La traduzione francese delle proprie poesie in italiano da parte di Ungaretti non va disprezzata da un punto di vista propriamente francese: viene privilegiata la lunghezza prosodica tipicamente francese, la traduzione cade, sì, precipita, come è e come deve essere il ritmo naturale della lingua. La traduzione francese non è altro che un momento dell’unico testo (come voleva Guglielmi per ogni variante italiana), che nasce e finisce italiano ma conosce anche una (doppia) vita francese. Costretto com’è dalla lingua francese ad allungare, ossia a legare, Ungaretti capisce dove deve assolutamente, in italiano, tagliare. Le forti riserve di Contini vanno lette positivamente: il francese, non poi così brutto, di Ungaretti permette all’italiano del poeta di essere ancora più bello di prima, quando ancora non aveva parlato in francese.
Su "Ungaretti traduttore di se stesso"
ROBAEY, Jean
2009
Abstract
La traduzione francese delle proprie poesie in italiano da parte di Ungaretti non va disprezzata da un punto di vista propriamente francese: viene privilegiata la lunghezza prosodica tipicamente francese, la traduzione cade, sì, precipita, come è e come deve essere il ritmo naturale della lingua. La traduzione francese non è altro che un momento dell’unico testo (come voleva Guglielmi per ogni variante italiana), che nasce e finisce italiano ma conosce anche una (doppia) vita francese. Costretto com’è dalla lingua francese ad allungare, ossia a legare, Ungaretti capisce dove deve assolutamente, in italiano, tagliare. Le forti riserve di Contini vanno lette positivamente: il francese, non poi così brutto, di Ungaretti permette all’italiano del poeta di essere ancora più bello di prima, quando ancora non aveva parlato in francese.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.