Questo capitolo è dedicato alla presentazione del modello integrato di formazione e di supervisione che garantisce il funzionamento nel tempo della comunità per minori come Ambiente terapeutico globale(ATG) monitorando in supervisione il setting esterno (organizzazione quotidiana, attività e interventi rivolti ai minori accolti e ai loro contesti di vita, progetti educativi, obiettivi ed esiti) e in formazione garantendo spazio al riconoscimento e all’elaborazione del setting interno (analisi dei vissuti degli educatori, dei sistemi di alleanze reali e simbolici e dei modelli culturali di intervento interiorizzati) . Partendo dal presupposto che la comunità educativa deve essere considerata come un “ambiente terapeutico globale”- ossia un ambiente in cui la quotidianità/vita quotidiana viene intesa come luogo strutturato nella sua globalità per la realizzazione dell'intervento riparativo e terapeutico (Bettelheim, 1950;Emiliani, Bastianoni, 1992, 1993)- è possibile rilevare che l’adeguatezza di ogni intervento educativo, agito dagli educatori di comunità, può funzionare solo entro un processo di strutturazione di dinamiche relazionali in cui l’accoglienza dell’altro (il minore a rischio) deve passare attraverso il contenimento delle emozioni, la restituzione dei processi emotivo-affettivi in atto, l’ascolto empatico, la corretta analisi della domanda (esplicita ma soprattutto latente/implicita), la costruzione di esperienze protettive che annullino i fattori di rischio personali, l’individuazione di percorsi di intervento pensati sia sull’individualità del soggetto che riceve la cura, sia sulla contingenza della reciprocità relazionale e non sull’applicazione di procedure educative standardizzate. Questi oggetti di lavoro conferiscono una notevole rilevanza al ruolo investito dalla formazione e dalla supervisione nell’analisi, nella restituzione e nella ristrutturazione dei meccanismi alla base delle interazioni/relazioni tra educatori e minori (Bastianoni, Palareti, 2005, Bastianoni, Taurino, 2008) e caratterizzano la peculiarità del setting integrato di formazione e supervisione da noi ideato dove il duplice lavoro di sostegno/contenimento/restituzione degli agiti disfunzionali all’équipe educativa e di monitoraggio/orientamento sui casi consente di integrare i due diversi livelli di lavoro edi intervento sull’èquipe demandando il primo (sostegno/supporto) alla formazione in modo da consentire agli educatori di pervenire alla consapevolezza di quanto il proprio universo interno caratterizzato dai vissuti emotivi soggettivi relativi alla propria esperienza relazionale possa influenzare/guidare/veicolare risposte ed interventi educativi che spesso rimandano ai propri conflitti non risolti piuttosto che alla domanda di aiuto dell’altro. In questo senso l’alleanza di lavoro del formatore con l’équipe educativa attraverso la comprensione e la restituzione dei vissuti degli educatori consente al supervisore di lavorare sui casi con un setting specifico dove gli educatori possano avere energie e motivazioni sufficienti a comprendere i bisogni dei minori, sostenuti dal supervisore nel difficile compito dell’analisi della domanda e dell’individuazione di conseguenti risposte ed interventi educativi mirati e sufficientemente “buoni”.

Il modello di formazione-supervisione integrata come metodologia di intervento clinico.

BASTIANONI, Paola
2009

Abstract

Questo capitolo è dedicato alla presentazione del modello integrato di formazione e di supervisione che garantisce il funzionamento nel tempo della comunità per minori come Ambiente terapeutico globale(ATG) monitorando in supervisione il setting esterno (organizzazione quotidiana, attività e interventi rivolti ai minori accolti e ai loro contesti di vita, progetti educativi, obiettivi ed esiti) e in formazione garantendo spazio al riconoscimento e all’elaborazione del setting interno (analisi dei vissuti degli educatori, dei sistemi di alleanze reali e simbolici e dei modelli culturali di intervento interiorizzati) . Partendo dal presupposto che la comunità educativa deve essere considerata come un “ambiente terapeutico globale”- ossia un ambiente in cui la quotidianità/vita quotidiana viene intesa come luogo strutturato nella sua globalità per la realizzazione dell'intervento riparativo e terapeutico (Bettelheim, 1950;Emiliani, Bastianoni, 1992, 1993)- è possibile rilevare che l’adeguatezza di ogni intervento educativo, agito dagli educatori di comunità, può funzionare solo entro un processo di strutturazione di dinamiche relazionali in cui l’accoglienza dell’altro (il minore a rischio) deve passare attraverso il contenimento delle emozioni, la restituzione dei processi emotivo-affettivi in atto, l’ascolto empatico, la corretta analisi della domanda (esplicita ma soprattutto latente/implicita), la costruzione di esperienze protettive che annullino i fattori di rischio personali, l’individuazione di percorsi di intervento pensati sia sull’individualità del soggetto che riceve la cura, sia sulla contingenza della reciprocità relazionale e non sull’applicazione di procedure educative standardizzate. Questi oggetti di lavoro conferiscono una notevole rilevanza al ruolo investito dalla formazione e dalla supervisione nell’analisi, nella restituzione e nella ristrutturazione dei meccanismi alla base delle interazioni/relazioni tra educatori e minori (Bastianoni, Palareti, 2005, Bastianoni, Taurino, 2008) e caratterizzano la peculiarità del setting integrato di formazione e supervisione da noi ideato dove il duplice lavoro di sostegno/contenimento/restituzione degli agiti disfunzionali all’équipe educativa e di monitoraggio/orientamento sui casi consente di integrare i due diversi livelli di lavoro edi intervento sull’èquipe demandando il primo (sostegno/supporto) alla formazione in modo da consentire agli educatori di pervenire alla consapevolezza di quanto il proprio universo interno caratterizzato dai vissuti emotivi soggettivi relativi alla propria esperienza relazionale possa influenzare/guidare/veicolare risposte ed interventi educativi che spesso rimandano ai propri conflitti non risolti piuttosto che alla domanda di aiuto dell’altro. In questo senso l’alleanza di lavoro del formatore con l’équipe educativa attraverso la comprensione e la restituzione dei vissuti degli educatori consente al supervisore di lavorare sui casi con un setting specifico dove gli educatori possano avere energie e motivazioni sufficienti a comprendere i bisogni dei minori, sostenuti dal supervisore nel difficile compito dell’analisi della domanda e dell’individuazione di conseguenti risposte ed interventi educativi mirati e sufficientemente “buoni”.
2009
9788874665860
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