Giambattista Riccioli dedicò alla caduta dei gravi esperimenti variamente articolati più volte ripetuti nell'arco di tempo che va dal 1634 al 1650, in diversi luoghi di Ferrara e Bologna. Gli esperimenti sono descritti in diversi punti dell' "Almagestum Novum" (1651). A questi sono collegati anche esperimenti sulla determinazione del periodo di oscillazione di un pendolo, utilizzato come strumento di misura del tempo, sfruttando la legge di isocronismo del pendolo e la dipendenza del periodo dalla lunghezza (Galilei, Baliani). Gli esperimenti sulla caduta possono dividersi in tre gruppi: un primo gruppo sulla difformità della caduta, ossia la verifica qualitativa che il moto non è uniforme per i corpi pesanti (Riccioli sostiene ancora la distinzione tra "levitas" e "gravitas"); il secondo gruppo, assai più significativo, sulla verifica della legge galileiana del moto uniformemente accelarato, nella forma della "legge dei numeri dispari" ossia che gli spazi percorsi da un grave in caduta libera in intervalli successivi crescono in proporzione alla successione dei numeri dispari. Riccioli riuscì in questo intento, con l'aiuto di molti collaboratori appartenenti al suo ordine (Compagnia di Gesù), dando anche una buona approssimazione della accelerazione di gravità. Un terzo gruppo di esperimenti era destinato a verificare l'indipendenza della velocità dal peso e la simultaneità della caduta, per corpi di vario materiale e forma: in questo caso la misurazine della velocità si basava essenzialmente sulla intensità della percossa al suolo. Riccioli conclude correttamente che la legge aristotelica della proporzionalità della velocita al peso è falsa, tuttavia l'adesione alla teoria galileiana non è completa, poiché la dipendenza tra velocità e altezza di caduta per Riccioli varia da corpo a corpo a causa della resistenza dell'aria, e Riccioli non ammette l'esistenza del vuoto.

Riccioli e la caduta dei gravi

BORGATO, Maria Teresa
2002

Abstract

Giambattista Riccioli dedicò alla caduta dei gravi esperimenti variamente articolati più volte ripetuti nell'arco di tempo che va dal 1634 al 1650, in diversi luoghi di Ferrara e Bologna. Gli esperimenti sono descritti in diversi punti dell' "Almagestum Novum" (1651). A questi sono collegati anche esperimenti sulla determinazione del periodo di oscillazione di un pendolo, utilizzato come strumento di misura del tempo, sfruttando la legge di isocronismo del pendolo e la dipendenza del periodo dalla lunghezza (Galilei, Baliani). Gli esperimenti sulla caduta possono dividersi in tre gruppi: un primo gruppo sulla difformità della caduta, ossia la verifica qualitativa che il moto non è uniforme per i corpi pesanti (Riccioli sostiene ancora la distinzione tra "levitas" e "gravitas"); il secondo gruppo, assai più significativo, sulla verifica della legge galileiana del moto uniformemente accelarato, nella forma della "legge dei numeri dispari" ossia che gli spazi percorsi da un grave in caduta libera in intervalli successivi crescono in proporzione alla successione dei numeri dispari. Riccioli riuscì in questo intento, con l'aiuto di molti collaboratori appartenenti al suo ordine (Compagnia di Gesù), dando anche una buona approssimazione della accelerazione di gravità. Un terzo gruppo di esperimenti era destinato a verificare l'indipendenza della velocità dal peso e la simultaneità della caduta, per corpi di vario materiale e forma: in questo caso la misurazine della velocità si basava essenzialmente sulla intensità della percossa al suolo. Riccioli conclude correttamente che la legge aristotelica della proporzionalità della velocita al peso è falsa, tuttavia l'adesione alla teoria galileiana non è completa, poiché la dipendenza tra velocità e altezza di caduta per Riccioli varia da corpo a corpo a causa della resistenza dell'aria, e Riccioli non ammette l'esistenza del vuoto.
2002
9788822251060
Riccioli; Galileo; caduta dei gravi; pendolo
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