L’articolo intende mettere in rilievo il contenuto e il fine del “De Gentilium deorum imaginibus” di Ludovico Lazzarelli. Del testo si conoscono, fino ad oggi, cinque esemplari: due completi con miniature (Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. lat. 716-717), uno completo senza immagini (Firenze, Biblioteca nazionale Centrale, Nuovi acquisti 272) e due frammentari (S. Severino, Biblioteca Comunale, 135 e 207 (IV), fasc. 2). Il testo esula dai contemporanei scritti sugli dei in quanto si scostituisce come un promiscuo manuale orfico ed ermetico per richiamare e ‘creare’ attraverso immagini e suoni gli dei. L’uso del termine ‘imagines’ da parte del Lazzarelli trova la sua genesi nei passi di Plotino (IV, 3; IX, 9), nel “De vita coelitus comparanda” di Marsilio Ficino e nel più oscuro “Picatrix”. Le “imagines” del Lazzarelli vanno al di là della semplice descrizione e rappresentazione degli dei in quanto divengono simulacri dell’armonia che governa l’universo. I manoscritti miniati della Vaticana, attribuiti allo stesso Lazzarelli, dimostrano praticamente l’efficace realizzazione di un testo magico ed ibrido che, attraverso l’intreccio del’orfismo e dell’ermetismo, richiama con le ‘forme’ la potenza degli dei. Il testo del Lazzarelli, dunque, è una palese testimonianza della capacità teurgica di poter richiamare e creare i simulacri degli dei. Queste immagini, dunque, perdono il loro carattere statico per divenire, nello scritto del Lazzarelli, l’essenza del divino.

Gli Dei del Lazzarelli

CASTELLI, Patrizia
2009

Abstract

L’articolo intende mettere in rilievo il contenuto e il fine del “De Gentilium deorum imaginibus” di Ludovico Lazzarelli. Del testo si conoscono, fino ad oggi, cinque esemplari: due completi con miniature (Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. lat. 716-717), uno completo senza immagini (Firenze, Biblioteca nazionale Centrale, Nuovi acquisti 272) e due frammentari (S. Severino, Biblioteca Comunale, 135 e 207 (IV), fasc. 2). Il testo esula dai contemporanei scritti sugli dei in quanto si scostituisce come un promiscuo manuale orfico ed ermetico per richiamare e ‘creare’ attraverso immagini e suoni gli dei. L’uso del termine ‘imagines’ da parte del Lazzarelli trova la sua genesi nei passi di Plotino (IV, 3; IX, 9), nel “De vita coelitus comparanda” di Marsilio Ficino e nel più oscuro “Picatrix”. Le “imagines” del Lazzarelli vanno al di là della semplice descrizione e rappresentazione degli dei in quanto divengono simulacri dell’armonia che governa l’universo. I manoscritti miniati della Vaticana, attribuiti allo stesso Lazzarelli, dimostrano praticamente l’efficace realizzazione di un testo magico ed ibrido che, attraverso l’intreccio del’orfismo e dell’ermetismo, richiama con le ‘forme’ la potenza degli dei. Il testo del Lazzarelli, dunque, è una palese testimonianza della capacità teurgica di poter richiamare e creare i simulacri degli dei. Queste immagini, dunque, perdono il loro carattere statico per divenire, nello scritto del Lazzarelli, l’essenza del divino.
2009
Castelli, Patrizia
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