Confrontarsi oggi sul Restauro con la speranza di essere ascoltati non è impresa di poco conto. Sono molte le problematiche che rendono normalmente “difficile” affrontare questa tematica: • il Restauro architettonico è complesso, articolato e multidisciplinare, diversamente interpretabile a seconda dei punti di vista (enti locali, committenza, soprintendenza, scuole di specializzazione universitarie, professionisti, imprese); • spesso gli addetti ai lavori si rinchiudono in torri d’avorio difese da argomentazioni autoreferenziali, partendo dall’assunto (giustificabile) che ogni restauro è soprattutto un caso a sé stante; • le Soprintendenze, che svolgono un ruolo determinante nell’indirizzare uno stile di progetto e un utilizzo coerente e corretto di procedure esecutive e di materiali vivono il più delle volte la difficoltà di comunicare la disponibilità all’innovazione, impegnate nel controllo, nella tutela e nella responsabilità di conservazione del patrimonio. Per queste e anche per altre motivazioni nella maggioranza dei casi il confronto progettuale e l’aggiornamento sul tema del Restauro sono complessi da realizzare e vengono finalizzati alla presentazione di un importante “caso studio”, oppure alla difficile trasmissione di contenuti disciplinari con taglio scientifico. Le motivazioni si racchiudono fondamentalmente in due classi di fattori: 1 – il fatto che per parlare con proprietà e significato dell’argomento si devono richiedere (oltre a quelle architettoniche e tecnologiche) competenze storiche, artistiche, urbanistiche, ecc.: un quadro conoscitivo di coerenze che definiscono gli scopi e le finalità del progetto ma anche continue verifiche che devono essere messe in atto per confrontarsi con le fonti storiche, i processi di rilievo, analisi e diagnosi del manufatto, le scelte e le modalità di intervento; spiegare tutti i contenuti non è semplice e tralasciarne alcuni spesso significa banalizzare ciò che si sta dicendo (e quindi anche ciò che si presenta come valido); in altre parole il Restauro non è un argomento facilmente divulgabile pur essendo probabilmente uno dei temi più strategici e importanti per l’immagine del nostro Paese e per i caratteri straordinari dei nostri contesti storici; 2 – data la complessità dell’argomento e quindi le diverse sfaccettature che ne compongono la gamma dei contenuti, il Restauro costituisce un ambito più spesso di “disaccordo” che di “accordo” sia nelle metodologie che nei risultati ottenuti e per questo limite o difetto costitutivo è più semplice affrontarlo dal punto di vista di ogni singola “Scuola” di ricerca e filosofia d’approccio, con il risultato di dare per scontato tutta la ricchezza delle implicazioni (anche conflittuali) che ne determinano il fascino e la straordinaria valenza progettuale “a tutto tondo” come probabilmente non è propria di nessun altra disciplina. L’idea è quella di ribaltare in parte l’approccio tradizionale. La motivazione che spinge a proporre una nuova impostazione riguarda l’esigenza di mettere in luce nel confronto il ruolo del progetto contemporaneo, ovvero il ruolo (difficile, conflittuale, dialettico e forse anche polemico) del tema del progetto nella sua totalità. Il progetto agisce nella contemporaneità. Parlare di “progetto contemporaneo sul contesto storico” significa dare spazio al ruolo (molto più ampio e diffuso) del progettista che interpreta e affronta il tema del confronto con il contesto storico e cercare di svilupparlo al meglio. Se è, quindi, importante offrire una risposta progettuale innovativa e riqualificante, allora non si può bloccare il Restauro in un ghetto per specialistici ma aprirlo, rileggendo il ruolo del progetto, ad un universo di relazioni disciplinari e di applicazioni metodologiche più ampie. È un dibattito che passa trasversalmente nelle Soprintendenze, negli Enti di tutela, nelle Università, nelle imprese specializzate, negli studi di progettazione e che spesso non è semplice da focalizzare perché bisogna permettere a tutte le voci di essere rappresentate e di trasmettere il proprio punto di vista. Insomma riuscire a mettere l’accento sul fatto che il punto di vista non è (solo) l’antico ma (anche) il contemporaneo consente di sollecitare più curiosità critica e richiesta di aggiornamento tecnico e professionale.

Un Focus R (Restauro, Recupero, Riqualificazione) per il progetto contemporaneo

BALZANI, Marcello
2011

Abstract

Confrontarsi oggi sul Restauro con la speranza di essere ascoltati non è impresa di poco conto. Sono molte le problematiche che rendono normalmente “difficile” affrontare questa tematica: • il Restauro architettonico è complesso, articolato e multidisciplinare, diversamente interpretabile a seconda dei punti di vista (enti locali, committenza, soprintendenza, scuole di specializzazione universitarie, professionisti, imprese); • spesso gli addetti ai lavori si rinchiudono in torri d’avorio difese da argomentazioni autoreferenziali, partendo dall’assunto (giustificabile) che ogni restauro è soprattutto un caso a sé stante; • le Soprintendenze, che svolgono un ruolo determinante nell’indirizzare uno stile di progetto e un utilizzo coerente e corretto di procedure esecutive e di materiali vivono il più delle volte la difficoltà di comunicare la disponibilità all’innovazione, impegnate nel controllo, nella tutela e nella responsabilità di conservazione del patrimonio. Per queste e anche per altre motivazioni nella maggioranza dei casi il confronto progettuale e l’aggiornamento sul tema del Restauro sono complessi da realizzare e vengono finalizzati alla presentazione di un importante “caso studio”, oppure alla difficile trasmissione di contenuti disciplinari con taglio scientifico. Le motivazioni si racchiudono fondamentalmente in due classi di fattori: 1 – il fatto che per parlare con proprietà e significato dell’argomento si devono richiedere (oltre a quelle architettoniche e tecnologiche) competenze storiche, artistiche, urbanistiche, ecc.: un quadro conoscitivo di coerenze che definiscono gli scopi e le finalità del progetto ma anche continue verifiche che devono essere messe in atto per confrontarsi con le fonti storiche, i processi di rilievo, analisi e diagnosi del manufatto, le scelte e le modalità di intervento; spiegare tutti i contenuti non è semplice e tralasciarne alcuni spesso significa banalizzare ciò che si sta dicendo (e quindi anche ciò che si presenta come valido); in altre parole il Restauro non è un argomento facilmente divulgabile pur essendo probabilmente uno dei temi più strategici e importanti per l’immagine del nostro Paese e per i caratteri straordinari dei nostri contesti storici; 2 – data la complessità dell’argomento e quindi le diverse sfaccettature che ne compongono la gamma dei contenuti, il Restauro costituisce un ambito più spesso di “disaccordo” che di “accordo” sia nelle metodologie che nei risultati ottenuti e per questo limite o difetto costitutivo è più semplice affrontarlo dal punto di vista di ogni singola “Scuola” di ricerca e filosofia d’approccio, con il risultato di dare per scontato tutta la ricchezza delle implicazioni (anche conflittuali) che ne determinano il fascino e la straordinaria valenza progettuale “a tutto tondo” come probabilmente non è propria di nessun altra disciplina. L’idea è quella di ribaltare in parte l’approccio tradizionale. La motivazione che spinge a proporre una nuova impostazione riguarda l’esigenza di mettere in luce nel confronto il ruolo del progetto contemporaneo, ovvero il ruolo (difficile, conflittuale, dialettico e forse anche polemico) del tema del progetto nella sua totalità. Il progetto agisce nella contemporaneità. Parlare di “progetto contemporaneo sul contesto storico” significa dare spazio al ruolo (molto più ampio e diffuso) del progettista che interpreta e affronta il tema del confronto con il contesto storico e cercare di svilupparlo al meglio. Se è, quindi, importante offrire una risposta progettuale innovativa e riqualificante, allora non si può bloccare il Restauro in un ghetto per specialistici ma aprirlo, rileggendo il ruolo del progetto, ad un universo di relazioni disciplinari e di applicazioni metodologiche più ampie. È un dibattito che passa trasversalmente nelle Soprintendenze, negli Enti di tutela, nelle Università, nelle imprese specializzate, negli studi di progettazione e che spesso non è semplice da focalizzare perché bisogna permettere a tutte le voci di essere rappresentate e di trasmettere il proprio punto di vista. Insomma riuscire a mettere l’accento sul fatto che il punto di vista non è (solo) l’antico ma (anche) il contemporaneo consente di sollecitare più curiosità critica e richiesta di aggiornamento tecnico e professionale.
2011
9788857212135
Restauro; Recupero; Riqualificazione; Rilievo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1684137
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