individuale alla presenza; dall’altro, l’imputato quale destinatario passivo d’una serie di vincoli imposti al fine di provocarne la presenza nel processo. L’opera segue la traiettoria dal punto d’emersione storica considerato più significativo per la nostra esperienza giuridica e politica, assistendo alle vicissitudini di quella coppia di termini – diritto e dovere – attraverso la lunga speculazione dogmatica in materia. L’approdo al quadro di principi della Costituzione repubblicana impone, quindi, di ridefinire il ruolo dell’imputato presente nel nostro sistema processuale, verificando quali valori siano perseguibili attraverso di esso; nonché di confrontarlo con la fisionomia delineata in sede sopranazionale, dove le diverse tradizioni processuali tornano a contatto. Esempi selezionati dal diritto positivo servono infine a comprende quale ruolo tenga l’imputato presente nell’attuale assetto processuale.
2012
9788834839225
Processo penale; imputato; presenza personale
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