L’idea di fondo da cui è partita questa indagine sui fuoricorso di una Facoltà umanistica, è che la permanenza protratta di una certa quota di studenti universitari nei vari cicli di studio sia indicativa di esperienze di disagio che si associano ad aspetti più generali della transizione dall’adolescenza all’età adulta per com’è vissuta da chi è impegnato in un percorso formativo (Carugati e Selleri, 1995; Palmonari, 1997, 2001: De Beni, Lis, Sambin e Trentin, 1997). Ciò non esclude tuttavia che essa possa essere anche frutto di altri importanti elementi, ad esempio del modo in cui è avvenuta la scelta iniziale nei termini dei processi valutativi e di presa di decisione attivati (Arcuri, 1999), di eventuali insuccessi in itinere, così come di fattori ostacolanti relativi al rapporto dello/a studente/essa con l’Università o che sono ad essa esterni. Occorre d’altra parte considerare che l’ingresso all’Università pone l’individuo di fronte ad una serie di cambiamenti che possono essere via via vissuti sia come opportunità di crescita personale, sia come momenti di crisi a cui è sollecitato a fornire risposte adeguate in termini di adattamento (Ravenna e colleghi, 2000). Tale evento costituisce il momento di avvio di una importante transizione sociale che introduce modificazioni di rilievo nelle modalità di relazione dell’individuo con l’ambiente e che richiede nuove e più adeguate risposte alle mutate condizioni di esistenza (Ruble e Seidman, 1996; Coulon,1985). L’impatto di questo evento, che è in definitiva un “compito di sviluppo” (Havighurst, 1952; Palmonari, 1997), sul benessere soggettivo non costituisce uno shock esogeno poiché è mediato dalle caratteristiche personali del singolo che orientano la scelta dei percorsi e le modalità con cui le diverse situazioni sono affrontate (Cicognani, 1999). In rapporto a tale quadro teorico, i principali interrogativi che ci siamo posti nel predisporre questa indagine sono stati in modo particolare i seguenti: “Chi sono gli studenti fuoricorso della Facoltà presa in esame?; Come è iniziato e come è proceduto il loro percorso universitario?; Come giudicano la propria esperienza?; Che idee hanno a proposito di ciò che può ostacolare, ma anche favorire, la conclusione del loro ciclo di studi?. E’ stato somministrato un questionario originale composto di quesiti pressoché in formato chiuso a 302 studenti fuoricorso di ordinamenti quadriennali, in prevalenza ragazze (247), non coniugati, con un’età media di 28.5 anni. Gli ambiti oggetto d’indagine sono in modo particolare i seguenti: 1) Iscrizione, frequenza all’Università, rendimento. In questa sezione oltre ad alcune informazioni di sfondo (anno di iscrizione, corso frequentato, eventuali esperienze precedenti in altri corsi di laurea, frequenza alle lezioni nel corso del primo anno e successivamente, media dei voti), si è chiesto di indicare il grado di riflessione che ha preceduto la decisione, l’intensità di alcuni stati d’animo sperimentati al momento dell’iscrizione e il peso che hanno avuto nella scelta nove diversi fattori; 2) Giudizi sull’esperienza universitaria e previsioni circa la conclusione. E’ stato qui indagato il valore attribuito alla formazione universitaria, il grado di soddisfazione circa il proprio percorso, l’intensità del legame affettivo con la propria Facoltà e l’importanza attribuita al terminare l’Università. E’ stato inoltre verificato se gli intervistati fossero interessati al passaggio alla laurea triennale e richiesto una previsione dei tempi entro cui pensavano di concludere il loro corso di studi, nonché una valutazione del grado di realizzabilità di tale previsione e della bontà della scelta iniziale. 3) Elementi che ostacolano e che potrebbero favorire la conclusione del ciclo di studi. Questa sezione ha inteso verificare quanto, ognuno dei 20 fattori personali, interpersonali e situazionali proposti (individuati sulla base di precedenti ricerche - Ravenna et al. 2000), costituisca secondo gli intervistati un ostacolo nel portare a termine gli studi. Per sondare che cosa potrebbe invece aiutare a concludere in tempi ragionevoli l’Università sono presentate 7 affermazioni. Infine, tramite domanda aperta, i soggetti sono stati sollecitati a suggerire, ad ipotetici nuovi studenti, come fare per terminare nei tempi prestabiliti il loro ciclo di studi. I principali risultati della ricerca mostrano che l’allungamento dei tempi di permanenza di questi studenti non è tanto associato ad una scelta iniziale superficiale o a problemi di rendimento (anche se è segnalato un alto tasso di bocciature agli esami), quanto piuttosto ad una caduta della frequenza al termine del primo anno e all’impegno in attività lavorative. Accanto a giudizi positivi sul percorso compiuto compare però un legame affettivo debole con la propria Facoltà. I fattori ostacolanti maggiormente richiamati sono esterni: difficoltà organizzativo-informative nel rapporto con l’Università, problemi di incompatibilità fra lavoro e studio che si diversificano però notevolmente in rapporto alle caratteristiche degli studenti. Questi risultati mettono in luce la necessità, oltre che di future indagini longitudinali su differenti tipi di studenti, di azioni orientative mirate e non episodiche che incentivino la frequenza e gli scambi tra pari e segnalino i rischi di dispersione connessi sia con coinvolgimento in attività lavorative, che con un’inefficace assunzione del ruolo di studente.

Chi sono gli studenti fuori corso e che cosa ostacola la conclusione del loro ciclo di studi?

RAVENNA, Marcella;RONCARATI, Alessandra
2004

Abstract

L’idea di fondo da cui è partita questa indagine sui fuoricorso di una Facoltà umanistica, è che la permanenza protratta di una certa quota di studenti universitari nei vari cicli di studio sia indicativa di esperienze di disagio che si associano ad aspetti più generali della transizione dall’adolescenza all’età adulta per com’è vissuta da chi è impegnato in un percorso formativo (Carugati e Selleri, 1995; Palmonari, 1997, 2001: De Beni, Lis, Sambin e Trentin, 1997). Ciò non esclude tuttavia che essa possa essere anche frutto di altri importanti elementi, ad esempio del modo in cui è avvenuta la scelta iniziale nei termini dei processi valutativi e di presa di decisione attivati (Arcuri, 1999), di eventuali insuccessi in itinere, così come di fattori ostacolanti relativi al rapporto dello/a studente/essa con l’Università o che sono ad essa esterni. Occorre d’altra parte considerare che l’ingresso all’Università pone l’individuo di fronte ad una serie di cambiamenti che possono essere via via vissuti sia come opportunità di crescita personale, sia come momenti di crisi a cui è sollecitato a fornire risposte adeguate in termini di adattamento (Ravenna e colleghi, 2000). Tale evento costituisce il momento di avvio di una importante transizione sociale che introduce modificazioni di rilievo nelle modalità di relazione dell’individuo con l’ambiente e che richiede nuove e più adeguate risposte alle mutate condizioni di esistenza (Ruble e Seidman, 1996; Coulon,1985). L’impatto di questo evento, che è in definitiva un “compito di sviluppo” (Havighurst, 1952; Palmonari, 1997), sul benessere soggettivo non costituisce uno shock esogeno poiché è mediato dalle caratteristiche personali del singolo che orientano la scelta dei percorsi e le modalità con cui le diverse situazioni sono affrontate (Cicognani, 1999). In rapporto a tale quadro teorico, i principali interrogativi che ci siamo posti nel predisporre questa indagine sono stati in modo particolare i seguenti: “Chi sono gli studenti fuoricorso della Facoltà presa in esame?; Come è iniziato e come è proceduto il loro percorso universitario?; Come giudicano la propria esperienza?; Che idee hanno a proposito di ciò che può ostacolare, ma anche favorire, la conclusione del loro ciclo di studi?. E’ stato somministrato un questionario originale composto di quesiti pressoché in formato chiuso a 302 studenti fuoricorso di ordinamenti quadriennali, in prevalenza ragazze (247), non coniugati, con un’età media di 28.5 anni. Gli ambiti oggetto d’indagine sono in modo particolare i seguenti: 1) Iscrizione, frequenza all’Università, rendimento. In questa sezione oltre ad alcune informazioni di sfondo (anno di iscrizione, corso frequentato, eventuali esperienze precedenti in altri corsi di laurea, frequenza alle lezioni nel corso del primo anno e successivamente, media dei voti), si è chiesto di indicare il grado di riflessione che ha preceduto la decisione, l’intensità di alcuni stati d’animo sperimentati al momento dell’iscrizione e il peso che hanno avuto nella scelta nove diversi fattori; 2) Giudizi sull’esperienza universitaria e previsioni circa la conclusione. E’ stato qui indagato il valore attribuito alla formazione universitaria, il grado di soddisfazione circa il proprio percorso, l’intensità del legame affettivo con la propria Facoltà e l’importanza attribuita al terminare l’Università. E’ stato inoltre verificato se gli intervistati fossero interessati al passaggio alla laurea triennale e richiesto una previsione dei tempi entro cui pensavano di concludere il loro corso di studi, nonché una valutazione del grado di realizzabilità di tale previsione e della bontà della scelta iniziale. 3) Elementi che ostacolano e che potrebbero favorire la conclusione del ciclo di studi. Questa sezione ha inteso verificare quanto, ognuno dei 20 fattori personali, interpersonali e situazionali proposti (individuati sulla base di precedenti ricerche - Ravenna et al. 2000), costituisca secondo gli intervistati un ostacolo nel portare a termine gli studi. Per sondare che cosa potrebbe invece aiutare a concludere in tempi ragionevoli l’Università sono presentate 7 affermazioni. Infine, tramite domanda aperta, i soggetti sono stati sollecitati a suggerire, ad ipotetici nuovi studenti, come fare per terminare nei tempi prestabiliti il loro ciclo di studi. I principali risultati della ricerca mostrano che l’allungamento dei tempi di permanenza di questi studenti non è tanto associato ad una scelta iniziale superficiale o a problemi di rendimento (anche se è segnalato un alto tasso di bocciature agli esami), quanto piuttosto ad una caduta della frequenza al termine del primo anno e all’impegno in attività lavorative. Accanto a giudizi positivi sul percorso compiuto compare però un legame affettivo debole con la propria Facoltà. I fattori ostacolanti maggiormente richiamati sono esterni: difficoltà organizzativo-informative nel rapporto con l’Università, problemi di incompatibilità fra lavoro e studio che si diversificano però notevolmente in rapporto alle caratteristiche degli studenti. Questi risultati mettono in luce la necessità, oltre che di future indagini longitudinali su differenti tipi di studenti, di azioni orientative mirate e non episodiche che incentivino la frequenza e gli scambi tra pari e segnalino i rischi di dispersione connessi sia con coinvolgimento in attività lavorative, che con un’inefficace assunzione del ruolo di studente.
2004
studenti universitari; transizione sociale; esperienza di disagio
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