L’adenosina è un nucleoside endogeno costituito da un anello purinico sostituito in N6 da un gruppo amminico primario e in N9 da un anello D-ribosidico; essa e le sue forme fosforilate ATP, ADP e AMP sono presenti in diversi tessuti dei mammiferi dove esplicano una grande varietà di effetti biologici (Figura 1). Questo nucleoside partecipa, come adenosina 5’-monofosfato (AMP), alla costituzione degli acidi nucleici, mentre nella forma 5’-trifosfato (ATP) rappresenta la fonte più rapida di energia cellulare. Oltre a queste ben note funzioni, l’ATP e l’adenosina esercitano potenti effetti extracellulari e influenzano diversi processi fisiologici; tali azioni furono definite, per la prima volta nel 1929 da Drury e Szent-Gyorgyi, come vasodilatanti e bradicardiche. Il gran numero di studi sperimentali che seguirono a queste prime evidenze dimostrarono le attività svolte dai derivati purinici nella regolazione di numerosi processi biologici quali la contrazione della muscolatura liscia, la neurotrasmissione, la secrezione esocrina ed endocrina, la risposta immunitaria, l’infiammazione, l’aggregazione piastrinica e la funzionalità cardiaca. Il riconoscimento dell’esistenza di recettori purinergici avvenne nel 1978, quando Burnstock ne propose la suddivisione in 2 classi, i recettori P1 che hanno come agonista principale l’adenosina, e i recettori P2 che sono attivati preferenzialmente da adenosina 5’-trifosfato (ATP) e adenosina 5’-difosfato (ADP). Questa classificazione in origine era basata su 4 criteri: 1) le potenze relative di ATP, ADP, AMP e adenosina; 2) le azioni selettive degli antagonisti, in particolare le metilxantine, caffeina e teofillina, che bloccano in modo competitivo le azioni esercitate dall’adenosina ma non quelle dell’ATP; 3) la modulazione dell’adenilato ciclasi e il conseguente cambiamento nei livelli di cAMP da parte dell’adenosina, ma non dell’ATP; 4) l’induzione della sintesi di prostaglandine da parte dell’ATP ma non dell’adenosina. Questa prima classificazione venne in seguito avvalorata dalla successiva caratterizzazione dei suddetti recettori in base alle diversità delle strutture molecolari, dei profili farmacologici e dei sistemi effettori.

Farmacologia cellulare e molecolare, sistemi di trasmissione e autacoidi. Trasmissione purinergica

GESSI, Stefania;BOREA, Pier Andrea
2005

Abstract

L’adenosina è un nucleoside endogeno costituito da un anello purinico sostituito in N6 da un gruppo amminico primario e in N9 da un anello D-ribosidico; essa e le sue forme fosforilate ATP, ADP e AMP sono presenti in diversi tessuti dei mammiferi dove esplicano una grande varietà di effetti biologici (Figura 1). Questo nucleoside partecipa, come adenosina 5’-monofosfato (AMP), alla costituzione degli acidi nucleici, mentre nella forma 5’-trifosfato (ATP) rappresenta la fonte più rapida di energia cellulare. Oltre a queste ben note funzioni, l’ATP e l’adenosina esercitano potenti effetti extracellulari e influenzano diversi processi fisiologici; tali azioni furono definite, per la prima volta nel 1929 da Drury e Szent-Gyorgyi, come vasodilatanti e bradicardiche. Il gran numero di studi sperimentali che seguirono a queste prime evidenze dimostrarono le attività svolte dai derivati purinici nella regolazione di numerosi processi biologici quali la contrazione della muscolatura liscia, la neurotrasmissione, la secrezione esocrina ed endocrina, la risposta immunitaria, l’infiammazione, l’aggregazione piastrinica e la funzionalità cardiaca. Il riconoscimento dell’esistenza di recettori purinergici avvenne nel 1978, quando Burnstock ne propose la suddivisione in 2 classi, i recettori P1 che hanno come agonista principale l’adenosina, e i recettori P2 che sono attivati preferenzialmente da adenosina 5’-trifosfato (ATP) e adenosina 5’-difosfato (ADP). Questa classificazione in origine era basata su 4 criteri: 1) le potenze relative di ATP, ADP, AMP e adenosina; 2) le azioni selettive degli antagonisti, in particolare le metilxantine, caffeina e teofillina, che bloccano in modo competitivo le azioni esercitate dall’adenosina ma non quelle dell’ATP; 3) la modulazione dell’adenilato ciclasi e il conseguente cambiamento nei livelli di cAMP da parte dell’adenosina, ma non dell’ATP; 4) l’induzione della sintesi di prostaglandine da parte dell’ATP ma non dell’adenosina. Questa prima classificazione venne in seguito avvalorata dalla successiva caratterizzazione dei suddetti recettori in base alle diversità delle strutture molecolari, dei profili farmacologici e dei sistemi effettori.
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