L’importanza assunta dalla questione energetica negli ultimi anni, in relazione a spinte di carattere non solo economico ma anche culturale, ha profonde ricadute su tutti i settori produttivi e in generale sulla vita dell’intera popolazione mondiale. In questa situazione, che si può senza dubbio considerare critica, l’industria delle costruzioni ha un ruolo, e una responsabilità, di primaria importanza. La presa di coscienza della gravità del problema che questo settore ha acquisito negli ultimi anni ha portato a un atteggiamento sicuramente più responsabile che all’atto pratico ha dato luogo a nuove concezioni tipologiche e costruttive dell’edificio, alla nascita e all’impiego di nuovi prodotti e materiali, a nuovi sistemi impiantistici a basso consumo e ad alto rendimento per non citare anche i sistemi a captazione di energia da fonti alternative. Una larga componente del settore ha risposto con discreta responsabilità al problema e gli attori della progettazione/costruzione hanno cominciato a proporre interventi caratterizzati da una certa attenzione nei confronti del risparmio energetico, spinti da alcune normative di recente emanazione e soprattutto da un mercato più attento e sensibile alle problematiche ambientali e più esperto e cosciente del ruolo dell’edilizia in questa crisi. E’ probabilmente l’utenza quindi il principale motore del cambiamento di atteggiamento dell’industria edilizia, e non solo di quella, nei confronti dell’energia. Le conferenze internazionali sul clima, gli “allarmi” di alcuni scienziati ma ancor più le “piccole ricadute” sul piano personale come l’interruzione di energia elettrica del 2003 e gli altri successivi black out, la ripetuta presenza di mucillagine nei mari, le domeniche a piedi hanno portato direttamente dentro la vita di ciascuno dei problemi che sembravano, e in effetti sono, di carattere planetario e quindi all’apparenza lontani e incontrollabili, ma che all’improvviso si manifestano praticamente “dentro casa”. Le prime risposte sono giunte da settori industriali più attivi e soprattutto più agili rispetto alla lentezza del settore edile: i produttori di elettrodomestici, l’industria automobilistica hanno percepito immediatamente questa nascente domanda di mercato e l’hanno trasformata subito, come si conviene, in business. Ma anche il settore edilizio è stato investito da questa maggiore coscienza e conoscenza del problema energetico. Coscienza sviluppatasi prima di tutto nella popolazione a causa di ricadute sul piano personale come l’elevata bolletta del riscaldamento, l’accesso al centro storico solo alle automobili di classe Euro 4 o superiore, i limiti imposti alla temperatura indoor, ecc. e che ha spinto alla formazione di una “cultura ambientale” in tutto il settore edile. Questa attuale maggiore attenzione del mercato agli aspetti del risparmio energetico è stata però colta dal settore edilizio con un certo ritardo. La capacità reattiva dell’industria delle costruzioni, che forse “industria” non è vista la dimensione media dell’impresa in Italia e il proliferare di realtà imprenditoriali piccole e piccolissime , non è quella di altri settori realmente industrializzati, e se da una parte la domanda di alloggi rapidamente si è adeguata alle nuove esigenze di risparmio traducendole in una serie di specifiche richieste di prestazione , dall’altra l’impresa edilizia ha continuato a produrre edifici sulla scorta di conoscenze e di tecnologie non più allineate e in grado di rispondere ai nuovi parametri esigenziali. Questo comporterà che, nel prossimo periodo, diverse imprese di costruzioni o società immobiliari si ritroveranno con una serie di edifici invenduti che diventeranno invendibili a causa di inefficienze e inadeguatezze soprattutto dal punto di vista energetico e saranno rifiutati da una domanda che, pur esistendo, si rivolgerà altrove. Queste imprese saranno messe di fronte alla complessa scelta fra svendere al limite anche sottocosto per rientrare dei capitali oppure investire ulteriormente ristrutturando il “nuovo” con il rischio di andare fuori mercato rispetto a costruzioni pensate fin dal principio con criteri energeticamente aggiornati.

Involucro edilizio e aspetti di sostenibilità

ZANNONI, Giovanni;
2010

Abstract

L’importanza assunta dalla questione energetica negli ultimi anni, in relazione a spinte di carattere non solo economico ma anche culturale, ha profonde ricadute su tutti i settori produttivi e in generale sulla vita dell’intera popolazione mondiale. In questa situazione, che si può senza dubbio considerare critica, l’industria delle costruzioni ha un ruolo, e una responsabilità, di primaria importanza. La presa di coscienza della gravità del problema che questo settore ha acquisito negli ultimi anni ha portato a un atteggiamento sicuramente più responsabile che all’atto pratico ha dato luogo a nuove concezioni tipologiche e costruttive dell’edificio, alla nascita e all’impiego di nuovi prodotti e materiali, a nuovi sistemi impiantistici a basso consumo e ad alto rendimento per non citare anche i sistemi a captazione di energia da fonti alternative. Una larga componente del settore ha risposto con discreta responsabilità al problema e gli attori della progettazione/costruzione hanno cominciato a proporre interventi caratterizzati da una certa attenzione nei confronti del risparmio energetico, spinti da alcune normative di recente emanazione e soprattutto da un mercato più attento e sensibile alle problematiche ambientali e più esperto e cosciente del ruolo dell’edilizia in questa crisi. E’ probabilmente l’utenza quindi il principale motore del cambiamento di atteggiamento dell’industria edilizia, e non solo di quella, nei confronti dell’energia. Le conferenze internazionali sul clima, gli “allarmi” di alcuni scienziati ma ancor più le “piccole ricadute” sul piano personale come l’interruzione di energia elettrica del 2003 e gli altri successivi black out, la ripetuta presenza di mucillagine nei mari, le domeniche a piedi hanno portato direttamente dentro la vita di ciascuno dei problemi che sembravano, e in effetti sono, di carattere planetario e quindi all’apparenza lontani e incontrollabili, ma che all’improvviso si manifestano praticamente “dentro casa”. Le prime risposte sono giunte da settori industriali più attivi e soprattutto più agili rispetto alla lentezza del settore edile: i produttori di elettrodomestici, l’industria automobilistica hanno percepito immediatamente questa nascente domanda di mercato e l’hanno trasformata subito, come si conviene, in business. Ma anche il settore edilizio è stato investito da questa maggiore coscienza e conoscenza del problema energetico. Coscienza sviluppatasi prima di tutto nella popolazione a causa di ricadute sul piano personale come l’elevata bolletta del riscaldamento, l’accesso al centro storico solo alle automobili di classe Euro 4 o superiore, i limiti imposti alla temperatura indoor, ecc. e che ha spinto alla formazione di una “cultura ambientale” in tutto il settore edile. Questa attuale maggiore attenzione del mercato agli aspetti del risparmio energetico è stata però colta dal settore edilizio con un certo ritardo. La capacità reattiva dell’industria delle costruzioni, che forse “industria” non è vista la dimensione media dell’impresa in Italia e il proliferare di realtà imprenditoriali piccole e piccolissime , non è quella di altri settori realmente industrializzati, e se da una parte la domanda di alloggi rapidamente si è adeguata alle nuove esigenze di risparmio traducendole in una serie di specifiche richieste di prestazione , dall’altra l’impresa edilizia ha continuato a produrre edifici sulla scorta di conoscenze e di tecnologie non più allineate e in grado di rispondere ai nuovi parametri esigenziali. Questo comporterà che, nel prossimo periodo, diverse imprese di costruzioni o società immobiliari si ritroveranno con una serie di edifici invenduti che diventeranno invendibili a causa di inefficienze e inadeguatezze soprattutto dal punto di vista energetico e saranno rifiutati da una domanda che, pur esistendo, si rivolgerà altrove. Queste imprese saranno messe di fronte alla complessa scelta fra svendere al limite anche sottocosto per rientrare dei capitali oppure investire ulteriormente ristrutturando il “nuovo” con il rischio di andare fuori mercato rispetto a costruzioni pensate fin dal principio con criteri energeticamente aggiornati.
2010
9788856824322
sostenibilità; involucro edilizio; embodied energy
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1436931
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