L’articolo propone una discussione attorno al tema della trasformazione delle comunità per minori da luoghi assistenziali e di contenimento a luoghi di accompagnamento alla rielaborazione/riparazione dei vissuti traumatici da parte dei minori accolti attraverso la capacità di questi contesti residenziali di realizzare una terapeuticità ambientale affidata al valore significativo e perturbativo delle relazioni interpersonali con gli adulti/educatori, alla funzione rassicurante e trasformativa delle routine e dei rituali quotidiani e alla funzione di cura delle relazioni assunta dai processi di supervisione e formazione garantiti con regolarità e stabilità alle équipe educative coinvolte. Nello specifico viene argomentata il significato del costrutto di ambiente terapeutico globale che, se non viene adeguatamente sviluppato nelle sue implicazioni teoriche e pratico-operative, rischia di non essere compreso nelle sue istanze decostruttive, dal momento che il fondamento che sostanzia la terapeuticità globale dei contesti comunitari rappresenta quel passaggio concettuale da una dimensione istituzionale, normativa, standardizzata ed affettivamente neutra degli interventi, ad una dimensione centrata su un cultura dell’accoglienza e della relazione. La terapeuticità dell’ambiente di comunità implica che ogni aspetto dell’ambiente socio-relazionale deve essere finalizzato alla determinazione di una realtà prevedibile, condivisa, significativa per ciascun partecipante ed in grado di stimolare processi di riorganizzazione delle conoscenze sociali e intersoggettive cognitivamente ed emotivamente connotate. Un ambiente terapeutico globale deve focalizzare l’attenzione sull’acquisizione da parte dei minori di competenze sociali che si ancorano ad una complessa struttura interattiva in cui regole e routine funzionano come luoghi consolidati della condivisione di significati e di reciproche azioni. Prevedibilità ambientale, familiarità e relazioni significative si configurano perciò come le dimensioni che regolano i processi di apprendimento, così come l’acquisizione di quelle competenze che consentono ai bambini di capire i sentimenti e i comportamenti degli altri, di comprendere il funzionamento delle regole sociali e la soddisfazione dei bisogni emotivi ad esse connessi. Questo richiede alla comunità di farsi garante della stabilità relazionale dell’ambiente, affinché la relazione con l’educatore si caratterizzi come “base sicura”, in grado di promuovere in ogni ragazzo una personale capacità progettuale, incrementando la sua sicurezza nel futuro. In questo senso, accanto agli aspetti di continuità tra il passato sperimentato ed il presente interiorizzato, notevole impor­tanza rivestono gli elementi di modificazione, di rielaborazione e di ripensamento dell'esperienza e della sua portata negativa. Tale atten­zione al cambiamento si traduce nell’azione tesa a ristrutturare i modelli di attaccamento. La comunità è in grado pertanto di svolgere funzione perturbativa solo quando riesce a penetrare nelle storie dei minori ospiti, invertendone completamente il senso e la direzione.

L'accoglienza del bambino fuori famiglia e i contesti di cura di tipo residenziale. Le comunità per minori come ambienti terapeutici globali

BASTIANONI, Paola
2012

Abstract

L’articolo propone una discussione attorno al tema della trasformazione delle comunità per minori da luoghi assistenziali e di contenimento a luoghi di accompagnamento alla rielaborazione/riparazione dei vissuti traumatici da parte dei minori accolti attraverso la capacità di questi contesti residenziali di realizzare una terapeuticità ambientale affidata al valore significativo e perturbativo delle relazioni interpersonali con gli adulti/educatori, alla funzione rassicurante e trasformativa delle routine e dei rituali quotidiani e alla funzione di cura delle relazioni assunta dai processi di supervisione e formazione garantiti con regolarità e stabilità alle équipe educative coinvolte. Nello specifico viene argomentata il significato del costrutto di ambiente terapeutico globale che, se non viene adeguatamente sviluppato nelle sue implicazioni teoriche e pratico-operative, rischia di non essere compreso nelle sue istanze decostruttive, dal momento che il fondamento che sostanzia la terapeuticità globale dei contesti comunitari rappresenta quel passaggio concettuale da una dimensione istituzionale, normativa, standardizzata ed affettivamente neutra degli interventi, ad una dimensione centrata su un cultura dell’accoglienza e della relazione. La terapeuticità dell’ambiente di comunità implica che ogni aspetto dell’ambiente socio-relazionale deve essere finalizzato alla determinazione di una realtà prevedibile, condivisa, significativa per ciascun partecipante ed in grado di stimolare processi di riorganizzazione delle conoscenze sociali e intersoggettive cognitivamente ed emotivamente connotate. Un ambiente terapeutico globale deve focalizzare l’attenzione sull’acquisizione da parte dei minori di competenze sociali che si ancorano ad una complessa struttura interattiva in cui regole e routine funzionano come luoghi consolidati della condivisione di significati e di reciproche azioni. Prevedibilità ambientale, familiarità e relazioni significative si configurano perciò come le dimensioni che regolano i processi di apprendimento, così come l’acquisizione di quelle competenze che consentono ai bambini di capire i sentimenti e i comportamenti degli altri, di comprendere il funzionamento delle regole sociali e la soddisfazione dei bisogni emotivi ad esse connessi. Questo richiede alla comunità di farsi garante della stabilità relazionale dell’ambiente, affinché la relazione con l’educatore si caratterizzi come “base sicura”, in grado di promuovere in ogni ragazzo una personale capacità progettuale, incrementando la sua sicurezza nel futuro. In questo senso, accanto agli aspetti di continuità tra il passato sperimentato ed il presente interiorizzato, notevole impor­tanza rivestono gli elementi di modificazione, di rielaborazione e di ripensamento dell'esperienza e della sua portata negativa. Tale atten­zione al cambiamento si traduce nell’azione tesa a ristrutturare i modelli di attaccamento. La comunità è in grado pertanto di svolgere funzione perturbativa solo quando riesce a penetrare nelle storie dei minori ospiti, invertendone completamente il senso e la direzione.
2012
Alessandro, Taurino; Bastianoni, Paola
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1669879
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