L’azione del “contaminare” è l’espressione dell’“artificio consistente nella fusione di elementi di diversa provenienza nella composizione di un'opera letteraria” e nella “… linguistica, incrocio di due forme o costrutti in modo che ne sorga una terza forma o un terzo costrutto:…” : tale azione può quindi rappresentare uno dei possibili modi di elaborazione progettuale di manufatti legati a infrastrutture per la mobilità nelle città e nel paesaggio. “Ibridare” rappresenta d’altra parte l’accentuazione volontaria dell’espressione di questa fusione o incrocio di “elementi provenienti da lingue diverse”, dando luogo a “ibridi”, risultanti “da un’arbitraria giustapposizione o da un incongruo accostamento” . Da una parte, la permanenza di tracciati viabilistici storici dà luogo a palinsesti territoriali, dove è spesso necessario analizzare le diverse fasi di trasformazione per distinguere antichi segni da quelli più recenti, che coesistono in una sorta di stratificazione. A volte questi segni rimangono svincolati dalle logiche di sviluppo degli insediamenti recenti; più spesso su questi antichi tracciati si attestano le aggregazioni lineari o nodali più persistenti, si saldano o si addensano nuovi agglomerati urbani. D’altra parte, le trasformazioni di infrastrutture dismesse o dequalificate – ad esempio argini e sedimi di paleoalvei nei paesaggi fluviali, rilevati ferroviari e ponti stradali nelle aree urbane – sembrano a volte innescare dinamiche modificative più sottili, a cui forse è possibile guardare non solo per leggere la natura di tali trasformazioni, ma anche per definire logiche progettuali, nonché possibili procedure di intervento per la realizzazione di infrastrutture complesse. La lettura e la definizione progettuale di infrastrutture a doppia funzione o polifunzionali – ad esempio la strada-mercato, il ponte abitato o urbanizzato, la strada-parco, l’argine o il rilevato ferroviario trasformato in percorso ciclabile e/o pedonale, la torre per uffici e parcheggi, la stazione ferroviaria come centro commerciale – hanno già dimostrato, nella storia e nel presente, di poter svolgere un ruolo importante nella definizione delle politiche di trasformazione della città e del territorio. Di fronte alla crisi della progettualità monofunzionale delle infrastrutture evidenziata dall’ingegneria dei trasporti, il tentativo di rendere compresenti non solo discipline differenti, ma anche tempi storici diversi e diversi modi d’uso nel progetto infrastrutturale, può contribuire a definire alcune possibili metodologie progettuali, nonché mettere a punto strumenti rappresentativi e procedure realizzative adatte alla complessità delle situazioni contestuali affrontate. La definizione di abachi progettuali, tramite i quali sia possibile prefigurare le relazioni tra le parti che compongono l’infrastruttura, a cui sono associati diversi usi nel tempo, potrebbe dar luogo a serie crono-morfologiche in grado di rivelarsi utili strumenti nel programmare le trasformazioni di infrastrutture dequalificate, nel contesto di studi di fattibilità e dell’elaborazione di linee guida per la progettazione preliminare. Questi abachi potrebbero essere costituiti prevalentemente da sezioni, che rappresentano uno degli strumenti più efficaci per descrivere la compresenza di differenti forme e usi nella stessa infrastruttura. Nel momento in cui costituisce un efficace strumento di lettura di tale compresenza, la sezione rappresenta un’altrettanto utile strumento di definizione progettuale. In tal senso, e alla luce del carattere marcatamente interdisciplinare della progettazione infrastrutturale, il significato del “tenere insieme” espresso dalle azioni di “contaminare” e “ibridare” assume un valore epistemologico oltre che figurativo.

Contaminare, ibridare

MASSARENTE, Alessandro
2002

Abstract

L’azione del “contaminare” è l’espressione dell’“artificio consistente nella fusione di elementi di diversa provenienza nella composizione di un'opera letteraria” e nella “… linguistica, incrocio di due forme o costrutti in modo che ne sorga una terza forma o un terzo costrutto:…” : tale azione può quindi rappresentare uno dei possibili modi di elaborazione progettuale di manufatti legati a infrastrutture per la mobilità nelle città e nel paesaggio. “Ibridare” rappresenta d’altra parte l’accentuazione volontaria dell’espressione di questa fusione o incrocio di “elementi provenienti da lingue diverse”, dando luogo a “ibridi”, risultanti “da un’arbitraria giustapposizione o da un incongruo accostamento” . Da una parte, la permanenza di tracciati viabilistici storici dà luogo a palinsesti territoriali, dove è spesso necessario analizzare le diverse fasi di trasformazione per distinguere antichi segni da quelli più recenti, che coesistono in una sorta di stratificazione. A volte questi segni rimangono svincolati dalle logiche di sviluppo degli insediamenti recenti; più spesso su questi antichi tracciati si attestano le aggregazioni lineari o nodali più persistenti, si saldano o si addensano nuovi agglomerati urbani. D’altra parte, le trasformazioni di infrastrutture dismesse o dequalificate – ad esempio argini e sedimi di paleoalvei nei paesaggi fluviali, rilevati ferroviari e ponti stradali nelle aree urbane – sembrano a volte innescare dinamiche modificative più sottili, a cui forse è possibile guardare non solo per leggere la natura di tali trasformazioni, ma anche per definire logiche progettuali, nonché possibili procedure di intervento per la realizzazione di infrastrutture complesse. La lettura e la definizione progettuale di infrastrutture a doppia funzione o polifunzionali – ad esempio la strada-mercato, il ponte abitato o urbanizzato, la strada-parco, l’argine o il rilevato ferroviario trasformato in percorso ciclabile e/o pedonale, la torre per uffici e parcheggi, la stazione ferroviaria come centro commerciale – hanno già dimostrato, nella storia e nel presente, di poter svolgere un ruolo importante nella definizione delle politiche di trasformazione della città e del territorio. Di fronte alla crisi della progettualità monofunzionale delle infrastrutture evidenziata dall’ingegneria dei trasporti, il tentativo di rendere compresenti non solo discipline differenti, ma anche tempi storici diversi e diversi modi d’uso nel progetto infrastrutturale, può contribuire a definire alcune possibili metodologie progettuali, nonché mettere a punto strumenti rappresentativi e procedure realizzative adatte alla complessità delle situazioni contestuali affrontate. La definizione di abachi progettuali, tramite i quali sia possibile prefigurare le relazioni tra le parti che compongono l’infrastruttura, a cui sono associati diversi usi nel tempo, potrebbe dar luogo a serie crono-morfologiche in grado di rivelarsi utili strumenti nel programmare le trasformazioni di infrastrutture dequalificate, nel contesto di studi di fattibilità e dell’elaborazione di linee guida per la progettazione preliminare. Questi abachi potrebbero essere costituiti prevalentemente da sezioni, che rappresentano uno degli strumenti più efficaci per descrivere la compresenza di differenti forme e usi nella stessa infrastruttura. Nel momento in cui costituisce un efficace strumento di lettura di tale compresenza, la sezione rappresenta un’altrettanto utile strumento di definizione progettuale. In tal senso, e alla luce del carattere marcatamente interdisciplinare della progettazione infrastrutturale, il significato del “tenere insieme” espresso dalle azioni di “contaminare” e “ibridare” assume un valore epistemologico oltre che figurativo.
2002
8831780212
contaminazione; ibridazione; infrastrutture; forme insediative; elementi a doppia funzione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1191464
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