Solo in rari casi oggetto di interventi di emergenza, gli archivi archeologici di età paleolitica e mesolitica condividono, nel loro status, aspetti antitetici. Come elementi negativi rileviamo la bassa visibilità di questo tipo di emergenze, mascherate sotto spesse coltri sedimentarie, o di difficile riconoscimento per le piccole dimensioni e la rarefazione dei manufatti diagnostici, ma anche l’estrema vulnerabilità, che le rende drammaticamente alterabili anche quando sottoposte ad impatti antropici di debole entità. Ad elevarne il potenziale culturale concorrono per contro il contesto geografico, spesso defilato rispetto alle aree sottoposte ad attività antropica intensa, e le particolarità con cui vengono pianificate le ricerche scientifiche, nella maggior parte dei casi programmate e sostenute a lungo termine dagli enti locali. Proprio il forte rapporto con il territorio e con gli enti preposti fornisce il valore aggiunto allo studio, alla tutela e alla gestione in termini turistico-didattici di un patrimonio che, oltre a soffrire una certa marginalità rispetto al ricchissimo panorama culturale delle nostre regioni, richiede percorsi ed energie diversi per la sua fruizione divulgativa. Molti ed estremamente diversi sono i casi che hanno offerto ai nostri gruppi di ricerca la possibilità di accrescere competenze nella collaborazione con istituzioni di diversa natura e a diverso livello per l’implementazione di progetti di ricerca e di valorizzazione del patrimonio. Dagli insediamenti in grotta, ai siti prevalentemente all’aperto nei distretti montani tutelati dalle varie entità giuridiche, la ricostruzione della storia del più antico popolamento delle Alpi orientali italiane si dipana in un singolare, ma percettibile insieme di percorsi, che verranno illustrati attraverso alcuni esempi.

Tra vulnerabilità e valorizzazione. Esperienze attorno al Paleo-mesolitico delle Alpi sud-orientali.

FONTANA, Federica;PERESANI, Marco
2010

Abstract

Solo in rari casi oggetto di interventi di emergenza, gli archivi archeologici di età paleolitica e mesolitica condividono, nel loro status, aspetti antitetici. Come elementi negativi rileviamo la bassa visibilità di questo tipo di emergenze, mascherate sotto spesse coltri sedimentarie, o di difficile riconoscimento per le piccole dimensioni e la rarefazione dei manufatti diagnostici, ma anche l’estrema vulnerabilità, che le rende drammaticamente alterabili anche quando sottoposte ad impatti antropici di debole entità. Ad elevarne il potenziale culturale concorrono per contro il contesto geografico, spesso defilato rispetto alle aree sottoposte ad attività antropica intensa, e le particolarità con cui vengono pianificate le ricerche scientifiche, nella maggior parte dei casi programmate e sostenute a lungo termine dagli enti locali. Proprio il forte rapporto con il territorio e con gli enti preposti fornisce il valore aggiunto allo studio, alla tutela e alla gestione in termini turistico-didattici di un patrimonio che, oltre a soffrire una certa marginalità rispetto al ricchissimo panorama culturale delle nostre regioni, richiede percorsi ed energie diversi per la sua fruizione divulgativa. Molti ed estremamente diversi sono i casi che hanno offerto ai nostri gruppi di ricerca la possibilità di accrescere competenze nella collaborazione con istituzioni di diversa natura e a diverso livello per l’implementazione di progetti di ricerca e di valorizzazione del patrimonio. Dagli insediamenti in grotta, ai siti prevalentemente all’aperto nei distretti montani tutelati dalle varie entità giuridiche, la ricostruzione della storia del più antico popolamento delle Alpi orientali italiane si dipana in un singolare, ma percettibile insieme di percorsi, che verranno illustrati attraverso alcuni esempi.
2010
Preistoria; Visibilità; Vulnerabilità; Valorizzazione; Fruizione
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