I piccoli ed i piccolissimi Comuni sono di fronte ad una situazione caratterizzata da un accrescimento delle loro competenze/responsabilità (principio di sussidiarietà), ad un aumento della autonomia finanziaria (ICI, Tarsu, Tariffe, addizionale Irpef, ecc…) e ad una parallela caduta dei trasferimenti dall’amministrazione centrale. Le riforme iniziate con la l. 142/90, se da una parte hanno dato avvio ad un processo di cambiamento culturale all’interno degli Enti Locali79, dall’altra hanno posto notevoli e crescenti pressioni sulla gestione dei servizi pubblici locali. In particolare, l’autonomia finanziaria ha esposto i Comuni con una minore dinamicità economico-sociale al rischio di una sensibile diminuzione delle entrare in relazione ai costi di gestione sostenuti. L’ulteriore rischio è la difficoltà con cui molti piccoli Enti comunali gestiscono o governano l’erogazione dei servizi pubblici locali. D’altronde, i piccoli e piccolissimi Comuni si caratterizzano per un livello quantitativo dell’utenza limitato, sì da far lievitare i costi per servizio erogato, ed un personale non è specializzato in quanto costretto a dividersi tra più servizi e funzioni. Per i dipendenti si riducendo in questo modo la capacità di apprendimento e di aggiornamento, sia tecnico che normativo. La scelta del legislatore italiano è stata quella di perseguire la creazione di accorpamenti tra Comuni a carattere volontario, senza ricorrere, quindi, a forzature legislative. Tale impostazione riconosceva la tradizione storica delle municipalità italiane e del ruolo che esse hanno avuto dall’unità d’Italia ad oggi. Le forme associative tra Comuni rappresentano, in tale senso, un viatico per un recupero dell’efficienza, tramite il raggiungimento di dimensioni di scala economicamente più adeguate, e dell’efficacia, tramite la possibilità di unire risorse e competenze per l’erogazione di servizi comuni. Inoltre, la volontarietà delle scelte lascia spazio alle peculiarità territoriali, siano di carattere economico, sociale o politico, ed alla iniziativa di quegli Enti comunali più virtuosi o più bisognosi di individuare nuove forme di gestione dei servizi pubblici locali. In questo lavoro, dopo una breve descrizione delle diverse tipologie di forme associative previste dal legislatore, se ne approfondiranno gli aspetti salienti e gli effetti sulla gestione e l’organizzazione dei Comuni. Successivamente, nel caso studio, sarà data particolare attenzione ad una forma di gestione associata, quella dell’Unione che rappresenta sempre più la scelta privilegiata, da parte degli amministratori locali.

Il processo di costituzione di una unione di comuni

BRACCI, Enrico;D'ATRI, Antonio
2002

Abstract

I piccoli ed i piccolissimi Comuni sono di fronte ad una situazione caratterizzata da un accrescimento delle loro competenze/responsabilità (principio di sussidiarietà), ad un aumento della autonomia finanziaria (ICI, Tarsu, Tariffe, addizionale Irpef, ecc…) e ad una parallela caduta dei trasferimenti dall’amministrazione centrale. Le riforme iniziate con la l. 142/90, se da una parte hanno dato avvio ad un processo di cambiamento culturale all’interno degli Enti Locali79, dall’altra hanno posto notevoli e crescenti pressioni sulla gestione dei servizi pubblici locali. In particolare, l’autonomia finanziaria ha esposto i Comuni con una minore dinamicità economico-sociale al rischio di una sensibile diminuzione delle entrare in relazione ai costi di gestione sostenuti. L’ulteriore rischio è la difficoltà con cui molti piccoli Enti comunali gestiscono o governano l’erogazione dei servizi pubblici locali. D’altronde, i piccoli e piccolissimi Comuni si caratterizzano per un livello quantitativo dell’utenza limitato, sì da far lievitare i costi per servizio erogato, ed un personale non è specializzato in quanto costretto a dividersi tra più servizi e funzioni. Per i dipendenti si riducendo in questo modo la capacità di apprendimento e di aggiornamento, sia tecnico che normativo. La scelta del legislatore italiano è stata quella di perseguire la creazione di accorpamenti tra Comuni a carattere volontario, senza ricorrere, quindi, a forzature legislative. Tale impostazione riconosceva la tradizione storica delle municipalità italiane e del ruolo che esse hanno avuto dall’unità d’Italia ad oggi. Le forme associative tra Comuni rappresentano, in tale senso, un viatico per un recupero dell’efficienza, tramite il raggiungimento di dimensioni di scala economicamente più adeguate, e dell’efficacia, tramite la possibilità di unire risorse e competenze per l’erogazione di servizi comuni. Inoltre, la volontarietà delle scelte lascia spazio alle peculiarità territoriali, siano di carattere economico, sociale o politico, ed alla iniziativa di quegli Enti comunali più virtuosi o più bisognosi di individuare nuove forme di gestione dei servizi pubblici locali. In questo lavoro, dopo una breve descrizione delle diverse tipologie di forme associative previste dal legislatore, se ne approfondiranno gli aspetti salienti e gli effetti sulla gestione e l’organizzazione dei Comuni. Successivamente, nel caso studio, sarà data particolare attenzione ad una forma di gestione associata, quella dell’Unione che rappresenta sempre più la scelta privilegiata, da parte degli amministratori locali.
2002
Bracci, Enrico; D'Atri, Antonio
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