Questo contributo propone una riflessione sul sistema economico regionale dell’Emilia-Romagna che intende superare la sterile contrapposizione tra tesi del declino e tesi della trasformazione. Ciò può essere utile per varie ragioni, non ultima il fatto che questa regione è stata spesso indicata come uno di quei casi importanti che hanno visto coniugare con successo una forte competitività del suo tessuto produttivo con robusti connotati di coesione sociale di medio-lungo periodo. Emerge con nitidezza che il risultato aggregato in sede regionale risulta da due sentieri che appaiono abbastanza divergenti: da un lato i settori industriali, trainati dalla componente estera della domanda, fanno registrare una crescita del valore aggiunto a tassi ben più elevati della media nazionale, con guadagni significativi in termini di occupazione; dall’altro i settori del terziario che frenano la crescita con dinamiche della produttività spesso negative, compensate da una forte intensità occupazionale della crescita. Tre sono i fattori che stanno alla base delle performance superiori dei settori industriali: la dinamica favorevole della produttività del lavoro in presenza di retribuzioni reali pure esse tendenzialmente in crescita, l’intensità innovativa del sistema produttivo attestato da specifiche variabili di input di innovazione tecno-organizzativa, un sistema istituzionale di relazioni di lavoro tra direzione e dipendenti nelle imprese e di regolazione sociale dei conflitti che favorisce il dialogo con il sindacato e la condivisioni di procedure di confronto volte a supportare l’attività innovativa. Le performance modeste dei servizi potrebbero invece soffrire di scarse integrazioni, che transitano per l’adozione e diffusione di innovazioni, con i comparti industriali, di peculiari sofferenze di produttività “tecnologica” (il noto “morbo di Baumol”), di creazione occupazionale di medio-basso livello. Queste componenti di sofferenza potrebbero essere esacerbata da una altra “causa” di tipo macroeconomico che si lega alla crescita sbilanciata: componente estera della domanda verso componente interna enfatizzata dalla stagnazione dei consumi interni, e legata ad una più diseguale distribuzione del reddito e ad una compressione delle retribuzioni e delle quote salariali nei servizi.

Produttività, innovazione e relazioni industriali: fattori di crescita dell’Emilia-Romagna

PINI, Paolo;ANTONIOLI, Davide;MAZZANTI, Massimiliano
2010

Abstract

Questo contributo propone una riflessione sul sistema economico regionale dell’Emilia-Romagna che intende superare la sterile contrapposizione tra tesi del declino e tesi della trasformazione. Ciò può essere utile per varie ragioni, non ultima il fatto che questa regione è stata spesso indicata come uno di quei casi importanti che hanno visto coniugare con successo una forte competitività del suo tessuto produttivo con robusti connotati di coesione sociale di medio-lungo periodo. Emerge con nitidezza che il risultato aggregato in sede regionale risulta da due sentieri che appaiono abbastanza divergenti: da un lato i settori industriali, trainati dalla componente estera della domanda, fanno registrare una crescita del valore aggiunto a tassi ben più elevati della media nazionale, con guadagni significativi in termini di occupazione; dall’altro i settori del terziario che frenano la crescita con dinamiche della produttività spesso negative, compensate da una forte intensità occupazionale della crescita. Tre sono i fattori che stanno alla base delle performance superiori dei settori industriali: la dinamica favorevole della produttività del lavoro in presenza di retribuzioni reali pure esse tendenzialmente in crescita, l’intensità innovativa del sistema produttivo attestato da specifiche variabili di input di innovazione tecno-organizzativa, un sistema istituzionale di relazioni di lavoro tra direzione e dipendenti nelle imprese e di regolazione sociale dei conflitti che favorisce il dialogo con il sindacato e la condivisioni di procedure di confronto volte a supportare l’attività innovativa. Le performance modeste dei servizi potrebbero invece soffrire di scarse integrazioni, che transitano per l’adozione e diffusione di innovazioni, con i comparti industriali, di peculiari sofferenze di produttività “tecnologica” (il noto “morbo di Baumol”), di creazione occupazionale di medio-basso livello. Queste componenti di sofferenza potrebbero essere esacerbata da una altra “causa” di tipo macroeconomico che si lega alla crescita sbilanciata: componente estera della domanda verso componente interna enfatizzata dalla stagnazione dei consumi interni, e legata ad una più diseguale distribuzione del reddito e ad una compressione delle retribuzioni e delle quote salariali nei servizi.
2010
Pini, Paolo; Antonioli, Davide; Annaflavia, Bianchi; Mazzanti, Massimiliano
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