La vasculopatia obliterativa cronica degli arti inferiori è una patologia diffusa, responsabile di un notevole scadimento della qualità di vita dei pazienti. Nelle fasi intermedie di progressione si manifesta con il tipico sintomo della claudicatio intermittens, dolore crampiforme nella sede irrorata dal vaso parzialmente occluso per la discrepanza tra la richiesta di ossigeno da parte dei muscoli coinvolti nella deambulazione e l'apporto ematico possibile. La progressiva evoluzione della patologia provoca una drastica riduzione della capacità di movimento e della tolleranza all’esercizio con conseguente drammatica riduzione del massimo consumo di ossigeno a livelli associati ad elevato rischio di morte per causa cardiovascolare. Non sorprende quindi che l’arteriopatico periferico presenti un rischio cardiovascolare 3 volte superiore rispetto alla popolazione di controllo e una ridotta attesa di vita (in 10 anni il 50% di questi pazienti va incontro a morte prevalentemente per infarto miocardico o ictus) correlata al grado di severità della patologia e dunque alla limitazione funzionale. La riconosciuta efficacia dell’esercizio fisico nel ridurre l’handicap deambulatorio nelle fasi intermedie della patologia ha visto crescere l’interesse per i protocolli riabilitativi nel paziente arteriopatico. Gli attuali programmi sono svolti sotto supervisione presso strutture dove il paziente viene fatto camminare in presenza di dolore per il maggior tempo possibile. Tali programmi, pur efficaci sull’allungamento del tempo di marcia, spesso sono a ridotta compliance, necessitano di supervisione, non sono associati ad importanti modificazioni dello stile di vita e spesso non sviluppano durature modificazioni delle strutture periferiche deputate alla sintesi di ATP e dell’apparato cardiocircolatorio. A questi obiettivi mirano invece i programmi proposti presso il Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara, basati su metodi di valutazione funzionale e su protocolli terapeutico- riabilitativi originali validati scientificamente attualmente proposti in regime di DH all’interno di un servizio interdipartimentale dell'Azienda Ospedale-Universitaria dell'Arcispedale S.Anna di Ferrara. Sulla base della velocità di cammino associata alla comparsa del dolore determinata nel paziente, vengono prescritti programmi individualizzati da svolgere a domicilio alla massima velocità libera da dolore. Tale intensità di esercizio, evitando un precoce innesco del meccanismo anaerobico a carico dei muscoli attivi a ridotta irrorazione, consente un tempo di esercizio sufficientemente prolungato. L’ applicazione di tale metodologia su pazienti di diversa età, livello sociale, grado di patologia, e comorbidità, oltre a far registrare una buona compliance, ha evidenziato significativi miglioramenti della capacità funzionale, inconsuete modificazioni dei valori emodinamici e della efficienza cardiovascolare, positive variazioni dello stile e della qualità di vita.

Claudicatio ed attività fisica

MANFREDINI, Fabio;MALAGONI, Anna Maria
2004

Abstract

La vasculopatia obliterativa cronica degli arti inferiori è una patologia diffusa, responsabile di un notevole scadimento della qualità di vita dei pazienti. Nelle fasi intermedie di progressione si manifesta con il tipico sintomo della claudicatio intermittens, dolore crampiforme nella sede irrorata dal vaso parzialmente occluso per la discrepanza tra la richiesta di ossigeno da parte dei muscoli coinvolti nella deambulazione e l'apporto ematico possibile. La progressiva evoluzione della patologia provoca una drastica riduzione della capacità di movimento e della tolleranza all’esercizio con conseguente drammatica riduzione del massimo consumo di ossigeno a livelli associati ad elevato rischio di morte per causa cardiovascolare. Non sorprende quindi che l’arteriopatico periferico presenti un rischio cardiovascolare 3 volte superiore rispetto alla popolazione di controllo e una ridotta attesa di vita (in 10 anni il 50% di questi pazienti va incontro a morte prevalentemente per infarto miocardico o ictus) correlata al grado di severità della patologia e dunque alla limitazione funzionale. La riconosciuta efficacia dell’esercizio fisico nel ridurre l’handicap deambulatorio nelle fasi intermedie della patologia ha visto crescere l’interesse per i protocolli riabilitativi nel paziente arteriopatico. Gli attuali programmi sono svolti sotto supervisione presso strutture dove il paziente viene fatto camminare in presenza di dolore per il maggior tempo possibile. Tali programmi, pur efficaci sull’allungamento del tempo di marcia, spesso sono a ridotta compliance, necessitano di supervisione, non sono associati ad importanti modificazioni dello stile di vita e spesso non sviluppano durature modificazioni delle strutture periferiche deputate alla sintesi di ATP e dell’apparato cardiocircolatorio. A questi obiettivi mirano invece i programmi proposti presso il Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara, basati su metodi di valutazione funzionale e su protocolli terapeutico- riabilitativi originali validati scientificamente attualmente proposti in regime di DH all’interno di un servizio interdipartimentale dell'Azienda Ospedale-Universitaria dell'Arcispedale S.Anna di Ferrara. Sulla base della velocità di cammino associata alla comparsa del dolore determinata nel paziente, vengono prescritti programmi individualizzati da svolgere a domicilio alla massima velocità libera da dolore. Tale intensità di esercizio, evitando un precoce innesco del meccanismo anaerobico a carico dei muscoli attivi a ridotta irrorazione, consente un tempo di esercizio sufficientemente prolungato. L’ applicazione di tale metodologia su pazienti di diversa età, livello sociale, grado di patologia, e comorbidità, oltre a far registrare una buona compliance, ha evidenziato significativi miglioramenti della capacità funzionale, inconsuete modificazioni dei valori emodinamici e della efficienza cardiovascolare, positive variazioni dello stile e della qualità di vita.
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