La palese trasformazione in atto nella domanda di aiuto ha richiesto agli operatori e ai servizi nuove categorie di lettura/interpretazione dei bisogni familiari emergenti e nuove procedure di intervento meno invasive, meno autoreferenziali, più discrete e attente a rilevare/valorizzare ciò che funziona nei genitori, vedendoli come soggetti attivi e partecipi e non passivi destinatari di risposte tecniche o ricette preconfezionate. Ciò ha comportato negli operatori e nei servizi più disponibili e più pronti al cambiamento una rinuncia ai tradizionali modelli teorici e tecnici dell’intervento terapeutico/ riabilitativo a favore di un intervento meno teso a controllare, neutralizzare, sostituire e/o contenere e più rivolto all’accompagnamento, al sostegno discreto, all’affiancamento di un genitore/una famiglia/un nucleo allargato nel momento da essi stessi rilevato e vissuto come particolarmente critico, difficile, faticoso; riducendo in tal modo la pervasiva tentazione di considerare i genitori che si rivolgono ai servizi prevalentemente come elementi negativi, ma, al contrario come soggetti con i quali e a partire dai quali creare un “sapere condiviso” su come stare bene con se stessi e con i propri figli aiutandoli a crescere e a realizzarsi secondo le proprie affinità,desideri e capacità. A partire da questi presupposti l’articolo prende in esame le caratteristiche specifiche e le finalità di un nuovo dispositivo di sostegno familiare: l’affiancamento familiare, pensato come un intervento preventivo all’istituzionalizzazione dei figli di famiglie che manifestano criticità nell’esercizio delle funzioni genitoriali e, regolamentato recentemente dalla Regione Emilia Romagna. L’affiancamento/accompagnamento familiare è pensato sostanzialmente come un intervento discreto ma sostanziale, una dimensione protettiva offerta dalla comunità alla famiglia per sostenerla nel fronteggiare un aspetto difficile/critico del proprio percorso di vita; una sorta di impalcatura transitoria (scaffolding) che consente al sistema familiare di non cedere alla crisi in atto ma, al contrario, di resistere, aumentando la propria resilienza come risultato congiunto e interdipendente tra la propria volontà, desiderio, motivazione, azione e il sostegno/ supporto/ sollievo derivato proprio da quell’impalcatura esterna pronta a ridimensionarsi fino a scomparire non appena la famiglia riesca a riprendere la propria autonoma traiettoria. Sotto il profilo tecnico l’affiancamento viene realizzato attraverso la stesura di un Patto Educativo sottoscritto dalle due famiglie, quella disponibile all’affiancamento e quella interessata all’aiuto, che, partire da un’attenta rilevazione effettuata dai tutor dei bisogni espressi da ciascun componente della famiglia da affiancare e dal rispettivo impegno e responsabilità assunti da ciascun per ridurre le difficoltà in atto, mira a definire di volta in volta gli obiettivi specifici dell’intervento perseguibili nel tempo ipotizzato e passibili di raggiungimento attraverso azioni di sostegno ad essi correlate. Il Patto Educativo è il documento che da concretamente il via all’intervento di affiancamento stabilendone obiettivi, durata, nominativo del tutor, regole e metodologie operative ed impegni reciproci tra i contraenti. Viene sottoscritto da entrambe le famiglie coinvolte nell’intervento, dal tutor che ne garantisce l’attuazione e da ogni altro soggetto che partecipa alla realizzazione dell’intervento assumendosi una responsabilità diretta nella sua realizzazione.

Il sostegno alla genitorialità fragile: il progetto di affiancamento familiare

BASTIANONI, Paola
2012

Abstract

La palese trasformazione in atto nella domanda di aiuto ha richiesto agli operatori e ai servizi nuove categorie di lettura/interpretazione dei bisogni familiari emergenti e nuove procedure di intervento meno invasive, meno autoreferenziali, più discrete e attente a rilevare/valorizzare ciò che funziona nei genitori, vedendoli come soggetti attivi e partecipi e non passivi destinatari di risposte tecniche o ricette preconfezionate. Ciò ha comportato negli operatori e nei servizi più disponibili e più pronti al cambiamento una rinuncia ai tradizionali modelli teorici e tecnici dell’intervento terapeutico/ riabilitativo a favore di un intervento meno teso a controllare, neutralizzare, sostituire e/o contenere e più rivolto all’accompagnamento, al sostegno discreto, all’affiancamento di un genitore/una famiglia/un nucleo allargato nel momento da essi stessi rilevato e vissuto come particolarmente critico, difficile, faticoso; riducendo in tal modo la pervasiva tentazione di considerare i genitori che si rivolgono ai servizi prevalentemente come elementi negativi, ma, al contrario come soggetti con i quali e a partire dai quali creare un “sapere condiviso” su come stare bene con se stessi e con i propri figli aiutandoli a crescere e a realizzarsi secondo le proprie affinità,desideri e capacità. A partire da questi presupposti l’articolo prende in esame le caratteristiche specifiche e le finalità di un nuovo dispositivo di sostegno familiare: l’affiancamento familiare, pensato come un intervento preventivo all’istituzionalizzazione dei figli di famiglie che manifestano criticità nell’esercizio delle funzioni genitoriali e, regolamentato recentemente dalla Regione Emilia Romagna. L’affiancamento/accompagnamento familiare è pensato sostanzialmente come un intervento discreto ma sostanziale, una dimensione protettiva offerta dalla comunità alla famiglia per sostenerla nel fronteggiare un aspetto difficile/critico del proprio percorso di vita; una sorta di impalcatura transitoria (scaffolding) che consente al sistema familiare di non cedere alla crisi in atto ma, al contrario, di resistere, aumentando la propria resilienza come risultato congiunto e interdipendente tra la propria volontà, desiderio, motivazione, azione e il sostegno/ supporto/ sollievo derivato proprio da quell’impalcatura esterna pronta a ridimensionarsi fino a scomparire non appena la famiglia riesca a riprendere la propria autonoma traiettoria. Sotto il profilo tecnico l’affiancamento viene realizzato attraverso la stesura di un Patto Educativo sottoscritto dalle due famiglie, quella disponibile all’affiancamento e quella interessata all’aiuto, che, partire da un’attenta rilevazione effettuata dai tutor dei bisogni espressi da ciascun componente della famiglia da affiancare e dal rispettivo impegno e responsabilità assunti da ciascun per ridurre le difficoltà in atto, mira a definire di volta in volta gli obiettivi specifici dell’intervento perseguibili nel tempo ipotizzato e passibili di raggiungimento attraverso azioni di sostegno ad essi correlate. Il Patto Educativo è il documento che da concretamente il via all’intervento di affiancamento stabilendone obiettivi, durata, nominativo del tutor, regole e metodologie operative ed impegni reciproci tra i contraenti. Viene sottoscritto da entrambe le famiglie coinvolte nell’intervento, dal tutor che ne garantisce l’attuazione e da ogni altro soggetto che partecipa alla realizzazione dell’intervento assumendosi una responsabilità diretta nella sua realizzazione.
2012
Bastianoni, Paola
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1669878
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact