L’esame petrochimico dei pani di ferro rinvenuti nello scavo presso Porta Paola ha consentito di ricostruire il ciclo produttivo metallurgico e di fornire un’interpretazione dei metodi utilizzati per la preparazione e raffinazione delle rocce per l’ottenimento del metallo, attraverso un processo di fusione. L’osservazione dei caratteri strutturali e tessiturali ha permesso il riconoscimento dei principi fisico-chimici che hanno consentito l’estrazione degli ossidi di ferro dai minerali costituenti e la funzione scarificante esercitata dalla matrice silicatica durante il processo di riduzione del ferrao da ossido a ferro metallico. Il ciclo produttivo consisteva nella commercializzazione di materie prime semilavorate che attraverso un processo rudimentale di fusione venivano trasformate in pani metallici vetrosi e/o scoriacei ricchi in ferro ridotto. Le scorie rinvenute nello scavo erano una prima tappa di una pratica metallotecnica più complessa che nelle botteghe artigianali di Ferrara avrebbe consentito l’estrazione del metallo con cui realizzare il manufatto finito. Attualmente, con le moderne tecnologie estrattive, contenuti di ferro nel minerale superiori al 25% sono considerati economicamente sfruttabili. Le concentrazioni minime di ferro delle rocce e la mineralogia delle fasi sfruttabili è definita dal livello tecnologico ed economico della civiltà, dalla possibilità di approvvigionarsi, o dalla necessità di produrre oggetti in tempi rapidi e soprattutto dal suo sviluppo storico-tecnologico. I reperti di Porta Paola presentano nuclei con gradi di arricchimento significativi, fino a circa il 60%, le porzioni più povere costituiscono i gusci a bassa coerenza delle porzioni più esterne dei pani. Nonostante questo, anche alcune porzioni esterne possono presentare arricchimenti significativi, maggiori dei normali contenuti in ferro delle rocce comuni. Nonostante gli arricchimenti riscontrati, indicatori di buona qualità dei minerali utilizzati per le pre-lavorazioni, i caratteri strutturali e tessiturali dei pani e la loro disomogenità composizionale sono indicatori di bassa qualità dovuta alle metodologie rudimentali di pre lavorazione. Tali caratteri possono essere giustificati solo se il loro commercio avveniva in un momento di probabile grossa richiesta di metallo e/o di difficoltà di approvvigionamento in quanto non si spiega in una fase storica così recente l’uso di sistemi di pre-fusione di così bassa qualità. Occorre ricordare che anche se dall’antichità fino a tutto il Medioevo il ferro è stato prodotto attraverso il metodo diretto, erano stati introdotti forni a colatura che consentivano la produzione di materiali prelavorati di ottima qualità, per cui solo esigenze di rapido approvvigionamento possono giustificare i caratteri composizionali, strutturali e tessiturali dei pani di Porta Paola.

Studi petroarcheometrico di pani metallici provenienti dalla scavo di Porta Paola.

MARROCCHINO, Elena;TASSINARI, Renzo;VACCARO, Carmela;VOLPE, Lisa
2008

Abstract

L’esame petrochimico dei pani di ferro rinvenuti nello scavo presso Porta Paola ha consentito di ricostruire il ciclo produttivo metallurgico e di fornire un’interpretazione dei metodi utilizzati per la preparazione e raffinazione delle rocce per l’ottenimento del metallo, attraverso un processo di fusione. L’osservazione dei caratteri strutturali e tessiturali ha permesso il riconoscimento dei principi fisico-chimici che hanno consentito l’estrazione degli ossidi di ferro dai minerali costituenti e la funzione scarificante esercitata dalla matrice silicatica durante il processo di riduzione del ferrao da ossido a ferro metallico. Il ciclo produttivo consisteva nella commercializzazione di materie prime semilavorate che attraverso un processo rudimentale di fusione venivano trasformate in pani metallici vetrosi e/o scoriacei ricchi in ferro ridotto. Le scorie rinvenute nello scavo erano una prima tappa di una pratica metallotecnica più complessa che nelle botteghe artigianali di Ferrara avrebbe consentito l’estrazione del metallo con cui realizzare il manufatto finito. Attualmente, con le moderne tecnologie estrattive, contenuti di ferro nel minerale superiori al 25% sono considerati economicamente sfruttabili. Le concentrazioni minime di ferro delle rocce e la mineralogia delle fasi sfruttabili è definita dal livello tecnologico ed economico della civiltà, dalla possibilità di approvvigionarsi, o dalla necessità di produrre oggetti in tempi rapidi e soprattutto dal suo sviluppo storico-tecnologico. I reperti di Porta Paola presentano nuclei con gradi di arricchimento significativi, fino a circa il 60%, le porzioni più povere costituiscono i gusci a bassa coerenza delle porzioni più esterne dei pani. Nonostante questo, anche alcune porzioni esterne possono presentare arricchimenti significativi, maggiori dei normali contenuti in ferro delle rocce comuni. Nonostante gli arricchimenti riscontrati, indicatori di buona qualità dei minerali utilizzati per le pre-lavorazioni, i caratteri strutturali e tessiturali dei pani e la loro disomogenità composizionale sono indicatori di bassa qualità dovuta alle metodologie rudimentali di pre lavorazione. Tali caratteri possono essere giustificati solo se il loro commercio avveniva in un momento di probabile grossa richiesta di metallo e/o di difficoltà di approvvigionamento in quanto non si spiega in una fase storica così recente l’uso di sistemi di pre-fusione di così bassa qualità. Occorre ricordare che anche se dall’antichità fino a tutto il Medioevo il ferro è stato prodotto attraverso il metodo diretto, erano stati introdotti forni a colatura che consentivano la produzione di materiali prelavorati di ottima qualità, per cui solo esigenze di rapido approvvigionamento possono giustificare i caratteri composizionali, strutturali e tessiturali dei pani di Porta Paola.
2008
9788878490307
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